Epifani: “Sono un regionale in un mondo di Frecciarossa” | Intervista

Raccontare storie di altri perché la propria è “troppo noiosa per essere raccontata”. Questa è la legge della musica secondo Epifani, cantautore salentino-milanese. A giudicare dalle tematiche che affronta, sembra che abbia davvero avuto un’“epifania” sul senso della vita e sulla natura di quella cosa che tutti cerchiamo, ma non sappiamo mai se l’abbiamo trovata davvero: la felicità.

“Stanotte mi ammazzo” è il titolo del suo singolo uscito il 24 aprile, che fa parte dei un progetto più ampio che porta, appunto, il nome “Questa Cosa Che Tutti Chiamano Felicità”. Musica gioiosa e parole apocalittiche vanno a braccetto nel brano, creando un delicato equilibrio che non può non far riflettere su quanto siamo onesti con noi stessi e con gli altri.

Intervistando EPIFANI

Cos’è, quindi, questa cosa che tutti chiamano “felicità”?

Decisamente la domanda più difficile! Questa cosa che tutti chiamano felicità rimane ancora un grande mistero. Posso ipotizzare sia tutto ciò che va oltre la nostra percezione, ciò che riesce a tenderci all’infinito. È tutto ciò che sfugge all’abitudine, le piccole cose che quotidianamente si divincolano, anche a forza, dal sentiero sociale, diventando più vive che mai. Ma, detto tra noi, questa cosa che tutti chiamano felicità è anche una bella carbonara dopo un giorno di digiuno.

“Stanotte mi ammazzo”: un contrasto lungo 3 minuti. Possiamo dire che la musica stia all’atteggiamento umano come il testo sta a ciò che sentiamo davvero?

È esattamente così. Questa eterna incoerenza che ci caratterizza ritorna in ogni cosa che facciamo, anche in un’estrema richiesta d’aiuto. Persino nella disperazione totale riusciamo a mentire a noi stessi, a convincerci che in realtà stia andando tutto bene. Credo che in questi tempi la paura più grande per ognuno di noi sia la sincerità. È buffo, poi, pensare che sia la cosa che tutti dicono di cercare.

L’assenza di comunicazione di cui parli nel brano deriva dalla paura dell’altro o dalla totale indifferenza?

Credo derivi dalla paura di essere semplicemente sinceri. Comunicare è sempre stata una necessità, ma adesso viviamo in un’epoca in cui filtrare un’autentica comunicazione è un vero e proprio diktat da cui nessuno può esimersi.

Nel video di “Stanotte mi ammazzo” è come se vedessimo in tv una delle tue giornate, tra sveglie, “danni” e pranzi in balcone. È un po’ l’idea che c’è dietro al film The Truman Show o più la rappresentazione della noia sociale di oggi?

In The Truman Show il protagonista in qualche modo “ammazza” la persona che era stata creata da se stesso in quel particolare microclima, e forse è quello che vuole fare anche il protagonista della mia canzone. Un suicidio può essere anche intellettuale o emotivo, non per forza fisico. Può essere anche un punto e a capo, un’occasione per ripartire “assassinando” la persona che crediamo di essere per dare alla luce quello che veramente siamo. Anche perché, come dice un cantautore a me tanto caro, “morire serve anche a rinascere”.

Oltre alla musica, hai studiato anche recitazione. Qual è la cosa più importante che ti ha trasmesso il teatro?

Il teatro credo sia stato il mezzo attraverso il quale ho capito chi sono gli altri. Mi ha dato gli strumenti per abitare i vestiti, il corpo e i pensieri di altre persone e in questo modo comprenderli. E per un cantautore che canta di storie di altri (perché la sua è davvero poco interessante) credo sia una fortuna immensa.

Cosa ti porti dietro del Salento, tua terra natìa?

Può sembrare banale, ma la cosa che mi porto ovunque è il mio mare e la sua pazienza. In un mondo “frecciarossa”, a volte è incredibilmente soddisfacente essere dei regionali.

ASCOLTA EPIFANI NELLA PLAYLIST DI INDIE ITALIA MAG

https://open.spotify.com/playlist/6hsETzcjCY7RkrHUePwMl