Neroli

Lemonille: Ricordi sfocati e vivide immagini | Recensione album “Neroli”

Il disco – Neroli

Neroli è il primo album di Nicola Masseria, in arte Lemonille.  Uscito il 5 marzo 2021 su Spotify, Neroli si attesta nelle sonorità synthwave tipiche degli anni ’80 presentando tuttavia una forte vena contemporanea. Neroli è un album dalle profonde ispirazioni autobiografiche, interamente composto e suonato da Lemonille. Il tema principale sono i ricordi, i sogni e il passare del tempo, scandito sapientemente nell’arco dei 12 brani che compongono Neroli.

Il titolo dell’album racchiude in sé già un richiamo alle tematiche principali dei brani. Neroli è un riferimento all’olio essenziale di fiori d’arancio: un odore che evoca i ricordi del passato, un po’ come la Madeleine di Proust. Un riferimento tanto ricercato quanto preciso, che dimostra come la scrittura di Lemonille attinga da diverse fonti.

L’artista – Lemonille

Lemonille è un progetto solista che nasce nel 2018, fondato dal compositore multistrumentista Nicola Masseria. Dopo aver suonato come chitarrista in varie rock band, Nicola Masseria comincia a comporre musica, inizialmente strumentale, ispirandosi alla synthwave anni 80 ma anche ai suoi idoli musicali contemporanei. Nel 2016 Nicola comincia a registrare i primi brani di quello che diventerà, due anni più tardi, il suo progetto solista Lemonille. Nel 2020 pubblica i suoi primi brani disponibili su tutte le piattaforme di streaming musicale.

Neroli

 

Neroli – La recensione

Il brano di apertura di Neroli è Hermitage, interamente strumentale. Un’overture di stampo classico, sostenuta dal pianoforte e dagli archi crescenti. La percezione all’ascolto è proprio quella di un allontanamento dalla vita reale, un eremitaggio appunto, in un luogo in cui il rumore viene completamente rimpiazzato dal suono. Green Verse ci introduce alla voce di Lemonille, che diventa subito protagonista. I suoni classici lasciano spazio ad un gusto più ’80es, che riporta alle ballad dream pop, in cui gli strumenti si perdono tra delay e reverberi dilatati. Il suono della drum machine, accennato in Green Verse, diventa protagonista in In a Car (During a Trip). Mi viene spontaneo immaginare uno di quei videogiochi di auto ad 8 bit, in cui la musica aveva il compito di ipnotizzare il giocatore. Sorge quindi il dubbio: sarà “Trip” un vocabolo dal duplice significato?

Yerso nasce su un treno, ma il mood synthwave di In a Car (During a Trip) rimane immutato. In questo caso è però la voce di Lemonille a prendere il sopravvento, intervallata da bassoni sintetizzati ed un piano elettrico. In the Absence rafforza il concetto di allontanamento dal ricordo: dal suono di un clarinetto in un club affollato si sviluppa il brano, che prende tutt’altra strada inaspettatamente. La voce di Lemonille all’interno di In the Absence diventa sempre più incisiva. Non sono avvezzo ai paragoni, ma non può passare inosservato il “Davegahanismo”. Questa profondità vocale, a tratti sensuale, a tratti annoiata, prosegue in Wound Me. Una messaggio a voce bassa ma decisa, che riesce ad arrivare allo stomaco anche senza urlare. Il botta e risposta con il piano elettrico apre diverse interpretazioni, ma immagino che ad ogni frase cantata ne corrisponda una uguale e contraria suonata, in un rapporto causa/effetto.

E’ chiaro come Neroli di Lemonille sia realmente basato sui ricordi e sulla percezione del tempo. I brani sembrano tutti vivere di vita propria, a volte sfocati, a volte vividi nella memoria ma con parecchio spazio per l’interpretazione e l’immaginario dettato dal mood del momento. Rainbow in my eyes ne è esempio. Le parole lasciano spazio alla musica, dilatata ed onirica, nel ricordo di qualcosa che sembra appartenere ad un passato fin troppo lontano.

Ricordi sfocati e vivide immagini – La doppia percezione delle memorie

I ricordi sfocati di Rainbow in my Eyes vengono subito soppiantati da Neon Breathing, che al contrario si presenta come il brano più “reale” di Neroli. Se ci pensiamo un attimo, è proprio il concetto di neon ad essere portante in questa canzone. Il neon è di per sé un gas inerte, quasi incolore; eppure, grazie alla sua incandescenza rossastra, è ben visibile a tutti ed è facile ricordarlo, immaginarlo, sognarlo nitidamente. L’impro quasi jazzistica alla fine rafforza la solidità del brano.

Proprio Neon Breathing sembra dare il via all’ultima parte dell’album, anch’essa molto meno onirica rispetto alla prima metà. When I Come Back, The Dream e Alone, pur non raggiungendo la tangibilità musicale di Neon Breathing, trascinano l’ascoltatore in un mondo più reale, come per portarlo fuori dal ricordo stesso. Il compito di concludere l’esperienza viene lasciato a Synopsis, in cui gli arpeggiatori a metà brano danno proprio la percezione di un ritorno al reale, attraverso un sunto di tutto ciò che è stato.

Come abbiamo abbandonato il tangibile con Hermitage, adesso lo ritroviamo, sempre sotto forma di caos, con la coda finale di Synopsis. Il cerchio è chiuso, ma a ben sentire è più una spirale, pronta a trascinarci di nuovo verso il centro della mente.