Vivo | Indie Tales

Da domani vietata qualsiasi forma d’arte, i libri saranno bruciati, i quadri distrutti e la musica sarà bandita. Abbiamo bisogno di concentrarci solo sul lavoro e sulla nostra economia, non possiamo perdere più tempo.

Matteo, era seduto sul divano mentre distrattamente disegnava qualche scarabocchio su un block notes ormai vecchio e consumato.

Era un caldo giorno d’estate, il sole splendeva sull’asfalto mentre lui, chiuso in camera addirittura con le persiane abbassate, aspettava che finisse un’altra inutile giornata. Quella casa era diventata la sua prigione dorata, ormai non andava neanche più a far la spesa. Per nutrirsi si era abbonato ad un nuovo servizio di delivery così ogni momento diventava buono per strafogarsi di schifezze.

Dopo l’improvvisa morte dei suoi genitori aveva scelto di aspettare, di non vivere più, limitando qualsiasi contatto con l’ambiente esterno.

C’era solo lui e la sua depressione. Da bambino sognava di fare l’artista, di girare il mondo e che le sue opere fossero presenti nei principali musei. L’arte era il suo unico sfogo, ma ormai più che una passione era diventato un passatempo tra la sveglia e la buonanotte.

Ad un certo punto, il suo disinteresse generale fu sconvolto dalle parole “l’Arte sarà vietata”. Si aveva sentito bene, ma per verificare la notizia prese il suo smartphone e inizio a sfogliare i siti internet con la stessa ansia di uno studente prima di un esame.

Cosa cazzo era successo? Il mondo stava cambiando e lui non si era accorto di nulla. Quella che sembrava un assurda provocazione intellettuale era diventata una legge ufficiale, una sentenza inappellabile.

Aprì la finestra e rimase stupido nel vedere la tranquillità della gente che passeggiava sotto casa sua, tutti apparentemente felici e spensierati. Non c’era nessuna forma di protesta neanche davanti al Cinema, ormai chiuso già da qualche mese nel silenzio generale.

La rivoluzione era già passata e lui ne era rimasto fuori, nascosto e forse  allo stesso tempo addirittura complice di questa distopia?

Matteo fu immediatamente pervaso dal senso di colpa, inizio a urlare preso da rabbia e sconforto. Aprì l’armadio, s’infilo la maglia e un paio di pantaloncini, quasi s’inciampo nella fretta d’indossare le scarpe e uscì di casa, sbattendo con violenza la porta.

La luce del sole gli brucio la pelle e gli occhi che iniziarono a lacrimare, ma non pensò neanche un secondo di tornare indietro, facendo per un’altra volta finta di niente. Voleva capire cosa fosse successo davvero, e soprattutto sperava di vedere qualcuno protestare.

Girò la città, ma tutto era tranquillo, nessuno sembrava preoccuparsi di questa situazione. Ad un certo punto gli venne in mente che in piazza Dante c’era sempre un giovane che allietava con la musica i giri dei passanti,  così andò lì. Arrivato si accorse con sgomento che non c’era.

Da domani l’arte sarà vietata, perché oggi nessuno canta, suona, balla, va al cinema o  disegna in strada visto che è l’ultimo giorno in cui sarà possibile? A tutti va bene così?

Questa situazione era assurda, per questo motivo aveva già in mente un piano. Durante la notte avrebbe fatto un graffito aspettando lì davanti la luce del sole e l’arrivo dei primi curiosi. Chissà in quel modo sarebbe stato possibile dar vita ad un movimento di protesta, una piccola fiammella che poteva risvegliare la voglia di creatività e di arte.

Erano circa le 4 del giorno successivo, quando Matteo uscì di casa con alcuni barattoli di vernice rossa. La leggera brezza del mattino che gli picchiava sulla faccia sembrava aver risvegliato in lui la sua voglia di vivere.

Come luogo per questa dimostrazione d’amore aveva scelto proprio piazza Dante, posto ideale per mettere in scena la sua protesta. Dopo circa due ore il murales era pronto così decise di sedersi davanti alla sua opera e riposare giusto per qualche minuto.

Erano le 10 del mattino, quando fu risvegliato all’improvviso da una mano posata sulla spalla. Aprì gli occhi e vide il cantante, che era tornato quasi come un killer nella zona del delitto, ma senza il suo adorato strumento.

Intanto si era radunata anche una piccola folla, con alcuni militari che sorvegliavano lo svolgersi della situazione.

Matteo, preso dall’emozione, iniziò a gridare che quella era la sua opera, urlando: “Quindi l’arte è illegale? Arrestatemi!”

I soldati, infastiditi iniziarono ad avvicinarsi verso di lui, ma la cosa che lo preoccupava di più erano le persone che con indifferenza camminavo avanti e indietro, come se non avessero neanche il tempo di dare un occhiata.

Matteo, chiese aiuto al chitarrista, che però dava l’impressione di non volerlo nemmeno considerare. Non è possibile che in questo mondo sono rimasto l’unico sognatore, disse prima di rubare la pistola ad un soldato e premere il grilletto.

Boom!

Il quadro appeso male in camera era caduto all’improvviso, Matteo aprì gli occhi all’improvviso. La Tv era spenta, fuori dalla finestra un giovane suonava la chitarra e sul telefono c’era un messaggio: “Amore stasera cinema?”

Racconto liberamente ispirato al brano Vivo di  Andrea Laszlo De Simone