Piramide: è alla ricerca della felicità nelle piccole cose

Paolo Previte, in arte Piramide, ha deciso di partire dalla sua Crotone per entrare nella scena musicale italiana con un sound estivo e un testo evocativo  e ricco  di immagini.

Il suo primo singolo è uscito a Giugno, ma in realtà era nato qualche anno fa con una versione inglese, e solo recentemente,  si è deciso di tradurla  e adattarla in italiano.

Quando si immagina la California di Piramide si immagina: il mare, il divertimento, svegliarsi alle 6 di mattina per godersi le luci dell’alba e andare al primo bar per mangiare dei pancakes e bere del caffè. Senza dubbio la perfetta colonna sonora per un viaggio da svolgere in tutta tranquillità.

 Si parla anche di amore: di qualcuno che ti accompagna nella vita e che non ti lascia, che anche quando è lontano si sente al proprio fianco.

La California, che non è uno stato americano, ma uno stato mentale, basta cercarla dentro ciò che far star bene. E’ una festa, che nasce bollente e finisce nel fresco, per far sì che torni tutto come prima, quando si sta bene.

Oggi Piramide vuole affermarsi come un cantautore che vive per la gente, colui che vuole trovare quelle parole che normalmente sono difficili da trovare in un normale dialogo. È qui perché vuole capitalizzare la California che ha avuto nella vita, per farla scoprire o ritrovare agli altri, anche nei momenti più brutti.

INTERVISTANDO PIRAMIDE

Perché hai scelto come nome d’arte Piramide?

La Piramide è una bella forma, equilibrata, precisa, affascinante. Tra le forme geometriche probabilmente è quella che mi piace di più. Tuttavia, il motivo per cui Piramide è venuto da me, è stato attraverso l’Energia Universale, la mia scuola spirituale, in grado di mettere in equilibrio cuore, mente e corpo. Ho preso ispirazione dal loro simbolo perché  l’ho trovato ideale per rappresentare il mio modo di vivere e intrepretare la musica.

Com’è nato questo primo singolo intitolato California?

California nasce dal desiderio di fare qualcosa di estremamente semplice. Era il 2015 e avevo in mente di tirar fuori qualcosa che non fosse troppo articolato, ma che allo stesso tempo fosse bello. Un pomeriggio di Gennaio ho preso l’acustica, con l’intenzione di fare un pezzo aggiungendo solo la voce. Poi nel tempo si è aggiunta la batteria, il basso e le tastiere, finché non si è concretizzata in studio, leggermente diversa rispetto alla versione demo con idee avvicenti e interessanti nate all’improvviso. . Il testo era in inglese, molto simile a questo odierno che definisco quasi tradotto nella prima strofa, mentre la seconda è stata completamente ideata in italiano per la prima volta.

Io di canzoni ne ho scritte tante, ma solo in California ho visto la giusta maturazione per poter essere il mio primo pezzo. L’idea che l’ha portata alla luce è stata in realtà un singolo pensiero. Mi dicevo “io sono felice, sto bene, ho una bella vita, solo che non sono bravo a rendere l’idea usando solo le parole. Ecco perché mi serve fare una canzone per fare capire quanto bella la vita possa essere”.

Nel brano viene raccontata una storia d’amore a lieto fine?

Questo brano è il centro commerciale delle cose belle, perché rievoca quello che ti fa stare bene. Non ci sono cose che piacciono a tutti nello stesso modo, ma c’è il linguaggio universale dello star bene, che può essere una storia d’amore, ma può essere la macchina nuova o una giornata al mare. Il testo di California, dal punto di vista della storia d’amore, non ha una trama. Potrebbe essere inteso come relazione stabile, potrebbe essere rottura, potrebbe anche essere una supplica all’amore platonico.

Non necessariamente le storie d’amore hanno un lieto fine per far del bene, perché dopo aver condiviso qualcosa con una persona e trovarsi a dirle addio, fa male, ma sicuramente ti aiuta e California coglie sempre e solo il lato positivo delle cose.

Il 4 giugno è uscito il video ufficiale di California, dov’è stato girato? 

Roma, interamente Roma. Le riprese, cronologicamente, sono avvenute a Villa Ada, casa mia, nei pressi di Piazza Bologna, l’Help Pub nel quartiere Africano e la stazione treni Nomentana, non lontana dall’ultimo luogo, cioè il ponte delle valli, dove sotto si trova il murales dedicato a Primo Brown, che si vede nell’ultima scena del video.

Con la tua musica dimostri che è ancora possibile essere romantici, ma a quale prezzo?

Io penso che in realtà il romanticismo sia importante nella musica come poche cose al mondo. L’attaccamento ad una persona è una componente importante nella vita di tutti i giorni, per cui non riesco ad immaginarmi un mondo senza canzoni d’amore. California non è un pezzo necessariamente d’amore, dipende dall’interpretazione che le si dà, anche se riconosco che il primo impatto è senz’altro questo. Io non ho pagato alcun prezzo. Anzi, l’avrei pagato se avessi scritto forzatamente un testo diverso. Sono davvero contento per come sia uscita.

Nel testo dici  sento com’è stare bene, quasi come stare bene, quando si ha davvero la consapevolezza di essere felici?

Quando si trova l’equilibrio e si apprezza la vita, per quello che la natura ci ha dato. Nessuno ci conosce meglio di noi stessi, sappiamo esattamente quali sono i nostri ritmi, le nostre abitudini e le nostre passioni. Penso che chiunque riesca ad accettare cosa lo fa stare bene, trovi la felicità. Alla fine sono piccole cose, quasi del tutto insignificanti, che però, vi assicuro, fanno il loro. Già il fatto di essere vivi è una fortuna inestimabile, ma le occasioni di apprezzare la vita sono sempre dietro ogni angolo.

Descrivi la California come  uno stato mentale, basta cercarla dentro ciò che far star bene. E’ una festa, che nasce bollente e finisce nel fresco, per far sì che torni tutto come prima, quando si sta bene. L’Italia che stato mentale potrebbe rappresentare?

L’Italia è tutto il contrario di tutto. A volte l’Italia è California (uno stato mentale, non il paese americano, noi siamo più belli dell’America), a volte invece è talmente confusionaria che ti causa molta rabbia per le occasioni che ti fa sprecare. Penso che all’Italia ormai manchi molto la componente umana, perché se è vero che ogni persona si vuole bene e fa di tutto per potersi migliorare, al livello collettivo, purtroppo è quasi un disastro, c’è molto menefreghismo.

Qual è il tuo sogno nel cassetto, citando il titolo del brano potremmo chiamare  anche American Dream?

Io sogno di poter utilizzare al massimo ogni giorno della mia vita, per me o per altri, non importa. Passo molto tempo a pensare. Alcuni giorni sono completamente vuoti, ma vengono riempiti da grandi pensieri. Un giorno in cui non hai fatto niente in realtà non esiste. Ora, che ho finito gli esami, mi dedicherò alla musica. Quando ci sarà il bisogno di dedicarmi ai miei, alla mia ragazza, ad eventuali figli o a gente che ha bisogno di aiuto, io sarò presente. Se dovessi trovare un sogno materiale, sarebbe quello di avere un’attività tanto stabile e remunerativa, da poter aprire un’etichetta discografica in economia, senza scopo di lucro, per produrre e pubblicizzare ragazzi che non potrebbero permettersi di fare quello che ho fatto io, quando ho registrato in studio.

Ascolta Piramide nella playlist Spotify di Indie Italia Mag

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