LALA: Sono instabili anche le nostre paure | Intervista

“ACROFOBICI” il nuovo pezzo di LALA, prodotto da Flevior  è un atto d’amore verso la paura, con la consapevolezza che solo conoscendola si può sconfiggere.

La storia che racconta potrebbe essere quella di un giovane che si presenta ad un appuntamento anche se sa benissimo che la persona che sta aspettando non arriverà mai, e che ormai persino i ricordi sono diventati parte del passato.
In quel preciso momento si accorge che ha sempre vissuto con timore l’emozioni, non riuscendo a vivere del tutto il momento, e adesso è rimasto solo con la sua malinconia.

Il messaggio che LALA vuole tirare fuori  riguarda il fatto che spesso rimaniamo sospesi e vivere incollati alle nostre certezze diventa l’unico modo per sentirsi protetti, ma allo stesso tempo questo comportamento può portare a non apprezzare tutte le cose che ci succedono ogni giorno.

Solo superando le nostre paure possiamo veramente trovare la felicità, godendocela pienamente.

INTERVISTANDO LALA

Cos’è l’acrofobia?

L’acrofobia è la paura delle altezze, dei luoghi elevati. È una metafora sulla vita di oggi, in cui siamo così abituati a guardare l’asfalto che quando l’amore, il lavoro, l’amicizia ci porta in alto abbiamo quella paura di continuare a salire. Restiamo sospesi. Questa mia canzone ha il messaggio di buttarsi, di superare la vertigine, di prendere in mano il presente e vivere le emozioni che teniamo represse. Fa paura, si! Ma non c’è paura che non può essere superata.

(Tranne quella per i ragni che che mi fanno schifo!)

Secondo te è diffusa la Philofobia, cioè la paura d’innamorarsi?

Secondo me c’è più una tendenza ad aver paura di fidarsi. C’è il timore che qualcuno possa entrare nella nostra routine e stravolgerla completamente.

Viviamo un momento in cui sembra di camminare su un pavimento instabile, in cui niente è certo e per sempre, e forse l’amore ne ha risentito un po’. 

Hai paura delle cose che succedono all’improvviso?

Si, ho paura di vivere una quotidianità che non mi faccia stare bene.

Dentro questa canzone che segreti racconti?

In “ACROFOBICI” c’è tanto di me, ci sono i miei sentimenti e un amore che è stato travolgente. Non svelo troppo, ma già il testo dice tanto.

Come si superano i momenti difficili?

Credo che ognuno di noi deve avere la consapevolezza che tutti i momenti difficili si possono superare solo grazie alla ricerca che facciamo di noi stessi. Conta tanto l’atteggiamento in cui si affrontano, serve un po’ di sfrontatezza, me ne rendo conto.

Però se non lo facciamo rimaniamo in una sorta di limbo, in balia di quello che ci succede intorno. Come scrivo nella canzone, rimaniamo sospesi o superiamo la vertigine per salire sempre più in alto? Io ho deciso di prendermi in mano il presente, Voi?

In un passaggio del “Piccolo Principe” si dice che quando si è molto tristi si apprezzano di più i tramonti. Ti è capitato anche a te?

Io credo che tutti quanti dovremmo avere un tramonto al giorno su cui soffermarci, fumarci una sigaretta e lasciare liberi i pensieri. Il tramonto è ogni giorno diverso, e alcuni giorni neanche si fa vedere. Io esco tutti i giorni da casa chiedendomi come sarà oggi, o in che parte di Roma sarò a gustarmelo, sono molto legato a questo momento della giornata.

L’unico che mi fa stare bene. E non importa se sono triste o meno, è il mio porto sicuro.

Il rap sta contaminando sempre di più il mondo indie?

Il rap ha dato lo stimolo a tutta la mia generazione, che è evidentemente più smart, più veloce, nell’esprimersi con un linguaggio più semplice e più diretto.

L’indie  ha subito, in maniera positiva, un influenza dal rap nel creare strofe più strette e con un linguaggio  meno aulico. 

Sotto al palco ti piacerebbe vedere gli accendini accesi o sei più moderno e ti sei abituato alle luci dei cellulari?

Sono una persona che tiene molto all’ambiente quindi le luci dei cellulari  battono gli accendini! L’ho sognato spesso quel momento e non vedo l’ora che questa brutta situazione dei live si risolva per cantare questa canzone tra le luci dei cellulari. 

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