Neverbh: “la malinconia è un mio chiodo fisso, e l’ho sempre ritrovata nei tramonti”

Il 13 novembre esce il singolo “vai o resti”,  di Neverbh, per UMA Records.Il brano segna l’entrata dell’artista nella giovane label, dopo le prime uscite capaci di incastrare pop, indie e lo-fi, tra ricami elettronici e ambient. Continua la galleria dalle nuances del tramonto anche con l’ultima uscita, l’11 dicembre, “ehi, dimmi“, in cui il ricordo di quello che non è più o l’immagine di quello che potrebbe essere affollano i pensieri del cantautore.

Neverbh è Stefano Bochicchio, non solo autore delle musica, registra anche in modo “homemade” le sue canzoni in soffitta. L’ambiente raccolto e intimo si fa la giusta casa in cui poter dare vita a delle canzoni intrise di emotività, trovando nelle batterie lo-fi e nei ritornelli pop il giusto mezzo espressivo.

La sincerità con cui scrive i suoi pezzi lo si nota proprio in “vai o resti” in cui, dice l’artista, la prima strofa è un one take, ovvero registrata al primo colpo e tenuta poi tale anche nella pubblicazione, proprio per mantenerla più intima e vera possibile.

Con noi Neverbh si è aperto ancora di più, raccontandoci e raccontandosi cosa si nasconde dietro il suo animo così sensibile.

Intervistando Neverbh

Neverbh è un progetto eclettico da un punto di vista musicale, sono toccati infatti vari generi come l’hiphop e il lo-fi. Come scegli di unire un genere piuttosto che un’altro nelle tue creazioni?

 Ho sempre amato sperimentare sentendomi libero di navigare tra i vari generi senza limiti. In generale non mi piace etichettare ciò che faccio, semplicemente mi lascio trasportare dalle emozioni e dalla scrittura, e quel che esce esce. Diciamo che, a seconda dello stato d’animo, scelgo il “mood” della canzone, non il genere.

La scelta di fare musica bassa fedeltà è dettata da un gusto prettamente estetico oppure nasconde qualche caratteristica “etica”?

Il progetto è partito fin da subito con l’intenzione di dimostrare che la verità e la sincerità sono gli strumenti più potenti. La ricerca della perfezione tecnica porta spesso alla perdita del messaggio autentico, almeno per come la vedo io. Mi piace mantenere le emozioni intatte e il più possibile fedeli, così come nascono nella loro semplicità.

Il tuo profilo è caratterizzato dalle sfumature del tramonto. C’è qualche caratteristica “crepuscolare” nel tuo progetto?

Assolutamente. Di sicuro la malinconia è un mio chiodo fisso, e l’ho sempre ritrovata nei tramonti: sono un momento intimo e riflessivo. I colori del cielo in generale hanno sempre evocato in me emozioni nostalgiche, che sono un po’ il motivo per cui mi sfogo con la musica.

Dal rap all’elettronica, passando per l’hip hop: dicci dei tuoi artisti che ritieni fondamentali per la tua ricerca musicale.

Più che hip hop, direi pop. Non ascolto molto rap, che comunque apprezzo. Un artista a cui mi ispiro molto a livello di immaginario e musicale è Jeremy Zucker, che fa musica estremamente chill e raffinata. Un artista italiano che ascolto spesso è Fudasca, producer lofi veramente forte. Nell’indie italiano ascolto chi cerca effettivamente di distinguersi, tipo Tamì, Psicologi e altri.

I tuoi ultimi singoli sembrano legati da un filo rosso invisibile, dal mood che evocano: stai tracciando piano piano il contorno di quello che potrà essere un album?

 C’è un progetto in arrivo, sì. Mi ci sto immergendo completamente proprio in questo periodo, quindi presto avrete notizie!