2nd: I giovani non vengono mai presi sul serio | Intervista

2nd non è una strana password che usano i millenials in qualche gioco online, ma il nome che ha scelto Stefano Squillante per presentare il suo progetto.

Nonostante la giovanissima età, classe 2004, ha già molte idee in testa e ci tiene a precisare che non sempre è importante vincere, e in certi casi il secondo posto può valere anche più del primo.

Letta così può sembrare solo una di quelle scuse che si prepara chi ha ceduto negli ultimi metri finali, prima di essere superato da qualche rivale che lo ha beffato, invece questo ragionamento nasconde un significato profondo e maturo.

“Essere secondi significa scendere a patti con la realtà, avere la consapevolezza di esserlo, ma lottare per esserne fieri. Io sono un secondo e ne sono molto orgoglioso.”

Il suo nuovo singolo “Euforia” evidenzia proprio una gioia momentanea e effimera, che si raggiunge nel momento in cui si ha la consapevolezza di aver raggiunto un risultato importante.

Tutto però poi passa e sta a noi continuare a correre verso ciò che ci piace, esultando senza vergogna anche per quello che al mondo potrebbe sembrare una sconfitta.

INTERVISTANDO 2ND

Chi è 2nd e perché ha scelto questo nome?

2nd sono solo io, niente di più e niente di meno. 2nd è un ragazzo di 16 anni che ha suonato per tutta la vita, è stato sempre con uno strumento qualsiasi in mano ad allietare un pubblico in una piazza o in una platea. 2nd è la mia voglia di iniziare a dare qualcosa di nuovo al mondo. Forse non ne aveva bisogno, però chi lo sa. L’importante è cominciare.

Il nome nasce da molte cose che hanno fatto parte di me da sempre: dal fatto che sono il secondo e ultimo arrivato della mia famiglia, dal fatto che suono il basso elettrico da tanto tempo e molto spesso è il chitarrista/cantante a essere frontman, oppure forse per la mia abitudine, quasi un vizio, che mi impone ogni volta che sento una canzone che mi piace, di cantare la seconda voce. Sempre. Anche sotto la doccia.

Qual è l’emozione che prova di più chi arriva secondo?

È una bella domanda, ma anche molto ampia. Ci sono tanti modi per intendere il secondo: il secondo classificato, il secondogenito (come nel mio caso), un aiutante. Il secondo per me è fondamentale. Essere secondi significa scendere a patti con la realtà, avere la consapevolezza di esserlo, ma lottare per esserne fieri. Io sono un secondo e ne sono molto orgoglioso.

Ti porta ad affrontare molte battaglie con te stesso, per poter riuscire a capire che spesso essere secondi significa quasi essere alla base di tutto, essere le fondamenta, l’appoggio necessario per portare tutto avanti. Bisogna imparare che anche se non si è al centro dell’attenzione o non si è in piena vista, essere secondi significa rendere tutto possibile.

Che differenza c’è tra provare euforia e felicità?

L’euforia, per me, è una situazione incontrollata, improvviso, “un attacco di Euforia”, come dice il mio pezzo. La felicità è più una sensazione duratura, è più una meta da cercare di raggiungere, come un’utopia che ti da la forza e un motivo per andare avanti.

Cosa serve per scrivere una canzone?

Non c’è una ricetta o una guida per poter scrivere una canzone. Un brano originale è sempre, anche se a volte implicitamente, uno spaccato della propria vita, di un pensiero o di una sensazione che si è portati a provare. Se non si ha niente da dire difficilmente si riesce a scrivere una canzone che abbia senso, soprattutto per te stesso. Sai già quando un pezzo non scaturirà niente o non dirà nulla a chi lo ascolta.

Personalmente io per scrivere un nuovo brano ho bisogno di quella cosa che mi colpisca, che mi dia l’incipit per scrivere tutto quanto. Infatti mi capita spesso di buttare giù tutto il testo in una sola volta, quasi sempre di notte. Non so perché, forse è un potere speciale della luna. Non mi serve nient’altro… a parte strumento, foglio e penna.

A chi è dedicato il tuo disco “Eppure c’hai ragione”?

Avevo molto da dire nel periodo in cui ho composto questo EP. Le tracce sono molto diverse l’una dall’altra, a livello strumentale, di testo e obiettivo finale della canzone. Non mi sento di poter dire che tutto il disco sia dedicato a una sola persona. Ogni canzone ha il suo topic, la sua storia e le sue dediche. Si potrebbe considerare come una lettera aperta a tutti quelli che mi vogliono bene, che dice: “Questa è la parte di Stefano che non conoscevate ancora”.

Quale morale ci vuole insegnare “Storia di un marinaio e della sua donna nella sacca”?

Se devo essere sincero, non c’è una morale precisa. Spesso mi capita che ciò che scrivo sia solo ciò che sembra. “A volte un sigaro è solo un sigaro”. “Storia di un marinaio e della sua donna nella sacca” è semplicemente una storia, bella o brutta poi lo decide chi ascolta. Una storia che mi è piombata in mente e che avevo voglia di raccontare. Ad essere onesto, è la canzone che più mi emoziona, ogni volta che mi capita di ascoltarla sono contento di averla scritta.

Non capita con nessun’altro mio pezzo perché, come chiunque, ciò che faccio non mi soddisfa mai, avrei sempre potuto fare di più. Questa non fa eccezione, ma sono comunque contento di averla creata.

Ti piacerebbe sapere come morirai?

La morte è un argomento che mi capita spesso di pensare e non credo che mi piacerebbe sapere il modo in cui morirò. La vita è l’insieme di tutto ciò che accade, che si pensa, che si prova. Come morire fa parte di uno dei misteri fondamentali della vita e credo che sarebbe uno spreco, privarmi di questo mistero. Anche perché, magari, potrebbe darmi l’impressione di avere il controllo sulla vita e la morte e di poterla in qualche modo evitare. Credo che mi porterebbe a vivere tutto con la consapevolezza di poter controllare tutto ciò che voglio e anche questo sarebbe in grande spreco.

Ci sono muri che i giovani devo riuscire a scavalcare tutti i giorni?

Ci sono eccome! I giovani hanno questo grande muro di non venire presi sul serio. Mi è capitato troppe volte di andare a suonare da qualche parte ed essere trattato come un idiota patentato dal gestore del locale o dal fonico che, se avesse potuto, mi avrebbe spiegato anche come suonare il mio strumento. È un problema che c’è sempre stato e credo che continuerà a esserci, a meno che non ci siano dei grandi giovani che facciano la differenza nel mondo e che portino l’attenzione su ragazzi della nostra età. Anche per questo sono molto grato a Greta Thumberg.

Ma ce ne sono molti altri, ma non credo di essere la persona migliore con cui parlare di queste cose.

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