Scooby Doo | Indie Tales

Quella mattina Sara non poteva mancare alla lezione su Marylin Monroe: era il suo idolo! Da bambina dilettava parenti ed amici con le battute dei suoi film, visti insieme alla madre nei freddi pomeriggi invernali.

Anche lei voleva fare l’attrice. Era al primo anno di DAMS.

Apparentemente in comune avevano poco o niente!

La maglia dei Guns, rigorosamente bianca, faceva da apripista alla montagna di gonne scozzesi, felpe dell’Hard Rock, mom jeans in attesa di far un tuffo nel Dash. Le Vans blu elettrico, la aspettavano davanti la porta socchiusa della sua camera: si ostinava a non cestinarle, nonostante fossero ridotte quasi alla sola suola per gli strappi!

Di là in cucina quella stronza della sua nuova coinquilina armeggiava con pentole e posate fracassandole ogni centimetro del cranio. La aveva sopranominata “la monaca di Monza”: apparentemente docile e pia, segretamente falsa. Dulcis in fundo, era nata proprio a Monza!

Il tram delle 7:45 era un tripudio di folla. Ragazzetti in ritardo, impiegati con il cuscino ancora stampato sul viso, vecchietti svegli da almeno 3 ore di ritorno già dal mercato rionale. Sara era assorta nel suo mondo. Pensava al rossetto rosso carminio di Marylin che aveva indossato una sola volta per Capodanno, il suo essere divina agli occhi del mondo intero e anche ai suoi.

Una mano estranea volontariamente poggiata sul suo petto la distrae. Non riesce a reagire in tempo che l’uomo era già sul marciapiede della fermata ed il tram ripartito. << Schifoso imbecille!>> gli urla dal finestrino scandendo bene ogni singola sillaba.

La sua corazza di ferro, dura come Bender, aveva ricevuto un forte urto.

Nel tragitto verso il grigio e malinconico edificio universitario, Sara si era sentita ferita nel suo essere donna.

Si sentiva vulnerabile, disorientata come la sua Marylin. Decise di saltare la lezione.

Raggiunse il giardino più vicino, si distese sull’erba ancora umida di rugiada. Fu invasa dal profumo di cornetti appena sfornati da una pasticceria nei dintorni. Chiuse gli occhi.

La sua integrità e dignità fatta in pezzi da un gesto per alcuni forse insignificante. I suoi demoni e tutti i suoi mostri iniziarono ad offuscarle la mente approfittando del momento di estrema fragilità. Aveva cercato sempre di silenziarli come i gruppi Telegram con 500 partecipanti, di non mostrali e condividerli con nessuno.

Era tempo di battaglia, togliere la maschera di Scooby Doo e vincere!

Lo stridente fischio dei freni di una bicicletta comprata certamente al mercatino dell’usato, ma meravigliosamente vintage, la destò.

Era Andrea: il suo assolo di chitarra tra quei fottutissimi pensieri.

Sorrise, Sara.

Un racconto liberamente ispirato al brano “Scooby Doo” dei Pinguini Tattici Nucleari!