Musica leggerissima | Indie Tales

Cosa ha di bello il vuoto? Forse il fatto che accomuna tutti.

Tutti abbiamo vissuto esperienze che ci hanno lasciato quella sensazione di vuoto. Quel vuoto che non se ne va mai davvero. Dopo un periodo di vertigini torniamo sempre a vivere con i piedi per terra (chi più, chi meno), ma nel corso della vita, quel vuoto torna sempre. E per quanto lo si accetti ed impari a conviverci, saremo sempre alla ricerca di qualcosa con cui colmarlo.

Alcol, droghe, sport, shopping, persino gente. Gente tutt’intorno che fa un gran rumore. Ma c’è una cosa, forse la più sana, che a tutti sfugge ma che tutti usiamo, in un modo o nell’altro, per tappare questo buco: la musica.

Vi siete mai chiesti cosa sia la musica? Sul dizionario troverete una definizione simile a questa: “Arte fondata sul valore, la funzionalità e la concatenazione dei suoni”. È quindi una pura e matematica concatenazione di suoni a salvarci dai buchi neri in cui inevitabilmente cadiamo di tanto in tanto?

Se c’è una cosa assordante è il silenzio. Quello legato al vuoto, ovviamente. Peggio della musica più cacofonica c’è solo quell’assenza di rumori che dà spazio a ciò che ci disturba di più: i nostri pensieri. Ed è qui che la musica gioca il suo ruolo primordiale, ovvero quello di divertire nel senso di farci vertere verso qualcos’altro.

Verso qualcosa che non conosce luogo, epoca, lingua, cultura o religione. Qualcosa di più alto in cui non tanto dimentichiamo il dolore, ma ci balliamo un twist.

Ci aiuta magicamente a non pensare, ci fa vivere il momento presente senza che ce ne rendiamo conto.

Tutto è più dolce se suonato, cantato o ballato. Se fosse tutta così, la vita di ognuno di noi diventerebbe un’opera d’arte in cui i momenti brutti sarebbero semplicemente drammatici e quindi intensi e bellissimi.

Tutti mangiamo, beviamo, facciamo l’amore e tutti ascoltiamo la musica. Anche chi dice di non amarla (pazzi, folli!), senza volerlo, è circondato dalla musica. In palestra, al supermercato, nei negozi, in chiesa. Non esiste un ambito esente da quella meravigliosa, funzionale, concatenazione di suoni.

Ed è questo ciò che deve confortarci, ciò che deve mandarci avanti. L’idea che ci sarà sempre qualcosa di invisibile agli occhi pronta a sussurrarci che non tutto è perduto e che, se siamo ancora qui, un motivo di andare avanti c’è sempre.

Racconto liberamente ispirato al brano “Musica leggerissima” di Colapesce e Dimartino