Haze and The Pony: “Dopo il buio arriva sempre la luce” | Intervista

Non tutto il male vien per nuocere. Questo il significato dietro al nome Haze and The Pony, un progetto nato quattro anni fa da Domenico Viceconte e Anselmo Buonamici e a cui si è aggiunto quest’anno anche Michele Mele. Synth, drum pad e tastiere sono solo alcuni degli strumenti che utilizzano per creare una musica all’insegna della tecnologia e degli “effetti speciali”. Un sound che strizza l’occhio all’Indie italiano degli albori, ma anche al grunge e all’indie rock britannico. Il loro ultimo singolo “Occhi di Cervo”, uscito il 24 luglio, riprende in qualche modo il significato che sta dietro al progetto stesso, ovvero quello di resilienza e di fortificarsi attraverso i dolori e i traumi in cui ognuno di noi, chi più chi meno, si imbatte in questa vita.

Intervistando Haze and The Pony

Ciao! Come mai “Haze and The Pony”?

Ciao! Abbiamo scelto questo nome per rappresentare un contrasto tra il buono e il cattivo, dove “Haze” rappresenta la nebbia e il “Pony” il mondo delle favole e sta a significare semplicemente che da un brutto episodio può nascere sempre qualcosa di positivo. Questo è un concetto che esprimiamo quasi sempre nei nostri brani.

Il vostro ultimo singolo “Occhi di Cervo” parla di una ragazza a cui, in qualche modo, è stata rubata l’innocenza e la purezza. C’è una storia in particolare che vi ha ispirati?

Assolutamente sì, c’è una storia reale dietro che ci ha ispirato, che per privacy non possiamo raccontare ma possiamo dire che parla di una ragazza che ha subito una violenza sessuale.

“Cosa ci resta del vento che soffia, e dove ci porta?”. Avete una qualche risposta a questa domanda?

Non c’è una risposta universale, diciamo che dipende da persona a persona e da tutti gli avvenimenti della vita che ci fanno essere quello che siamo ora, in questo momento.

Quale processo c’è dietro ai vostri brani? Da dove partite di solito?

Il processo è sempre diverso, ma il più delle volte si parte da un riff di basso.

La vostra è una musica piena di “effetti speciali”. Quali artisti compongono il vostro background?

Noi nella vita abbiamo ascoltato tanto alternative e indie rock come Verdena, Afterhours, Subsonica e Fask, solo per citare alcune band italiane. Anche l’Indie-rock britannico e il grunge sono stati fondamentali nella nostra crescita musicale.

Le grafiche di tutti i vostri singoli ed EP sono molto evocative. Chi se ne occupa? 

Il suo nome è Stefano D’Angelo ed è il nostro graphic designer di fiducia, nonché grande amico. È molto bravo e riesce sempre ad illustrare quello che noi gli spieghiamo con semplici parole.

Su una scala da 1 a 10, quando vi ritenete “Indie”? E cosa pensate della scena Indie italiana attuale?

Di Indie come lo conosciamo in Italia abbiamo pochissimo, diciamo 5? Per quanto riguarda la scena Indie italiana, è in forte crescita. Alcuni artisti sono veramente interessanti e riescono ad esprimere davvero tanto, mentre altri sembra che vogliano semplicemente cavalcare l’onda ottenendo uno scarso risultato compositivo, poiché quel genere non gli calza a pennello.

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