Coma_Cose – Hype Aura (album) | Recensione

Di Nicolò Granone

Boom! Finalmente è uscito il primo album dei Coma_Cose, duo formato da Fausto Lama e California, che dopo aver tirato fuori alcuni singoli e veri e propri tormentoni come “Anima Lattina”, omaggio a Lucio Battisti, “Post Concerto” e “Pakistan” sono diventati grandi hanno dato alla luce Hype Aura.

Tra rap e cantautorato raccontano la Milano divisa tra aperitivi con vista  sui navigli e le paure di tutti i giorni.

Nelle loro canzoni usano giochi di parole per descrivere piccole storie quotidiane che appartengono, per qualche strano motivo, ad ognuno di noi.

Potremmo quasi definirlo un disco con sonorità vintage che illustra con immagini surrealiste un presente malinconico con il quale però bisogna imparare a convivere.

Insomma la musica e l’amore sono la soluzione perfetta per respirare un po’ di felicità.

L’Hype che c’era prima dell’uscita del disco è stato sicuramente ripagato e sono sicuro che quest’album sarà uno dei migliori dell’anno nel panorama indie italiano.

Dopo questa breve introduzione è il momento di analizzare il tutto brano per brano.

hype aura

GRANATA

L’album si apre con una bomba, anzi con una granata pronta a esplodere per scacciare via le ansie e i brutti pensieri. È un piccolo antidepressivo perfetto per chi ha troppa fantasia e problemi di allegria, dedicato a chi si fa troppe paranoie per la paura di essere diversi  rispetto ad una società che vuole un mondo noioso pieno di persone perfette.

I Coma-Cose sono proprio questo, un gruppo che se ne frega di avere i like facile e di produrre canzoni solo per vendere e piacere al grande pubblico. Il loro stile è inconfondibile, e questa è una Gioia, anche se non è la fermata prima di Centrale.

MANCARSI

Lo dico subito, questa probabilmente è la canzone più bella di tutto il disco. Si può definire come un inno generazionale per i nati nel nuovo millennio. Bisogna fare i soldi come i rapper, fa schifo avere 20 anni ma è bello aver paura. Ragazzi che hanno tutto ma non sanno che farsene, diventati apatici, senza voglia di affezionarsi a nulla e nessuno. In un mondo dove anche l’amore diventa una merce di scambio e tutto ha inevitabilmente una fine.

Dire mi manchi quindi è rimasta la cosa più romantica che si possa fare, perchè vuol dire ricordare e perdonare gli sbagli del passato per poi ritrovarsi sempre nel solito posto.

BEACH BOYS DISTORTI

Una canzone dedicata alla musica dei Beach Boys, forse la prima grande boyband americana. Il rumore delle casse vecchie che gracchiavano ci trasporta in una realtà vintage fatta di pantaloni a zampa d’elefante, vecchi giubbini di jeans e pesanti sterei da portare sulle spalle. Chi ascolterà questa canzone seduto in metro con i suoi belli auricolari Earpods incastrati nelle orecchie probabilmente dirà: “e scusa ma non ho mica capito, a che cosa si è riferito, sarà mica il tuo cantante preferito?”

VIA GOLA

Questo pezzo è quello più legato alle vecchie canzoni, alla Milano in post serata dove si beve birra fino alla mattina e la prima cicca sa di Jugoslavia. Il testo è tagliente, addirittura sembra uscito da una commedie black humor. Le rime per raggiungere il Nirvana serve un overdose di fucile alludono al suicidio di Kurt Cobain o però questo naviglio è meglio della Senna che di sicuro non ci muori in curva  alla morte del pilota brasiliano.

Qui  il duo si riscopre cattivo e cinico, giustificato dal compito di descrivere un delirio notturno fatto di pastiglie e altre cose di cui domani ci si pentirà. C’è la rabbia degli ultimi, una rabbia che non fa rumore e non viene ascoltata dalle istituzioni, la rabbia di chi vive in periferia e lotta ogni giorno per sopravvivere, la rabbia di chi si sente inadeguato, ma così, quasi per abitudine, si deve piacere.

A LAMETTA

La rivoluzione  forse non è iniziata di Sabato, ma sicuramente con i primi singoli pubblicati, Fausto e California hanno stravolto la musica italiana, partendo da  malinconia emo mi lamo (Golgota) e ora a distanza di due anni si interrogano sul lavoro del cantante. Se questa canzone non vi piace non seguite comunque il loro consiglio di dammi una lametta che mi taglio le venerdì e fate skip alla prossima traccia.

S.SEBASTIANO

Leggendo gli spoiler prima dell’uscita del disco questa canzone me la immaginavo la più spensierata e allegra, pensando fosse dedicata alla Spagna o alla sangria  e invece… è triste come Trieste senza la e in mezzo.

È il pezzo più introspettivo dell’album, usato come valvola di sfogo come quella dei braccioli da bambino al mare con riferimenti a Deserto, organizziamo un rave alle colonne e a Anima Lattina, sempre che abbiamo un’anima.

La giusta canzone che farà emozionare i fan più nostalgici  pronti a tirare fuori gli accendini, lasciando per una volta in telefono in tasca.

MARIACHIDI

Adesso ora tutti pronti a ballare, su le mani! Il titolo è l’ennesimo gioco di parole, un pò western per i mariachi, ma anche ambientalista per i mari acidi. Si quando si impegnano sono tremendi. Il testo non rimane molto, però non c’è problema, quando la canteranno nei live sotto al palco partiranno poghi e danze sfrenate, mettendo in pausa il cervello per almeno 3,39 minuti.

SQUALI

California qui si prende completamente la scena, rappando su una strumentale acustica e minimalista, chiedendo quasi personalmente scusa perchè nel mondo esistono cose come l’egoismo o la gelosia. Si accolla la colpa dei nostri peccati, sacrificandosi ad un nemico immaginario per salvarci tutti. Ci fa abbassare la testa e sentire in debito con lei e la citazione del film di Spielberg sul finale non può che essere una chicca.

In fondo siamo pescecani, e anche se a Milano non c’è il mare, noi restiamo squali.

INTRO

Mettere questa canzone con questo titolo alla fine effettivamente è un po’ una paraculata, ma si rivela un’idea vincente. Funziona perché dopo aver ascoltato il disco la paura che c’era all’inizio scompare, ci si sente più forti e si ha sempre più d’amore.

E Comunque vada alla fine saremo solo io e te, con i nostri mostri e sentimenti, quindi non preoccuparti se hai paura.

coma_cose

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