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rovere: Restare piccoli con la testa dei grandi | Intervista

Visto il periodo che stiamo vivendo è facile iniziare l’intervista ai rovere citando un pezzo di everest:

Io mi annoio a star qui sul divano, anche se non t’importa tanto. Partiremo una sera d’Aprile con i pensieri sulla schiena.

In questi giorni però la band bolognese ha un motivo per festeggiare. Un anno fa infatti usciva disponibile anche in mogano, il loro album d’esordio seguito poi dall’ep ultima stagione cantato anche durante il tour invernale. Nella tappa all’Hiroshima di Torino, c’ero anch’io sotto al palco insieme a una marea di giovanissime fan scatenate.

I rovere, (scriverlo in minuscolo come i titoli dei loro brani non è un errore, ma una licenza poetica) nascono come trio, per poi diventare ufficialmente un quintetto come annunciato recentemente sui social.

 

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per anni rovere è stato un trio, circondato da amici e da collaboratori, pronti a farsi in quattro per il progetto. tra questi spiccano sicuramente @marcopaganelli_music e @davidefranceschelli con noi sul palco e nella vita di tutti i giorni, dietro la scrittura dei pezzi insieme a noi e con noi anche per la realizzazione dei concerti. da oggi in avanti non sarà più così. abbiamo deciso di dare il giusto peso alle giuste cose e di fare una sorta di level up, assecondando il naturale svolgersi degli eventi. da oggi, rovere non è più nelson, luca e stiva, ma anche davide e marco. ieri eravamo in 3, oggi siamo in 5. siamo contentissimi ❤️ ci sono voluti mesi ma ce l’abbiamo fatta! (dovevamo convincere frank). finalmente siamo una band al 100% ⚡️

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Dopo essere stati definiti, giustamente, come una delle rivelazioni dello scorso anno, stanno preparando nuove sorprese.

Come moderni peter pan hanno intrapreso, grazie alla musica, un viaggio di formazione. Prendendo per mano i fan, ci promettono di essere un aiuto utile a superare anche quelli ostacoli della vita che da lontano fanno paura perché sembrano cime inarrivabili.

Il loro mood infatti permette di affrontare temi tristi, paranoie giovanili o amori infranti, in maniera spensierata e allegra.

Alla fine anch’io faccio parte della generazione che ha imparato a spezzarsi il cuore su msn sognando un tadb.  Anche per questo motivo mi sono innamorato delle canzoni dei rovere.

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INTERVISTANDO I ROVERE

Volete provare a descrivervi come se doveste vendere un mobile?

Siamo un mobile semplice, dentro siamo pieni di legno povero, ma fuori cerchiamo di placcarci con l’immagine migliore di noi. Ci piacerebbe essere pensati come un mobile vuoto da riempire con i libri (e le storie) degli altri, perché probabilmente per raccontarti devi ascoltare gli altri che si raccontano.

Tadb è la canzone che ha avuto più successo. Avete scoperto il motivo?

In realtà abbiamo sempre saputo che sarebbe stato il pezzo più ascoltato del disco. Probabilmente perché siamo in tanti ad aver avuto il cuore infranto ai tempi di Msn.

Soffrite della sindrome di Peter Pan?

La paura di crescere e di non essere all’altezza degli ostacoli sempre più alti che la vita ci fa saltare è sicuramente insita in noi. Diciamo che tutti vorremmo restare piccoli, ma con la testa dei grandi perché in fondo a nessuno piace non essere consapevole delle cose.

Ormai si può spoilerare. Qual è la cosa che più vi ha fatto incazzare guardando Game Of Thrones?

Probabilmente che è finito, la vita sembra così vuota adesso.

Durante il tour avete superato momenti di sfiga?

Sì e sono stati veramente troppi anche solo per ricordarli tutti. Sicuramente incastrare un furgone nuovo in un castello medievale siciliano e non riuscire più a farlo uscire è stata una forte emozione.

Credere nell’amore è una cosa da giovani?

La maggior parte delle volte sì. Esiste un modello culturale per cui l’amore non è altro che uno degli ‘’step’’ da superare per avere una vita ‘’normale’’. Di base può diventare una abitudine, ma chi ci dice che  il vero amore non sia proprio abituarsi di qualcuno?

Ma tu da che cosa vuoi, non ci lasceremo mai se ci va il wifi.

Le relazioni stanno diventando sempre più virtuali?

Tutto sta diventando sempre più virtuale, sicuramente il rischio maggiore è che diventi anche più ‘’finto’’. Fortunatamente, secondo noi, i sentimenti che proviamo nella vita sono molto più ingombranti dei piccoli spazi in cui scegliamo di comunicarli.

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Con Riccardo Zanotti avete stabilito, oltre ad un rapporto lavorativo una bella amicizia. Il terzo posto dei Pinguini Tattici Nucleari a Sanremo che messaggio lascia all’indie italiano?

Io penso che il grande successo dei Pinguini sia il giusto riconoscimento per il loro grandissimo talento e la loro grande determinazione.

La musica è diventata negli ultimi anni una cosa molto più liquida e quindi stiamo assistendo all’ingresso di nuove realtà musicali partite nel panorama del grande pubblico. Credo però che la parola indie sia un contenitore usato per accomunare cose troppo diverse tra loro e quindi penso che il messaggio dei Pinguini sia rivolto a tutti quelli che partono ‘’dal basso’’ a credere in qualcosa.

Come sta procedendo la scrittura dei nuovi brani?

Molto bene, stiamo scrivendo tutti insieme con una bella sinergia. Non vogliamo metterci scadenze per riuscire ad esprimerci al meglio. Dicono che il 2° disco sia il più importante, ma è meglio non pensarci troppo!

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