La vigilia di Natale | Indie Tales

Forse è vero che il Natale, vuoi o non vuoi, porta a pensare in un modo diverso dal resto dell’anno. Tralasciando i soliti cliché siamo tutti più buoni e a Natale puoi, che ci danno il coraggio di dichiararci alla persona amata o a mangiare più del dovuto, il Natale ci induce a riflettere.

Tutto sommato mi ritengo un uomo fortunato – pardon – realizzato. Ho una moglie, due figli, un cane e una casa intestata. Ho un lavoro che non ci fa mancare niente.

Eppure il 24 dicembre, mentre osservo Daniela spennellare torte rustiche e il cane fare l’ennesima pisciata sul Corriere, qualcosa si muove in me e non è il pandoro.

In questi momenti in cui gesti quotidiani appaiono magici e tutto emana calore, non posso fare a meno di chiedermi dove sarei adesso se avessi fatto scelte diverse.

In fondo a me è sempre piaciuto il mare. Da ragazzo non avevo grandi ambizioni di carriera, ma sapevo che avrei comprato una casa al mare un giorno.

Se in città devi aspettare il 25 dicembre per un po’ di meraviglia, sulla costa c’è sempre un’aria incantata, di vacanza, di sospensione.

Io e Daniela fuggivamo all’Argentario ogni volta che potevamo, soprattutto in inverno. Era così libera, Daniela.

Anche ora è stupenda, una donna bella ma che sa di città. Le mani fresche di manicure intente a infornare, il filo di perle che le avvolge il collo pallido.

È come se negli anni avesse cambiato colorito. È sempre abbronzata nei miei ricordi, ora invece ha la pelle bianca i capelli sempre raccolti in un perfetto chignon.

Assomiglia a quelle donne che temevo da bambino, alle amiche di mia madre.

Mi alzo dal divano per andare in bagno e penso che vorrei scappare, andare via per qualche giorno, passare il Natale in compagnia di pescatori.

Forse potrei organizzare un Natale alternativo per il prossimo anno, magari in Portogallo. Ma non è nella mia natura, mi conosco. A me piace pensare, fantasticare cose che so che non si avvereranno mai. Oppure ricordare il passato in un modo migliore di come è effettivamente stato.

Suonano il campanello apri tu? E penso ok, forse questo è davvero un buon momento per fuggire.

E invece Monica cara – quanto sei cresciuto! e non possiamo aspettare Natale ogni volta escono dalla mia bocca e accolgono gli ospiti senza che neanche me ne renda conto.

Che poi il cenone della Vigilia è tutto a base di pesce, neanche a farlo a posta. Certo, non è come mangiare il crudo in riva al mare. Ogni anno lo stesso menu: tartine, farfalle al salmone e polpette di baccalà, masticati rigorosamente a bocca aperta dai parenti serpenti che mi circondano.

Al momento dei regali guardo l’orologio e sbuffando mi alzo per andare in bagno.

“Dove pensi di andare?” Daniela mi prende da dietro per la camicia.

“In bagno”

“Mmmh” fa una smorfia “Non ti sognare di andare a letto”

“Ma ti pare, al momento dei regali”

È troppo immersa nello spirito della Vigilia per accorgersi del mio sarcasmo.

Entro, abbasso la tavoletta, mi siedo e affondo il viso tra le mani. Resto così qualche secondo. Tiro lo sciacquone e torno di là. Ogni volta è così, dopo cena sento l’impellente bisogno di isolarmi un momento prima di assistere all’orda di bambini urlanti, impazienti di spacchettare.

Il riflesso sullo specchio del corridoio cattura la mia attenzione prima di tornare in salone. Mi fermo a scrutarmi e dico a me stesso che dopo le feste dovrò mettermi necessariamente a dieta, quando mia figlia Marta, 7 anni, mi prende la mano.

“Sei strano papi, vieni di là?”

“Perché strano, tesoro?”

“Giochi sempre a nascondino a Natale”

“Hai ragione amore” la prendo in braccio

“Perché non mi chiedi mai di giocare con te?”

“Come no? Mi hai trovato, hai visto?”

Mi abbraccia e mi dà uno schioccante bacio sulla barba, riempendola di zucchero a velo. Ride.

“Ora sei Babbo Natale”

“Oh oh oh! Ti va di andare al mare il prossimo Natale?”

“Siiii!”

La rimetto a terra e corre di là a dirlo alla madre, che mi sorride.

L’istinto di fuggire sembra essersi preso una pausa e una parte di me pensa che in fondo, a volte, basta trasformare i pensieri in parole per smettere di tormentarsi.

O semplicemente la magia del Natale.

Racconto liberamente ispirato al brano “La Vigilia di Natale” di Brunori Sas