Modulaar: la creatività è una cosa seria | Intervista

Modulaar è un progetto nato nel 2016 tra  Milano e Como. Sotto le maschere si nascondono i volti di Simone, Alessandro e Marco, trio di produttori italiani.

Il loro sound si focalizza sui sintetizzatori analogici, le linee melodiche e nuovi suoni, fondendo insieme musica dance e future-retro sound.

Il primo singolo dal titolo Island In the Sky e stato prodotto e pubblicato nell’estate del 2018 da Find Your Soul di Dubai, con distribuzione Universal. A Gennaio del 2018 è stato pubblicato e distribuito il secondo singolo Back to the 90’s dall’italiana Altrove Music e successivamente hanno preso vita altri brani e remix vari, tra cui collaborazioni internazionali.

Oggi è uscito Mulanje, il nuovo lavoro di Modulaar, reso possibile grazie alla collaborazione con la londinese Pins and Needles.

Mulanje è il nome della caratteristica montagna a forma di elefante presente in Malawi che, nell’ immaginario di Modulaar, rappresenta la raffigurazione ideale del mondo leggendario a cui il trio si ispira. La montagna, conosciuta anche con il nome di Island in the Sky, titolo del primo singolo, è permeata di leggende e tradizioni folcloristiche che si perdono nella notte dei tempi. Nelle sue foreste nebbiose scorre il fiume Ruo che accompagna idealmente il brano Animals.

I suoni e i testi di Modulaar si intrecciano in un sound futuristico, dove le immagini prelevate dal folclore e il suono avvolgente dei sintetizzatori analogici sono scandite dai bit delle drum machines. La storia che scorre attraverso i testi dei cinque brani che formano Mulanje crea un concept album, proiettando l’ascoltatore in un mondo immaginario abitato da animali fantastici, ruscelli incantati, figure geometriche e personaggi arcaici. Queste immagini visionarie, contestualizzate nel mondo reale, lasciano scaturire spunti di riflessione legati a tematiche moderne quali l’instabilità e la fragilità dell’uomo contemporaneo e metropolitano.

Questa è la tracklist:

  • Animals ( nuovo video ufficiale qui sotto)

  • The Temple

  • The Alchemist

  • Welcome to the Flow

  • Magical rain

INTERVISTANDO MODULAAR

Ci potete raccontare la nascita di questo progetto e la scelta del nome Modulaar?

Siamo tre musicisti provenienti da realtà musicali differenti, dal punk al metal, passando dall’indie alla musica classica. Ci conosciamo da anni avendo spesso condiviso gli stessi palchi ma, ad un certo punto della nostra storia musicale, abbiamo sentito la necessità di fondere le esperienze pregresse e di farle confluire in nuovo progetto, a favore di un sound elettronico di vaga ispirazione nord europea, contaminato da numerosi stili musicali differenti.

Il termine modulare, da cui deriva Modulaar, ci descrive completamente . Similmente al mondo architettonico siamo tre producers distinti ma con gusti musicali simili e, combinati insieme, formiamo una singola entità musicale. Ci piace tramutare di volta in volta la nostra forma musicale senza minare però la vera sostanza del progetto. Lavorando in questo modo siamo aperti a tutte le sonorità e a tutti gli stili musicali, senza precludere la possibilità di collaborazioni con progetti provenienti dai più disparati stili.  Odiamo gli schemi perché sono limiti auto-imposti.

Qual è il Welcome to the Flow che riceve un lettore di Indie Italia Mag ascoltando per la prima volta i vostri pezzi?

È una domanda che vorremmo porre noi a chi ci ascolta. Ci piacerebbe che si percepisca la punk attitude innanzitutto e che l’ascoltatore e possa affacciarsi, ad un primo ascolto, nel nostro mondo musicale fatto di colori, animali fantastici, ambientazioni futuristiche, figure ancestrali e archetipiche. Ambientazioni tribal-futuristiche e ovviamente tanti sintetizzatori.

Con che animali vi identificate di più e perché?

La figura animale è per noi pura introspezione. Simbolicamente acquisisce un senso più ambientalista e rappresenta una presa di posizione contro la crescita smisurata dello sfruttamento ambientale e della figurazione dell’uomo inteso come invasore di un mondo altrimenti perfetto.

La volpe ci rappresenta per la discrezione, la libertà e per la selvaticità. Il koala per la fragilità, la tenerezza ma anche la perseveranza. Il pinguino per la tenacia, la tempra data dalla freddezza del mondo in cui vive.

modulaar

Nella nostra società c’è troppa omologazione?

Sì, sicuramente le maschere che indossiamo nei live sono un veicolo per un viaggio introspettivo, ma anche un segnale di rifiuto delle mode estetiche e stilistiche che spesso vengono imposte dal business musicale. L’omologazione porta alla perdita dell’individualità. La vera ricchezza, a livello musicale, scaturisce dalla novità, dall’audacia e dalla contaminazione, dalle differenze. L’imitazione e’ sinonimo di mancanza di idee proprie e di grigiore, di noia, in tutti gli ambiti. Se ti piace imitare, lascia stare la creatività, che è una cosa seria.

Avete collaborato con realtà internazionali: il nuovo album Mulanje è stato mixato a Londra, mentre per il singolo Island In The Sky siete andati a Dubai.  Perdonate la provocazione, ma pensate che in Italia il vostro genere sia un po’ trascurato?

Nonostante tutti i feedback positivi ricevuti sul territorio nazionale, le risposte migliori provengono dall’estero, e non dipende da noi. Di sicuro In Italia puoi rischiare di vivere di musica solo se canti in Italiano, fai trap o ti omologhi a scrivere canzoni indie, che spesso purtroppo non sono altro che brani pop fatti male. Questo pero’  non significa che non ci siano decine di progetti ispirati e degni di nota anche in Italia. A prescindere dal genere.

Cosa vi manca di più degli anni 90’?

L’attitudine punk, la spontaneità nell’esprimersi artisticamente senza pensare a cosa convenisse fare, il rispetto che c’era per l’artista che portava inediti anziché tributi, la ribellione musicale come attivismo sociale e quindi il fatto che la musica fosse considerata una cosa seria.
La voglia dei giovani di riscattarsi, di condividere situazioni reali e non virtuali, di esprimersi liberamente senza scadere nella volgarità spiattellata in faccia per conquistare pateticamente un pubblico di pre-adolescenti.

La musica di oggi spesso ci appare triste. In quegli anni si percepiva un fervore positivo, un flow che portava verso l’alto, non verso il basso e la depressione.

Vi piacerebbe produrre qualche base Trap? Se la risposta è si avete un artista al quale vi sentite più affini?

No. Non ci piacerebbe. O magari si.

Ci si potrebbe pensare ma al momento non abbiamo un artista che sentiamo affine in questo genere.

ASCOLTA MODULAAR NELLA PLAYLIST DI INDIE INDIE ITALIA MAG