Seta: Interrogativi sull’universo dell’amore tramutati in musica | Intervista

Siamo davvero in grado di gestire una storia d’amore in cui abbiamo spremuto le nostre energie, le nostre emozioni, il nostro tempo, anche dopo la sua fine? Forse non esiste una risposta esatta, ma farsi condurre dai suoi effetti può farci scoprire quella parte silente di noi che tenevamo chiusa in un cassetto.

Il giovane artista Andrea Guerra, in arte Seta, ha, infatti,  trasformato i suoi interrogativi sull’universo dell’amore in canzoni: lo scorso 8 gennaio, pubblica, il suo primo singolo dal titolo La Seconda Pioggia dove lo status di leggerezza generato dall’arrangiamento reggaeton cela il sentimento di tristezza, causato dall’amore, raccontato nel testo.

Oltre, alla scrittura dei testi dei suo brani che raccontano anche di amicizia, Andrea, avendo frequentato un corso B-Tech per produttori e fonici, arrangia e produce le basi.

Ama il genere punk-rock ascoltato sin da ragazzino, quando impara a suonare anche il basso, ma la creazione della sua identità artistica lo spinge alla continua ricerca di suoni e all’esplorazione dei suoi sentimenti più intimi.

INTERVISTANDO SETA

Quale band punk-rock è stata determinante nel tuo percorso artistico?

La mia crescita personale è stata fortemente influenzata dalle band punk-rock più classiche come Sum41, blink-182, Green Day: per la mia generazione son state importantissime! Con il tempo, però, alcuni gruppi che si distaccano dal genere come the Amity Affliction, bring me the horizon, Asking Alexandria hanno avuto un ruolo decisivo nel mio modo di scrivere. Sentendo la musica che faccio oggi nessuno avrebbe mai potuto pensarlo eppure sono ancora tra le band da cui traggo maggiore ispirazione.

Quale è il tuo legame con il basso elettrico? Cosa apprezzi e cosa detesti di questo strumento?

Detesto di non essere un fenomeno a suonarlo perché ho deciso di dedicarmi alla scrittura e alla produzione! È normale che, adesso, il basso non sia più al centro della mia quotidiana attenzione. Continuo ad apprezzare tantissimo il suono che produce: da piccolo lo vedevo come un modo per “completare” ciò che suonava il mio migliore amico con la chitarra; oggi, invece, nei brani ne apprezzo la varietà di utilizzo. Ultimamente mi focalizzo molto sul suo suono quando ascolto blues o jazz: è uno strumento unico.

Il tuo nome d’arte, Seta, è legato all’omonimo romanzo di Alessandro Baricco. Esistono delle caratteristiche comuni tra te ed il negoziante di seta protagonista del libro, Hervé Joncour?

Credo che mi renda simile a lui il fatto che Hervé, ad un certo punto, va incontro ad una guerra, lontana da casa sua, con la scusa dei bachi da seta, solo perché innamorato di una donna a lui ancora alquanto misteriosa: amo la chimica che a volte si crea tra due persone. Eppure quella chimica non sempre arriva sin dal principio. Anche se oggi è un po’ più difficile, credo ancora fortemente alla longevità dell’amore: due persone si scelgono per creare un cammino assieme. Insomma, per chi volesse leggere il libro, si trova di fronte tutto questo. Son giovane ancora per capire, ma l’amore mi affascina da sempre ed è stato il punto fisso dalla mia adolescenza ad oggi, con due storie molto lunghe e importanti quanto complicate.

Scelsi il nome dal libro di Baricco proprio perché mi è stato regalato dalla ragazza con cui stavo (ho avuto una relazione di 3 anni e passa con lei, mica poco!) e perché il romanzo parlava, appunto, di amore. Amore che io stesso vivevo e sul quale, proprio in quel periodo iniziavo a farmi mille domande. Avevo 17 anni. Oggi ne ho 21 ed ho capito che la ricerca personale sull’amore sarà ancora lunga: le mie canzoni saranno come dei riassunti delle esperienze vissute, come delle essenze e per formarle bisogna scegliere e mischiare gli ingredienti giusti.

L’esperienza di vita che ti ha permesso di percepire l’arrivo del momento di tradurre una parte di te in musica?

Non c’è un’esperienza precisa: ho sempre scritto testi o piccoli pensieri sulle note del telefono o prima su quadernetti A5. Posso però affermare che la relazione conclusa nel 2019 è stata il maggior input. In quel momento mi sentivo “tra le nuvole”, credevo ancora tanto a quella relazione nonostante, ormai, la distanza fra noi era abbastanza evidente. Allora ho iniziato a scrivere sulle prime basi le mie sensazioni e a registrarmi, ma son venute fuori delle semplici demo.

Anche se le canzoni erano ancora delle bozze, quel periodo mi ha aiutato ad arrivare oggi, ad un anno e mezzo di distanza, ad aver preso questa strada molto più sul serio partendo proprio da “La Seconda Pioggia”. Ora scrivo molto di più, prendo nota di ogni spunto e cerco di analizzare quello che mi succede intorno, quello che vivo, quello che vorrei vivere e purtroppo quello che ho vissuto, essendo molto nostalgico.

È possibile definire il tuo singolo La Seconda pioggia una ballad reggaeton dai toni aspri: cosa ha ispirato l’antitesi tra testo ed arrangiamento?

Bella domanda! Ho sempre scritto testi emo o sad (tristi ndr). Questa canzone, infatti, nasce da una situazione triste: un legame che si è formato a distanza durante lo scorso anno che non si è mai potuto mai concretizzare. Inoltre, questa persona è l’unica ad avermi avvicinato un po’ al reggaeton: genere che io detestavo da ascoltare, ma che son riuscito ad apprezzare grazie a canzoni più di nicchia, che mi son state proposte proprio da lei.

Mentre ero  in vacanza con amici, ho iniziato a buttare giù una bozza di un ritmo reggaeton mettendoci sopra un riff di chitarra sicuramente poco adatto ad un genere che viene ascoltato principalmente per il ritmo che spinge a ballare: era un riff molto scuro, triste, che distruggeva un po’ le regole del reggaeton a cui siamo abituati. Ovviamente, poi, la base si è evoluta, ci son voluti mesi per finirla e portarla ad essere questo misto di malinconia e ritmo latino. Il testo che scrissi inizialmente era ancora più cupo, a tratti rozzo, ma non lo sentivo abbastanza mio. Dopo qualche mese nacque il testo che sentite attualmente, cupo ma al contempo raffinato, mai volgare, e con un paio di citazioni che mi son piaciute dal primo momento in cui le ho scritte. Anche se il mix finale non è perfetto posso dire di esserne soddisfatto e felice che sia il mio primo pezzo!

Siamo tutti soli in questa festa: perchè l’amore può condurre alla solitudine sia durante che dopo la fine di un rapporto?

Il senso di solitudine l’ho dentro da sempre: posso essere in mezzo a 200 persone e sentirmi completamente solo. Certo quando non conosco qualcuno entra in gioco anche un po’ di timidezza, ma qui parlo proprio del sentirsi da solo anche in mezzo a persone che ti vogliono bene e che a volte non ti capiscono. Purtroppo fa parte di me, a volte mi estraneo totalmente in un modo o nell’altro! In questo pezzo questa sensazione mi è stata rievocata proprio pensando a quei momenti in cui sei in mezzo a tante persone, ma la persona che vorresti avere accanto in quel preciso momento è una sola, e quindi anche se circondato da tutti ti senti lì con nessuno. Poi magari ti passa dopo 1 ora, 10 minuti o anche 1 secondo.

Inoltre credo che in amore ci si può sentire tanto soli sia durante che alla fine di una storia, anche se per questo ci sarà spazio in alcune delle prossime canzoni. Per inesperienza e incapacità di gestire certe situazioni ci si può ritrovare a lasciare amici e il proprio spazio personale per poi ritrovarsi più soli di prima alla fine di tutto. Gelosia, ansia, tutte cose che se lasciate correre ledono. Ma fa tutto parte di un processo che ti fa maturare e imparare dagli errori!

Dove ti condurrà la tua bussola nei prossimi mesi?

Nei prossimi mesi la bussola sta puntando in direzioni ben precise: rendere la musica non più solo una passione occasionale, ma una ricerca costante di me stesso e delle mie sensazioni, emozioni e paure. A febbraio uscirà un pezzo che ogni ascoltatore potrà prendere e rendere proprio, adattarlo alla propria storia tramite le metafore che contiene. A marzo continuerà l’esplorazione dell’amore ma questa volta da un punto di vista non più triste e malinconico, piuttosto dal punto di vista del ”divertimento”, il sound è un terremoto.

Dopodiché ci sono già tante idee, ma con calma svelerò tutto, godiamoci punto per punto il cammino che sto intraprendendo!