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Naviglio Noyz: “Questa non è rete 4 e faccio il cazzo che voglio” | Indie Italia Mag

Di Salvatore Giannavola

Eclettismo compositivo, vivace spirito critico, sonorità cangianti e una grande attenzione per estetica. Capita di rado di imbattersi in progetti artistici che siano in grado di incarnare con credibilità ciascuno di questi aspetti; fondamentali a nostro avviso per un progetto artistico di tutto rispetto. Capita di rado sì, ma per fortuna, succede. La casella di posta di Indie Italia Mag pullula di richieste, comunicati e ascolti consigliati. A volte, ho l’impressione che oggi si faccia musica per assecondare le richieste di un pubblico specifico ex ante. Il baratro della banalizzazione è dietro l’angolo. Brani in cui non vi è traccia alcuna della tanto agognata “urgenza creativa”, testi che sembrano scritti con Google Keyword Planner, in linea con i trend dei temi di interesse principale del momento. Ma il momento passa e se ne va, la bellezza di piccoli gesti rivoluzionari, quella resta.

INTERVISTANDO I NAVIGLIO NOYZ

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I Naviglio Noyz non sono una band. Sono un collettivo, un mucchio di artisti misti (musicisti, writers, disegnatori, operai, fonici) con le facce bianche che suonano nel nome dell’anarchia musicale e culturale.

Per loro, il top dell’anarchia culturale è incontrarsi, scrivere una canzone, registrarla in casa e postarla su internet, senza compromessi, nè soldi in ballo, nè immagini da difendere, né burocrazia. Incrociare il social blogging alla composizione è possibile? Solo il tempo lo potrà dire.

Il loro stile è profondamente Lo Fi, quindi tutto fatto in casa. Niente musica da camera ma fatta in camera. Inespressivi, perchè non è loro il compito di fare espressioni ma del pubblico che li guarda. I Naviglio Noyz nascono diversi dentro, in un mondo dove è normale trovare gruppi che ne sono l’esatto opposto (tutta immagine ma niente sostanza).

Il loro appello si estende a qualsiasi realtà disposta a far crescere il loro progetto senza offuscarlo o volerlo cambiare. Ci sono ancora tante facce bianche da rivelare perchè ognuno di noi, dietro un viso sorridente o triste, nasconde sicuramente una maschera.

La vostra musica è molto “milianocentrica”. Cosa rappresenta Milano per voi?

Voglio descrivere la Milano che non conosce nessuno, fuori dagli yuppies e dai Panerai, quella Milano popolare più degradata di molti quartieri del Sud.

Un altro aspetto che voglio smentire di Milano è il “grigiume”, cercando di descrivere l’atmosfera naive. Non è una presa di posizione, non è un giudizio ma una testimonianza. Voglio solo esaltare la piccola Milano in cui vivo, cercando di coprire quella grossa e stereotipata che non mi ha mai dato una possibilità.

Il video di “Hater” è un susseguirsi caotico, dissacrante e perfetto di icone dell’era moderna. Qual è stato il criterio di scelta dei soggetti presenti nel montaggio del video del singolo?

Il video di “Hater” è uno spaccato di tutto l’odio e gli oggetti d’odio che si trovano in rete.

Una testimonianza di quanto la customizzazione e la tecnologia abbiano dato spazio a certe rabbie frustrate che fino alla scorsa generazione erano represse. “Questa non è rete 4 e faccio il cazzo che voglio” è riferito a questo gap generazionale. La gente ha smesso di annuire davanti ad una televisione che gli suggeriva sia cosa guardare che cosa comprare e ha cominciato ad essere attiva (nel bene e nel male).

Non siamo su rete 4 in cui c’è Emilio Fede che parla e davanti una persona che annuisce, la cui unica libertà è quella di cambiare canale. Sei in rete, insultare ed essere insultati fa parte del gioco e molti VIP dovrebbero capirlo e sbattersene. Le persone nel video sono semplicemente personaggi pubblici che hanno avuto a che fare con questa libertà.

Nella vostra bio si parla di “anarchia culturale”.  Cosa fa incazzare di più i Naviglio Noyz tanto da definirsi anarchici?

Il perfezionismo. Essere perfezionisti è un grande handicap per chi fa musica. Molti gruppi si paralizzano perchè “non c’è lo studio, non c’è il pubblico, non c’è il produttore” e così, aspettando di avere i mezzi per sviluppare le proprie idee, le perdono.

La nostra anarchia sta nel fatto di fare musica da soli, senza nessuno che ci dica cosa fare e senza paranoie sulla qualità che un homemade può offrire, con il solo scopo di divertirci. Il premio più grande è riuscire ad arrangiarsi per comporre la canzone che vorresti ascoltare da un altro gruppo ma che ancora non esiste.

Per i nostri amici de Milàn…Come vi si può riconoscere in giro per i Navigli?

Siamo quelli che camminano senza scopa nel culo. In mezzo ai milanesi standard ci noteresti subito.

Sul Tubo ci sono diverse tracce che attualmente non si trovano su Spotify. Verranno caricate in futuro?

Su Spotify manca il nostro secondo disco intitolato “Tra il dire e il fare, c’è di mezzo il budget”. Questione di tempo, ci stiamo buttando sul digitale un po’ alla volta per non stufare troppo!

Tre icone trash italiane che vi descrivono al meglio

Sul trash mi trovi impreparato, sono già cintura nera di cazzate senza stimoli esterni.

Suggeriteci 5 esperienze da vivere a Milano in pieno stile Naviglio Noyz!

1) Pita Giros seduti in darsena.
2) Lo stare a casa a fumare canne durante la settimana della moda.
3) Gettare i fumogeni dentro al bar magenta e scappare
4) Andare a San Siro a veder perdere la propria squadra e rischiare di rompersi una caviglia cercando di passare dal 3° al 2° anello
5) Ballare la drum n bass alla montagnetta di San Siro ma solo quando il Leoncavallo fa le serate importanti, così c’è più gusto a non andarci.

Ascolta i Naviglio Noyz su Spotify nella nostra playlist Indie Italia Mag