Tra fragilità, ricordi e voglia di ricominciare | Recensione di “Ahia!”, il nuovo album dei Pinguini Tattici Nucleari

A cura di Elena Caggia

Il 2020 è stato un naufragio a cui nessuno era preparato, soprattutto il comparto musicale ha subito delle grandi perdite dal momento in cui, eventi live e concerti sono stati inevitabilmente sospesi. Nel disordine generale, i Pinguini Tattici Nucleari hanno cercato e trovato una zattera di salvataggio, dedicandosi ad un nuovo lavoro e trasformando un momento di crisi in una grande opportunità.

“Ahia!” non è solo il titolo del nuovo EP della band bergamasca, disponibile su tutte le piattaforme dal 4 dicembre scorso, è anche tutto quello che siamo riusciti a dire, nonostante avessimo voluto urlare al mondo la nostra sofferenza, a causa di un anno che ha frantumato i nostri sogni in mille pezzi, lasciandoci sospesi sul filo del rasoio, senza sapere se, e quando, saremmo stati salvati.

Sapevamo di non poter combattere contro un mostro più grande di noi e rinchiusi nelle nostre camerette, abbiamo compreso il valore della libertà e della routine.

Abbiamo lasciato che i ricordi ci abbracciassero e ci cullassero nelle notti in cui avevamo bisogno di calore umano, come i Pinguini che, in “Storia Infinita”, si sono rifugiati in un’estate magica, talmente suggestiva da sembrare eterna, sulle note di una Wonderwall strimpellata davanti ad un falò.

Con “Pastello Bianco” hanno ripercorso i cocci di una lunga relazione, ormai conclusa, rievocando l’odore della tisana thai e il gusto della ciliegia e dell’amarena, che il nostro protagonista non scorderà mai più e chissà se quel pastello, che adesso è bianco, verrà nuovamente colorato dall’amore.

Un’altra metafora ricorrente nell’EP è la maschera pirandelliana: ci si nasconde spesso dietro un velo di Maya che non consente di mostrare la propria natura e personalità; ed ecco l’invito spassionato del ritornello di “Scooby Doo” di rivelare “Quello che tu non mi mostri, i tuoi demoni e tutti i tuoi mostri”.

Gli scheletri nell’armadio non possono compromettere la felicità futura e le vecchie delusioni vanno affrontate e sconfitte per poter intraprendere la stesura di un nuovo capitolo.

I brani nonostante siano stati scritti nel bel mezzo del lockdown, non sono privi dell’ironia tipica che li ha sempre contraddistinti: in Bohémien, leggerezza ed euforia si fondono e creano l’atmosfera perfetta per la prima convivenza di una coppia bohémien e naif che, in una “Milano con un bel e gran ideale da inseguire”, vive alla giornata senza fare troppi progetti per il futuro.

Scrivile scemo è la potenziale hit estiva, con un testo meno profondo rispetto agli altri ma in grado di trasmettere energia positiva e good vibes, riflettendo sulla mancanza di coraggio di scrivere alla ragazza desiderata. Hit che tutti ci auguriamo di poter cantare insieme nei palazzetti, durante il tour previsto per il 2021.

È ormai indubbio che Riccardo sia un fuoriclasse nel raccontare minuziosamente le sue storie, anche in “Giulia” riesce nel suo intento, catapultandoci nella vita di una ragazza universitaria che, come i suoi coetanei, vive la paura costante di non essere abbastanza e di non riuscire a superare il famigerato esame con quel dannato professore che “Non ha mai riso una volta e non conosce l’amore”.

Ci riserva anche un grande colpo di scena negli ultimi minuti del pezzo: Giulia ha un altro che, guarda caso, è proprio il suo professore; tutto questo non cambia i sentimenti del protagonista che decide ugualmente di aspettarla, forse invano.

Inoltre, spicca la nostalgia nei confronti delle vecchie epoche: appare Cremonini in sella sulla vespa, che negli anni 90’ girava per i colli bolognesi, la Melevisione, GTA San Andreas, il grande campione Baggio, i vinili sul giradischi, omaggiando così, quei classici che permangono nella mente anche di chi non li ha vissuti personalmente.

Eravamo quasi certi che questo nuovo progetto potesse scaturire delle polemiche, in molti l’hanno definito come troppo mainstream e lontano dal vecchio mondo della band, altri ne sono rimasti profondamente affascinati.

I pareri, dunque, sono controversi, ma una delle poche certezze pare essere la penna di Riccardo, fluida e carica di delicatezza, con testi che riescono a rappresentare, senza distorsioni, la nuova generazione.

Non ci resta che attendere il loro prossimo lavoro e non ci tiriamo indietro nel dire che in “Questo fottuttissimo 2020” stavamo aspettando qualcuno che colorasse il nostro diario bianco e per fortuna, “Ahia!” è piombato nelle nostre playlist.