MEREU: Nel mio isolamento ho scritto una preghiera alla Luna | Intervista

Enrico Mereu, o più semplicemente solo MEREU, è un cantautore moderno e forse anche un po’ atipico visto che mischia la forza dei bpm con la forma romantica della lingua italiana.

Ogni brano è un condensato di estetiche musicali, dalle strutture sonore club-urban alla matrice più introspettiva nei testi, nei quali si rivela l’attitudine visiva alla scrittura, con tutto il suo gusto ispirato dalla letteratura moderna, le arti figurative, il cinema, il teatro e la propria vita.

Il suo nuovo album, “Iso” è composto da 5 tracce che lui vuole definire così: “Lentamente è sdraiarsi a terra. Deserto è strusciare. Sintetizzatori è un’oasi di follia. Cieloterra è l’ascesi. Luna è il punto d’arrivo”

Proprio “Luna”, ha un video ufficiale ed una preghiera a metà tra l’amore e un viaggio lisergico dentro esoterismo e natura. L’atmosfera visiva con cui ha scelto di dare vita a questa canzone, è ispirata alle favole medievali e allo spiritualismo dei monaci amanuensi.

INTERVISTANDO MEREU

Come mai hai scelto di chiamare questo nuovo Ep “Iso”?

 Avendo un’attitudine visiva alla composizione, ho pensato ad un parallelo con il concetto degli ISO in fotografia, quel parametro che riguarda la sensibilità alla luce del sensore della macchina fotografica…ecco, tutto sta nel fatto che più siamo sensibili a ciò che ci circonda, maggiore sarà la conoscenza che il nostro sensore interno sarà in grado di immagazzinare. In questo caso quello che ho restituito sono rappresentazioni musicali di diverso tipo nello stesso periodo. Il disco l’ho realizzato durante il primo Lockdown, quando ho trovato il tempo per fermarmi dal resto e sviluppare dall’inizio alla fine questi cinque pezzi facili.

Ti è mai capitato di sentirti perso in un “Deserto” emotivo ?

Certo, ma dopo che si manifesta bisogna tramutarlo in una via per la crescita, un pretesto per cercare nuove fonti da cui abbeverarsi. Ad esempio l’arte è sempre stata un appiglio ed uno sfogo nei miei momenti desertici. Viste le prospettive nei prossimi decenni, la canzone in questione è un appello per cominciare realmente a salvarci dall’aridità dilagante nel mondo. Sono rimaste poche cattedrali per miracoli nel deserto.

Credi all’oroscopo e all’influenza della “Luna” sulla nostra vita?

 Non a Paolo Fox, ma conosco un’astrologa esperta. Mi ha detto che avendo la Luna in Capricorno, sono nella peggiore posizione in quanto Scorpione. Boh, vedi, poi va a finire che gli dedichi comunque una canzone. Ad ogni modo, daje Luna che ha ispirato da sempre poeti, registi, cozze e lupi!

Cosa intendi per dimenticarsi della fine?

 *Foscolo and Leopardi moment* Ambire all’assoluto, ai sogni, le speranze, per non essere vittime della dichiarata finitezza del mondo.

“Cieloterra” descrive un viaggio a tratti mistico?

 Direi proprio un cammino iniziatico… ispirato dai minuti iniziali di due filmoni come 8 e mezzo di Fellini e Nostalghia di Tarkovskij (ok, scritto bene), ma anche da qualche scritto di spiritualità trovato qua e là negli anni. È uscita fuori una roba molto corale, infatti c’erano tanti me a cantare…

“Lentamente” è il manifesto di una generazione che deve correre sempre più velocemente per stare al passo con il mondo di oggi?

 Penso che per quanto di partenza sia un manifesto personale, possa anche rappresentare il pensiero di tutti quelli che corrono a piccoli passi e di quelli che camminano a grandi passi. Le cose intorno cambiano comunque in fretta e mediamente ormai c’è poco tempo per curare tutto e le distrazioni sono tante. Affrettandosi lentamente, bisogna essere virtuosi imparando i vari ritmi.

 Nel 2018 con “Camera Elettronica” hai previsto la vita degli artisti in questi mesi?

 No, ma la mia sicuro. Partito dal fatto che si possa essere felici e creativi anche stando da soli in una camera, mi ero messo l’anima in pace già da qualche anno e mi sono fatto trovare pronto! “L’isolamento” è una condizione che un bedroom producer\produttore musicale come me conosce bene e ci va d’accordo, mentre chi è più abituato a stare in giro, di meno.

Parafrasando “Sintetizzatore”, si rimorchia con la musica?

È un contesto storicamente affascinante, come il cinema, le feste borghesi o i vernissage d’arte. Sicuramente stare nella musica ti dà una certo lustro e visibilità su diversi palcoscenici, a patto che sia ben comunicato o davvero figo ciò che tu faccia… altrimenti beh, spegni l’ampli, le casse, il mixer e potresti cavartela con “Il diario del seduttore” o con i films di Rohmer.

Quale dei 5 sensi è il più importante?

Siamo nella società dell’immagine e pur amando la musica e le mie orecchie, direi gli occhi. Sono poi così correlati alla percezione e all’immaginazione, dei fattori che mi affascinano parecchio. Senza gli occhi non riusciremmo soprattutto a leggere questa bella intervista. In tera de cechi, beato chi c’ha ‘n occhio!

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