Alessandro Bigozzi

Alessandro Bigozzi: “Voglio essere libero, non amo etichette” | Intervista

Alessandro Bigozzi è un cantautore polistrumentista e produttore grossetano, classe ’96. Impara a suonare il pianoforte e la chitarra da autodidatta, iniziando a comporre melodie sin da bambino. Studia musica classica e contemporaneamente inizia a scrivere le sue prime canzoni in italiano, per poi dedicarsi esclusivamente alla propria musica e allo studio del canto, motivato e pieno di sogni.

Alessandro Bigozzi prende parte ad importanti contest per cantautori come il Premio Donida e il Tour Music Fest, patrocinato da Mogol, che avrà modo di conoscere personalmente grazie allo studio nella sua prestigiosa scuola, il CET di Toscolano.

Dopo i primi singoli “Non Ci Sei Più” e “Torno Da Te” interamente autoprodotti, ad ottobre 2019 Alessandro Bigozzi partecipa ad Area Sanremo. Nuova Luce, uscita ad agosto 2020, co-prodotta sotto le etichette Double Vision Studio Edizioni Musicali/First Line Records, riscuote un buon successo, raggiungendo in due mesi oltre 70.000 ascolti complessivi.

Il suo nuovo singolo Resta Pure Qua Dentro, è uscito il 14 gennaio 2021, accompagnato dal videoclip diretto da da Francesco Nisi. Abbiamo intervistato Alessandro Bigozzi per conoscere meglio la sua visione artistica e musicale, partendo proprio dal suo ultimo singolo.

Intervistando Alessandro Bigozzi

“Le persone non sono treni, ma piuttosto stazioni”: hai mai pensato di ritornare ad una di queste stazioni o guardi sempre alla prossima meta?

Sono una persona alquanto nostalgica, ma non in senso negativo. Come adoro partire per orizzonti inesplorati, adoro anche il tornare. Non vivo però la nostalgia come un rimpianto, ma come un trovare piacere nel guardare con nuovi occhi i momenti felici del passato. Ed è soltanto il viaggio, il mettersi in cammino verso il futuro, che consente di cambiare sguardo sulle cose e sul passato. In questo senso il ritorno ad una stazione non è mai un tornare indietro.

Come cambia il processo compositivo, da artista auto-prodotto fino alla collaborazione con altri produttori?

Nel mio caso il processo compositivo, ovvero la nascita di una canzone in musica e parole, non è cambiato. Posso partire da un testo, da una melodia che ho in testa o da un’armonia, ma in ogni caso quando vado a stendere la canzone partendo da un piano/chitarra e voce, mi rinchiudo nel mio home studio e ci costruisco sopra un primo arrangiamento in base all’atmosfera che il pezzo emana.

Seguo delle vibrazioni, delle energie. Successivamente mando questa demo al mio produttore, Alex Marton, che, partendo dalle mie suggestioni, crea l’arrangiamento definitivo cucendomi la canzone addosso.

“Resta pure qua dentro” non si può racchiudere in un solo genere, tu lo definisci una ballata urban: raccontaci di te, con quale genere ed artisti sei cresciuto?

Sì, si tratta di un pezzo lento e melodico (un po’ sanremese, rido) che parla di una storia importante; il pianoforte e gli archi sembrano farla da padrone ma sono accompagnati da un beat molto fresco che strizza l’occhio al mondo dell’hip-hop. Adoro fondere insieme tra loro il classico e il moderno, la tradizione e la contemporaneità, l’acustico e l’elettronico. Così mi sono divertito a coniare questa espressione (urban ballad/ballata urbana), anche se non mi piace assolutamente etichettare: nella mia musica voglio essere libero al 100% di sperimentare e di camminare su più generi musicali, come nel caso di “Resta Pure Qua Dentro”.

Sarà perché sono cresciuto ascoltando tanta musica diversa, cercando di creare ponti tra i miei ascolti e non barriere. Dalla musica classica al cantautorato italiano (su tutti Faber, Battisti, Dalla e Baglioni), passando attraverso Pink Floyd, Queen e Linkin Park, fino ad arrivare al pop internazionale (ascolto ore di Ed Sheeran e Bruno Mars) e ai mondi dell’hip hop e della trap (apprezzo molto Tha Supreme).

Non pongo limiti alle mie orecchie, ascolto davvero tutto quello che mi dà buone vibrazioni a seconda del mio mood del momento. Ecco perché nella mia playlist possono stare insieme una “Cavalleria Rusticana” di Mascagni con un pezzo di Post Malone.

Come scrivi le tue canzoni? Parti dalle tue storie di vita o tendi ad immaginarne di nuove?

Parto sempre da qualcosa che ho dentro, che sia un sentimento, una sensazione, un mio vissuto o quello di un’altra persona che ha toccato la mia vita. Nasce tutto da qualcosa che ha bisogno di essere tirato fuori. La musica per me è un’esigenza comunicativa. Delle volte penso che le canzoni che scrivo abbiano una vita propria, siano pura energia sotto forma di vibrazioni che aspetta di essere liberata, e che io sia soltanto un tramite per farle nascere; è una sensazione, qualcosa di non razionale, ma che sento molto anche quando mi esibisco nei miei live.

Una storia può essere infinite storie diverse, è per questo che penso che ogni volta che esce una canzone questa non sia più di chi l’ha scritta, ma di tutti coloro che riescono a riflettercisi dentro.

Alessandro Bigozzi

Sei un polistrumentista e cantante: cosa consiglieresti ad un giovane cantautore che vuole approcciarsi al mondo della scrittura/composizione?

Di essere pronto a mettersi continuamente in discussione e a non avere paura del fallimento, anzi considerarlo come necessario, come un’opportunità. Ogni porta chiusa in faccia, ogni no, deve servire per avere più fame, per dimostrare a tutti (ma soprattutto a noi stessi) che un giorno raggiungeremo quella stella a cui puntiamo.

Serve tanto sacrificio, tanta dedizione, tanta costanza (e gavetta): è una strada tutta in salita, ma il cammino è bellissimo. Non puntate soltanto all’obiettivo di arrivare, ma godetevi il viaggio: davvero nella musica non è importante la metà, ma le emozioni che si provano nell’averla come fedele compagna di vita.

A livello pratico, per quanto riguarda la scrittura e la composizione, imparare a suonare il pianoforte e la chitarra è stato per me fondamentale; penso poi che al giorno d’oggi sia importante per ogni cantautore avere delle basi di produzione e arrangiamento così da non avere limiti in fatto di creatività e per permettere alle persone con cui andrà a lavorare di entrare completamente all’interno del suo mondo.

Come hai affrontato, artisticamente, questo periodo di “stallo apparente”?

Mi sono mancate tantissimo le mie serate live. Durante la quarantena ho fatto delle dirette Instagram e Facebook da casa, in cui proponevo in versione acustica la mia musica (compresi diversi inediti) e alcune cover. Sono stati dei bei momenti, ma il contatto diretto con le persone e l’esibirmi con i miei musicisti – ho una band di amici musicisti a cui voglio molto bene chiamata “Riflessi” che mi accompagna in alcune serate- è un’altra cosa.

La cosa positiva è che in quarantena ho scritto molto. Vuoi il momento particolare e l’avere tanto tempo libero, questo 2020 mi ha in ogni caso portato un caleidoscopio di emozioni tra di loro contrastanti da cui sono nate tante nuove canzoni. Non vedo l’ora di potervele fare ascoltare (presto, spero) nel mio primo album di inediti!

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