ReiNo | Intervista Indie Italia Mag

Si forma come musicista a Catanzaro e nel 2011 decide di trasferirsi a Milano dove muove i primi passi nell’intricata scena musicale italiana. Dalle sonorità elettroniche a beat derivati da varie influenze, ReiNo si presenta al pubblico con il suo nuovo singolo Django.

Dopo aver pubblicato autonomamente nel 2017 il suo primo album, a metà del 2018 ha pubblicato Cose da fare su YouTube sotto forma di Lyric Video: il suo primo pezzo in italiano. Tra western ed elettronica, Django è un brano ITPOP nato dalle mille influenze di ReiNo. Un brano che racconta tutta l’anima e la voglia di fare musica dell’artista.

INTERVISTANDO REINO

Ciao Giuseppe. Come hai scelto il tuo nome d’arte, ReiNo?

È stato un sogno, non a caso il “No” è in grande. Prima di un live, Matteo Maresi, allora a capo di Rolling Stone Italia, mi fece un tatuaggio sul polso, con scritto “NO”. “Rei” completa il nome. Ho scoperto solo dopo, che significa “regno”. Detto da un suddito poi…

Il tuo singolo, uscito proprio oggi, è Django. È un brano fresco, perfetto per l’estate appena arrivata, con una vena elettronica e dance che ti va venire voglia di ballare. Com’è nato questo brano?

Vivo in uno studio gran parte della giornata, frequentato da decine di musicisti. In uno di questi incontri ho conosciuto Pit Brown, produttore e musicista enorme.
Mi ha fatto ascoltare questa base, su cui ho scritto di getto. Estiva si, ma nata in pieno inverno, con il caldo dentro.

“Schiavi come Django”. Il riferimento all’omonimo film di Tarantino è presto fatto. La tua musica è influenzata anche dal cinema e da altre forme d’arte?

La mia musica è influenzata da ogni vibrazione, in questo caso, si, il riferimento è presto fatto, ma per nessun motivo didascalico, solo per una visione di colori e di vibrazioni.

Quali aspettative hai Django? Hai “paura” del giudizio del tuo pubblico?

Se voi mi conosceste, sapreste che il momento in cui esce Django, è il momento in cui non me ne importa più. A me importa delle canzoni in tutta la loro gestazione, poi, diventano di tutti, da lì in poi, sono figli che prendono la loro strada. Ci sarà sempre qualcuno che li fare vibrare, o che li butterà giù. Ma diventeranno grandi in base alla forza che hanno quando li hai educati.

Uscirà un video di questo tuo ultimo singolo? Cosa ci puoi raccontare?

Uscirà un video, si, che sto girando con un artista speciale, per me.Arco parentela, che ha una visione del mondo così sensibile, da togliere il fiato.

Quali sono i tuoi riferimenti musicali, sia per quanto riguarda il panorama italiano che quello internazionale?

In Italia, non c’è niente più avanti di Lucio Battisti, a mio parere. La sua scrittura mi ha contagiato moltissimo, così come le influenze elettroniche degli album con Panella; La sposa occidentale su tutti.

Nel 2018 hai pubblicato il tuo primo pezzo in italiano, Cose da fare, sotto forma di Lyric Video su YouTube. Perché hai scelto la forma del lyric video per questo brano?

Perché in un momento storico, dove è tutto velocissimo, credo ci si debba fermare sulla scrittura. La nostra contemporaneità ha fatto sì che un beatmaker e un autotune, fanno sembrare che si possa essere tutti artisti. Non è così. La velocità è sintomo di incapacità, la ricerca, fa durare le cose nel tempo.

Domenica 16 giugno ti esibirai al Sula Beach. Come ti senti? Quali sono le sensazioni che provi quando sali sul palco?

Ho preparato un live speciale. 3 musicisti fenomenali, ore e ore di ricerca e di prove, credo che faremo capire quanto bisogna tornare al “suonato”
Apro una parentesi, è inammissibile che si vedano ancora dei “1 maggio”, con un dj e il cantante. Lo posso capire per la gente che va in giro con i locali che pagano 20 euro e una pizza, ma bisogna tornare a imbracciare gli strumenti e far capire che c’è del sudore. Che si faccia elettronica, pop, rap, trap o chissà cosa.

Ti sei trasferito da Catanzaro a Milano. Sarà una domanda dalla risposta scontata, ma tu credi che Milano offra delle buone opportunità ai musicisti?

Io credo che per fare tanto, serva tempo. Ognuno sa dove può ritagliarsi più tempo. Ormai, con internet, siamo nel mondo. Apro la porta della mia sala e sono a Seattle un giorno, a Bangkok, il giorno dopo, a Los Angeles l’altro ancora.

L’estate è il periodo dei festival. C’è un palco, italiano o straniero, sul quale ti piacerebbe esibirti?

Ho suonato per due anni al Miami, mi piace molto.

Progetti per il futuro?

Essere bravo nel potermi arricchire ogni giorno, così da poter dare il mio contributo.

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