Antihype Superstar: l’odissea nello spazio di Sabia

Pensavamo di averlo potuto perdere in orbita e invece Sabia è atterrato, dopo aver volato verso direzioni extraterrestri, portandoci, come souvenir dalla Via lattea, lo scintillante disco ANTIHYPE SUPERSTAR, pubblicato per La Clinica Dischi questo 2 ottobre.

Otto tracce indagano la distopia della digitalizzazione del quotidiano, patinate da un mood da disco music e synthpop: Sabia ha saputo riconfermare che per quanto l’hype può essere alle stelle, l’unico modo per rientrare sul podio delle superstar è essere in grado di produrre musica senza mai porsi dei vincoli, sperimentando generi e linguaggi insoliti che sembrano essere stati sussurrati dalle galassie.

Affascinati da comete e meteore e abbagliati dallo scintillio di ANTIHYPE SUPERSTAR non potevamo non intervistare Sabia per la sua ultima uscita.

Intervistando Sabia

Ti abbiamo conosciuto attraverso Occhi d’Oceano, in cui erano già evidenti le sonorità synth pop che si sono poi sviluppate nell’album Antihype superstartoccando il pop psychedelico, disco e a tratti anche rap. Ci spieghi questa commistione di generi nel tuo disco di esordio?

Ciao, questo mix alla fine sta nel fatto che non pongo mai dei limiti particolari al mio modo di creare musica, cerco sempre di spingermi versi nuovi linguaggi musicali, mi piace sperimentare e alla fine mi ritrovo in una forma personale di esprimere queste varie contaminazioni.

 Effetto domino e Antihype superstar credo siano le più disco anni Settanta dell’album. Io già mi immagino palle stroboscopiche e zeppe glam rock. Hai già in mente un video del genere per questa traccia… o per le altre?

Sono un grande fan di Jeff Lynne e tutto il percorso degli Electric Light Orchestra, per certi versi appunto ci sono dei rimandi a quelle sonorità. Per Antihype Superstar sarebbe figo un video surreale dove il protagonista che sta guidando su un’autostrada deserta si ritrova improvvisamente dentro i quadratoni luminosi dei vecchi dancefloor… Bel viaggione.

Antihype Superstar, a proposito di rock glitterato e disco music, mi evoca molto il ritornello/mantra del musical Jesus Christ Superstar, in cui anche in questo caso l’essere “superstar” consiste proprio nella non ostentazione dei propri “superpoteri” e dunque il sentirsi fighi senza creare hype. Sbaglio?

 Credo che tu abbia colto nel segno, è una bella interpretazione che si addice a quanto pensavo sulla scrittura del pezzo, soprattutto del ritornello, mi piaceva l’idea di una cosa molto corale, molto stile musical, molto Andrew Lloyd Webber, appunto.

Sempre riguardo al concetto del sentirsi supereroici, possiamo notare come i social abbiano fomentato le manie di protagonismo nelle persone: più followers hai, più sei importante. Credi che la digitalizzazione dell’identità, in tutto e per tutto, può essere raggirata in qualche modo?

Sì dai, alla fine come tutte le cose quando c’è sovrabbondanza si tende sempre a trovare una via nuova per uscirne.

Cercheremo di uscire di casa, la terra è piena di umanità… o forse no. Questo il messaggio in breve della penultima traccia Socialite. Credi che ci stiamo avviando verso un’era distopica senza via di ritorno come succede nella serie di Black mirror?

In parte sì, anche se c’è sempre speranza, ogni sistema organizzato alla fine genera dei bug ed in questo caso il termine potrebbe avere proprio un’accezione positiva.

Lezione di Geografia è anche una lettera aperta a noi che siamo gli eterni alunni di questo pianeta e che non smettiamo mai di imparare cosa vuol veramente dire stare al mondo. Da cosa si dovrebbe partire secondo te per evitare di “perderci” in questo mondo in cui chi ci governa non vuole consultare mai la gente?

Dal conoscersi, dallo sperimentare continuamente, dal lasciarsi sorprendere da ciò che ci accade, trovare nel nuovo un modo per progredire insieme e conoscersi meglio, interiormente, anche quella è geografia.