Rubik

Rubik: “Le paure vanno toccate per essere comprese” | Intervista

Rubik è un paroliere fiorentino cresciuto “dall’altro lato della barricata”, ovvero nel campo del videomaking e dei videoclip musicali. Per sua stessa ammissione non è un musicista: suona pochi accordi con il pianoforte, ma l’unico strumento che utilizza per scrivere le sue canzoni è la voce. Tuttavia proprio il pensare immagini adatte alla musica ha fatto si che in se stesso Rubik sviluppasse una sensibilità artistica da cantautore, scrivendo sempre più spesso frasi che si trasformavano in canzoni.

Nasce così, nell’agosto 2019, il bisogno di lavorare ad una vera e propria raccolta musicale, un EP, insieme all’amico Tiziano Pellegrino, che ha suonato tutti gli strumenti e prodotto artisticamente tutto il disco. “Tradi Noi” è il primo singolo estratto ed in assoluto il primo brano pubblicato da Rubik. Parole e musiche con diverse sfaccettature colorate, che puntano a vincere i limiti, superandoli.

Rubik Stefano Campagna

INTERVISTANDO RUBIK

 

“Ti chiedo come stai, rispondi che va tutto bene…”. Ecco, una domanda che non facciamo mai nelle interviste, mentre è così bello essere umani in un momento del genere: come stai? Come hai vissuto l’ultimo periodo e come vedi il futuro? 

 Questa è un’ottima domanda, è il tema centrale di questa canzone. Spesso diamo per scontato lo “star bene” e tende ad essere una risposta automatica, senza approfondimento, quasi come se non potesse essere altrimenti. In questo momento sto bene ma non è stato sempre facile mantenere il sorriso in quest’ultimo periodo; a volte mi sono sentito più fragile del solito. Credo però che la paura fosse trainata dalla richiesta di adattamento per le conseguenze del virus, così improvvise e senza un’esperienza pregressa che ci guidasse.

Essendo una persona socievole questo distanziamento è stata una dura prova che probabilmente, almeno per me, ha sottolineato ancor di più quanto importante siano le relazioni tra individui e quanto il tempo non debba essere sprecato. Da adesso però, a piccoli passi, ci riprenderemo tutti quei momenti e sarà incredibile, ne sono sicuro.

 Sei mai riuscito ad afferrare le ombre che inseguivi? 

Si ed in questo la musica mi ha sempre aiutato. Da bambino quando la notte mi svegliavo, ero impaurito dalle ombre e non riuscivo a riprendere il sonno. Una notte mio padre mi fece alzare dal letto e mi accompagnò vicino al muro dove c’era proiettata quest’ombra e me la fece toccare. Le paure vanno toccate e non per essere sconfitte, perché ci saranno sempre, proprio come quell’ombra, ma per essere comprese. Essere consapevoli cambia la prospettiva e ci rende più forti.

Crescendo, la vita ci mette a disposizione esperienze bellissime e afferrare le ombre nel mio caso mi ha permesso di godermi a pieno tutte quelle esperienze, anche quelle apparentemente negative e deludenti che in realtà mi hanno concesso di conoscere meglio me stesso. La musica e le canzoni sono un supporto importante e mi hanno aiutato a farne emergere di nuove, ad accettarle e in alcuni casi a sconfiggerle. È molto terapeutico.

 Il tuo brano è molto fresco e sembra quasi di sentire già il vento d’estate tra i capelli durante il ritornello: quando l’hai scritto avevi proprio questo sound in mente oppure è arrivato tutto in maniera inaspettata? 

 Questa è un’ottima domanda perché sono state le persone che hanno ascoltato il brano a sottolinearne un sound “estivo”. Sarà che è la mia prima esperienza musicale ma ad essere onesto non ci avevo proprio pensato. C’è però da dire che questa canzone era già nata con un riff ed una linea melodica allegra, nonostante stessi affrontando la chiusura di una relazione con una ragazza. Questo perché il tutto a pensarci bene sembrava piuttosto ridicolo ai miei occhi e la musica è così, sa come prendere quei momenti e renderli al meglio per ciò che sono.

Poi ci ha pensato Tiziano Pellegrino, che ha prodotto il brano, a rendere il tutto un po’ più frizzante, perché la voglia era proprio quella di abbracciare la spensieratezza, lasciandosi alle spalle quel che era successo. Mica per nulla ma non ne valeva proprio la pena; a un certo punto devi sterzare verso una nuova direzione e abbracciare il vento e la leggerezza. Mi piace pensare però che qualcuno potrà ascoltarla durante un viaggio che ad ora sembra un miraggio.

 Perché hai scelto Rubik come nome d’arte? Quante e quali sfaccettature ha la tua musica? 

Intanto mi suonava bene (ahahah) e poi perchè quando penso a Rubik, ovviamente, penso al cubo di Rubik. Sono sempre stato un po’ allergico ai numeri, però mi faceva star bene vedere tutti quei colori primari che si combinavano insieme, pur essendo diversi tra loro. Le mie canzoni, sono in realtà, sia a livello di sound che a livello di testi e quindi tematiche, molto diverse tra loro. Nonostante questo però sono comunque legate attraverso di me.

Aggiungi che la mia più grande passione è il cinema, Rubik è quasi l’anagramma di Kubrick ed il resto vien da sé. La mia musica è frutto delle molte sfaccettature che mi appartengono: sono una persona che ama sorridere, darsi da fare, stare con gli altri, condividere e sono molto riflessivo. Vivo con la stessa intensità le emozioni belle e quelle meno belle.

 Hai dei rimorsi per quel treno regionale andato via, verso la Capitale? 

 Tornassi indietro forse gli darei una spinta… Scherzo, voglio dire, no, nessun rimorso. Non ho niente contro la consapevolezza di ciò che è e soprattutto di ciò che bisogna lasciar andare. Sono tutte esperienze che insegnano anche se lasciano un vuoto. E la cosa più bella che ho durato fatica a comprendere è che  quel vuoto puoi decidere tu come riempirlo. Se quel treno regionale non fosse andato verso la Capitale, avrei vissuto da illuso, questo brano non ci sarebbe stato e non avrei vissuto tutto quel che è venuto dopo e quel che c’è adesso.

 La tua carriera musicale è appena iniziata ma in ambito artistico hai parecchia esperienza come videomaker musicale..cosa ti ha spinto a passare dall’altro lato della barricata? 

 Si di professione sono un videomaker ed il videoclip musicale è sempre stata, evidentemente, una scusa per sentirmi vicino alla musica. Ciò che più di tutto mi ha motivato in questa nuova esperienza è stato il fatto di non avere regole da seguire, lasciare la guida al mio istinto e alla mia giovane esperienza di vita, senza doverla necessariamente “adattare” a qualcosa o a “qualcuno”.

La musica è sempre stata con me, ne ho sempre sentito il bisogno. E poi perché tramite le canzoni provo un senso di libertà assoluto. Come dico sempre la musica è il binario perfetto per un treno di parole.

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