Daniele Delogu: tra musica e pensiero critico | Intervista

La giovane età non è solo sinonimo di incertezza, fragilità, inesperienza: è soprattutto spensieratezza, scoperta, rischio. Caratteristiche che consentono di raggiungere i tuoi obiettivi di breve periodo anche se ancora tra i banchi di scuola.

Diploma al liceo classico musicale di Sassari e attualmente iscritto al corso di Composizione del Conservatorio di Padova, Daniele Delogu incarna i cardini di un giovane uomo pronto a mettersi in gioco: a soli 19 anni, infatti, pubblica il suo primo concept album dal titolo Meco nel luglio del 2020.

Il suo sangue ribolle di musica e pensiero critico al punto che in ottobre pubblica il singolo Fumo in cui parole e sonorità si intrecciano in una singolare atmosfera.

INTERVISTANDO DANIELE DELOGU

La tua formazione classica ha influenzato la scelta del nome del tuo disco d’esordio Meco?

I miei studi hanno influenzato tantissimo questo nome: è nato prima quest’ultimo che il progetto stesso. Ero molto affascinato dalla letteratura classica e la prima volta che lessi questa parola ne rimasi rapito. Quattro lettere che esprimono un pensiero molto ampio e profondo. Una parola tanto poetica quanto breve era l’unica cosa che potesse descrivere al meglio l’intento dell’album.

Cosa ti ha spinto ad intraprendere un progetto musicale solista così giovane?

Principalmente una forte esigenza espressiva. Già da piccolino scrivevo i miei pensieri in musica con la consapevolezza che, prima o poi, qualcuno li avrebbe ascoltati e si fosse immedesimato. Più trascorreva il tempo, più cresceva la voglia che quei pensieri non rimanessero segreti, ma venissero concretizzati e condivisi con un pubblico. Credo che ognuno di noi debba esprimere la sua idea senza il timore che qualcuno l’ascolti o la giudichi. Penso che l’unica cosa che non ci potranno mai rubare è il pensiero, quindi è meglio esternarlo che reprimerlo.

In cosa ti vedi simile ai tuoi coetanei e in cosa invece diverso? Il singolo Società mostra una tua chiara visione della realtà.

Mi sento molto diverso dai miei coetanei principalmente per la mia visione del mondo. A differenza della maggior parte dei giovani io non ho una visione così positiva della società e dell’Italia. Credo che ci siano ancora molte repressioni ed ingiustizie sia dal punto di vista statale che sociale. Ho difficoltà a dire che va tutto bene quando l’unica cosa positiva, che vediamo, è solo la punta dell’iceberg: il resto è negativo e disgregato. Al contrario di molti miei coetanei penso che apparire sempre come un emoji sorridente sia molto ipocrita e dannoso per tutti. Reprimiamo moltissimo i nostri stati d’animo che, agli occhi degli altri, possono risultare noiosi ed inutili. Credo che la tristezza, come la rabbia, siano le emozioni più importanti e più vere di tutte, soprattutto, sono quelle che portano l’individuo a reagire per cambiare le cose. Fingere di stare sempre bene è dannoso per l’individuo e per la società, perchè si rimane sempre fermi con una benda davanti agli occhi.

Nell’album Meco coesistono vari generi musicali. A quale ti senti maggiormente legato e perchè?

I generi ai quali sono più affezionato, e presenti in Meco, sono il jazz, l’indie ed il cantautorato italiano. Sono dei generi musicali pregni di influenze e molto potenti dal punto di vista musicale ed espressivo. Inoltre questi tre generi assieme creano un prodotto molto singolare ed affascinante. Le sonorità dell’indie, le armonie complesse del jazz e la “semplicità” del cantautorato creano un suono nuovo ed unico. Per questo ho deciso di mescolare il più generi possibile tra di loro.

In Flusso descrivi tipici frame di pensieri e azioni di un adolescente: è stato un viaggio dentro te stesso?

Flusso e Quadro sono i brani che meglio mi rappresentano. Flusso, invece, è il brano che rappresenta meglio Meco. Un viaggio dentro il mio pensiero che descrive pienamente il mio rapporto con le persone e con me stesso. Pieno di contraddizioni e di riferimenti a quella che è la mia formazione come persona. In Flusso ci sono le lacrime che non ho mai versato, le emozioni che non ho mai esternato, le cose che non ho mai detto ma che ho sempre pensato.

Siamo la generazione dei mille Basta e dei lamenti continui: ti fermi anche tu o cerchi di reagire?

Io tendo sempre a reagire con i mezzi che meglio so utilizzare. Per me già quest’album è una reazione a ciò che ho sempre odiato. Il fatto di scrivere canzoni per me è una forte cura ed una forte reazione a quello che la società tende ad impormi. L’arte, la musica, è il mezzo più potente per comunicare a mio avviso, perciò non usarlo sarebbe tremendamente sbagliato ed inutile.

Potremmo definire la tua scrittura alla James Joyce? Cosa ti attrae dei flussi di coscienza?

Non oserei mai paragonarmi ad uno scrittore del calibro di Joyce, sono un normale adolescente che ha deciso di scrivere ciò che pensava, senza cercare forzatamente un senso logico o un filo conduttore. Credo che i flussi di coscienza aiutino molto a capire la vera essenza di una persona. Alla fine è un esprimersi senza filtri e questo è quello che apprezzo più di tutti.

Un sigaretta può trasformarsi nel tuo migliore amico anche se ti rovinerà, un porto sicuro in cui rifugiarsi?

Affiancare la parola sicuro alla sigaretta è un controsenso! Diciamo che per un dipendente questa diventa un porto sicuro, ovviamente questa sicurezza è molto breve e fittizia. Breve perché dopo la prima arriva la seconda, la terza, quindi hai sempre bisogno di rinnovare questo piacere. Credo che ogni fumatore sia cosciente di ciò che sta facendo: io in primis me ne rendo conto, però allo stesso tempo è difficilissimo farne a meno.

Potremmo definire Fumo come lo specchio dell’incertezza di cui siamo vittime, un vizio che difficilmente riusciremo a togliere?

Fumo è la rappresentazione dell’incertezza: ognuno di noi è al corrente degli errori che sta facendo, ma allo stesso tempo, non riesce o non vuole cambiare le carte in tavola. Il vizio del fumo come le incertezze, i dubbi sono cose difficili da combattere e da eliminare. Il fatto che sia difficile, però, non implica che sia impossibile, ci vuole solo forza di volontà!