“Se insisti te lo do” (Cardo) – Un pezzo provocante o provocatorio? | Intervista

Sbucato selvaticamente tra i rovi e abbeverato dalla pioggia, Cardo, cantautore delle terre beneventane, si mostra a noi escursionisti delle selve musicali con un nuovo brano.

Con Se insiti te lo do abbandoniamo solo per poco i paesaggi bucolici per fare un tuffo nelle acque della costiera amalfitana: questo il sottofondo visivo della colonna sonora dell’estate di Cardo. La stagione calda che sta per arrivare non vuole essere smorzata, anzi il nostro cantautore sembrerebbe volerla rendere ancora più bollente. Carattere distintivo è la musicalità che lui stesso definisce come “cult-pop”. Stati d’animo come quello dei film di John Carpenter che ti lasciano con la bocca spalancata, e visioni cult come quelle evocate dai primi dischi di Vasco Rossi e il primo Grignani.

Il titolo dell’ultimo brano non è impertinente per caso, e di questo ce ne da conferma Cardo in questa intervista. Amore dal sapore retrò e lo svelamento del mito dell’uomo macho sono solo alcuni degli argomenti che vi faranno rimanere incollati allo schermo.

INTERVISTANDO CARDO

Se nel 2018 chiedevi con gentilezza di essere portato al mare, l’anno scorso esortavi a fari portare da bere, quest’anno la tua estate si apre con l’irriverenza del brano Se insisti te lo do che vuole giocare molto sui doppi sensi, come si evince già dal titolo. È un modo divertente il tuo per sfatare il mito dell’uomo che non deve chiedere mai?

Sì, il brano vuole rompere un po’ tutti i preconcetti legati al sesso, al genere maschio/femmina. Vuole parlare di una tematica importante generando  stupore. Sfata il mito dell’uomo che non deve chiedere mai ironizzando e estremizzando questo concetto.  Questo fa si che sia certamente soggetto a critiche e possa essere travisato o comunque banalizzato; è molto di più di una semplice provocazione e un gioco di doppi sensi.

Nel tuo ultimo video non sono mancate le colorazioni sbiadite dell’analogico, presenti anche nei tuoi video passati. Volendo mettere da parte il discorso puramente estetico, quanto il carattere di maliziosa irriverenza si incontra con una volontà di sovvertire i canoni maschilisti che solitamente si vedono nei video delle canzoni dell’estate?

Collegandoci anche alla domanda precedente possiamo dire che nel videoclip scardiniamo qualsiasi preconcetto, qualsiasi pensiero bigotto e moralista che si possa essere venuto a creare e qualsiasi fraintendimento riguardo a chi abbia pensato che Se insisti te lo do fosse un pezzo maschilista e sessista: nulla di tutto ciò. Anzi ci vedo più maschilismo in quei videoclip estivi che includono per forza donne provocanti in bikini piuttosto che in un Se insisti te lo do, detto con ironia. Noi per il videoclip abbiamo scelto una “diva” di nome Moderno Kleopatro. Non credo ci sia altro da aggiungere.

Le immagini delle tue copertine così come le sonorità dei tuoi brani sono una commistione di synth pop vagamente dream e chitarre alla Vasco Rossi degli anni Ottanta, che creano un’atmosfera da film cult. Hai annunciato che stai lavorando ad un nuovo album, volendo immaginarti come un regista, quale sarebbe il copione che le tue canzoni seguirebbero?

Le mie canzoni si muovono in quel mondo tra gli ultimi anni Ottanta e i primi anni Novanta, forse per questo la synth wave c’è ma non è marcata, lasciando altrettanto spazio alle chitarre e ad altri strumenti che si muovono sempre tra il dreampop e il rock. Pensiamo all’assolo di chitarra che troviamo in brani come Lascia stare, o ai riff rock ‘n’ roll di Dammi da bere, ma anche alle chitarre dream di Se insisti te lo do.  Nelle mie canzoni mi ispiro appunto alle atmosfere dei film e delle serie tv cult, per questo il mio genere è stato definito cult-pop. Volendo immaginarmi come regista sarei un John Carpenter con i finali a sorpresa. Pensiamo al film Essi vivono un misto di verità, denuncia e ironia. Alla fine, anche in Se insisti te lo do faccio questo come in altre canzoni. Dalle mie canzoni non sai mai cosa aspettarti.

Hai scritto pezzi anche più autoriflessivi e struggenti come Unità. In Domani, quasi in un flusso di coscienza si sentono sussurrate le parole “ho imparato anche a star solo, è una vita che continuo a scegliermi”. Che consiglio daresti al Cardo meno irriverente e più nostalgico di Mai miss you?

Al Cardo di Mai miss you direi di lasciarsi il passato alle spalle imparando da esso. Nella vita commettiamo molti errori e continueremo a farne di nuovi. Il miglior modo di reagire è non restare ancorati al passato ma di vivere nel presente. A volte diamo troppo peso a vicende, cose e persone che non dovrebbero avere un tale peso nelle nostre vite, alcune cose devono restare nel momento. Fondamentalmente nonostante il mio animo impulsivo e irriverente sono un buono di cuore questo mi ha portato a ricevere diverse pugnalate in petto e alle spalle. Con il tempo ho imparato a capire a chi poter riservare questo trattamento e a chi no. Se insisti te lo do rappresenta in questo senso anche una filosofia di vita.

Hai da poco iniziato il tuo percorso con l’etichetta indipendente Dischi Rurali. Già dal nome, Dischi Rurali, è facile immaginare la connessione che può crearsi tra la magica creazione musicale e l’aspetto invece più pratico, di manovalanza quasi, che c’è dietro il lavoro con la musica. Ti definiresti un artigiano della qualità in ambito musicale?

Artigiano assolutamente, il mio approccio alla musica è sempre molto manuale e naturale. Di qualità per me sì ma preferisco siano gli altri a dire che si tratta anche di qualità. Il concetto di ruralità dietro l’etichetta è appunto quello di avere artisti che non si nascondono troppo dietro l’artificio ma che sono in grado di offrire all’ascoltatore un prodotto onesto e sincero frutto di un lavoro manuale e di continua cura come il contadino fa con la propria pianta. In Dischi Rurali siamo artisti 100% bio, paesani nel senso genuino del termine, la prima e unica etichetta italiana fondata sul modello di una cooperativa agricola indipendente.

Il tuo nome è indubbiamente un richiamo terrigno e selvatico. La scelta di chiamarti Cardo potrebbe essere vista come la naturale evoluzione di un ex componente dei Botanici?

Sì tra le varie motivazioni che mi spinsero a scegliere questo nome d’arte ci fu anche questa; è ormai risaputa la mia passione per il mondo delle piante, soprattutto quelle selvatiche: per farti capire ho tre tatuaggi e sono tutte piante selvatiche. Quindi sì, può essere vista assolutamente come un’evoluzione o meglio come una conseguenza naturale. L’avevo pensato, mi fa piacere che qualcuno sia in grado di cogliere anche questo parallelismo.