OBESITA’ INFANTILE: statistiche, soluzioni e miti da sfatare

Si muore di fame, si muore di Mc Donald’s. Ormai il mondo ha preso coscienza della rilevanza del tema obesità inteso come problema sociale e soprattutto sanitario e per questo motivo si cerca di correre ai ripari.L’attenzione degli addetti ai lavori si è focalizzata soprattutto sui più giovani che fra tablet e cheeseburgers rischiano di compromettere la propria salute in maniera permanente, alcune volte per disattenzione dei genitori e degli insegnati.

Anche Michelle Obama ha preso a cuore la questione avviando il progetto “Let’s move”, che ha lo scopo di correggere lo stile di vita dei giovani americani troppo spesso caratterizzato da sedentarietà e cattiva alimentazione.

 E l’Italia? Non sta a guardare, anche perché i bambini italiani non hanno nulla da “invidiare” ai coetanei di oltreoceano.Lo dimostra il progetto OKkio alla Salute, realizzato grazie alla collaborazione fra Ministero della Salute e Ministero dell’Istruzione, che dal 2008 monitora la salute e lo stile di vita dei giovani italiani da 6 ai 17 anni, con particolare attenzione al problema dell’obesità. Proprio ieri sono stati resi noti i dati riguardanti lo stato ponderale e le abitudini di vita dei bambini italiani, raccolti durante il 2014. I risultati sono preoccupanti ma lasciano ben sperare.

 LO STUDIO

La raccolta dei dati prevede la compilazione da parte dei bambini di semplici questionari riguardanti le loro abitudini alimentari. A queste informazioni vanno aggiunti i dati raccolti con appositi questionari dedicati ai genitori e agli insegnati dei bambini.

Questo studio coinvolge più di 45.000 bambini di tutte le regioni di Italia, delineando un quadro generale della salute dei bambini in età scolare.

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I RISULTATI

Per analizzare in maniera completa i risultati di questo lavoro è opportuno confrontare i dati più recenti con quelli degli studi precedenti.

La precedente raccolta dati di OKkio alla Salute ci indicava che nel 2012 il 22,2% dei bambini di 8-9 anni era in sovrappeso mentre il 10,6% risultava francamente obeso. Le percentuali più alte si registravano nelle regioni del sud con picchi in Campania, Puglia e Molise.

I dati riguardanti il 2014 rappresentano sicuramente un passo avanti rispetto al 2012, ma le percentuali rimangono ancora alte: nella fascia 8-9 anni il 20,9% dei bambini risulta in sovrappeso (-1,3%) e il 9,8% obeso (-0,8%).

Nonostante la situazione sia lievemente migliorata dal 2008 ad oggi, è chiaro come i dati sopracitati

debbano farci riflettere, soprattutto se rapportati alla situazione degli altri stati europei.

Infatti, l’Italia, si trova ai vertici delle classifiche europee riguardanti l’obesità infantile e questo appare ancora più grave se pensiamo che il 38% delle madri dei bambini in sovrappeso o obesi non ha consapevolezza dello stato ponderale alterato del proprio bambino.

Questo ci fa comprendere come il tema obesità non sia stato ancora messo a fuoco, soprattutto dalle madri italiane. I comportamenti scorretti si registrano ovviamente al momento dei pasti (soprattutto la colazione) e nella gestione dell’attività fisica del bambino, troppo spesso trascurata o messa in secondo piano. I dati riguardanti la sedentarietà dei bambini nel 2012 vengono infatti riconfermati nel 2014.

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COSA NON VA? COSA POSSIAMO FARE?

Appare chiaro come il comportamento dei genitori italiani nei confronti dei propri figli sia eccessivamente permissivo e spesso distratto quando si parla di alimentazione e stile di vita.

Si care mamme, vostro figlio potrebbe non avere “le ossa grosse”, ma essere in sovrappeso; fa sì parte di una nuova generazione, ma non può e non deve essere autorizzato a passare le giornate davanti ad un computer.

Bisognerebbe “sottrarre” i bambini dalle attenzioni alimentari errate delle nonne, spiegare ai bambini cosa è il cibo e qual è il modo giusto di rapportarvisi, accompagnare i bambini nella propria crescita senza far pesare la bilancia sulle loro spalle ma tenendo sempre d’occhio la loro salute.

Ovviamente non bisogna commettere l’errore inverso, ovvero pretendere che le proprie figlie siano delle piccole Kate Moss, ma insegnare ad accettare il chilo di troppo se questo non compromette il benessere psico-fisico del bambino.

Il Ministero della Salute è attivo con campagne di sensibilizzazione e programmi di prevenzione, tra cui spicca proprio “OKkio alla Salute”, che hanno lo scopo di combattere l’obesità già dalla tenera età prima che con il tempo, questo tipo di alterazione metabolica, diventi progressivamente sempre meno trattabile in età adulta.

Questo tipo di approccio ha sì come scopo la salvaguardia della salute dell’utenza, ma ha anche l’obiettivo di ridurre le spese sanitarie assorbite dalle complicanze strettamente collegate all’obesità (diabete, malattie cardiovascolari ecc…). A questo tipo di patologie è infatti destinato circa il 7% del budget della sanità italiana. E si sa, quando ci sono di mezzo i soldi…

Fonte: Okkio alla salute (report sulla campagna di sensibilizzazione del Ministero della Salute per combattere l’obesità)

 A cura di Vincenzo Petrantoni

1 thought on “OBESITA’ INFANTILE: statistiche, soluzioni e miti da sfatare

  1. Aggiungo uno spunto di riflessione…l’obesità infantile nelle classi di bambini ancora più piccole.
    Pare infatti che i problemi alimentari si fanno vivi fin dai primi mesi di vita, con la dis-educazione e disinformazione alle neo mamme, a cui spesso viene sconsiglia il latte materno in favore di latti artificiali, che non hanno certamente quelle proprietà naturali che permettono una crescita sana.
    Anche la lotta culturale per una preparazione migliore su questo tema ai neogenitori è fondamentale

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