Kevan

Kevan: “DOORS è un canto di libertà e passione” | Intervista

Kevan è un produttore, discografico e artista italiano. Il 23 Luglio Kevan ha pubblicato il suo primo EP intitolato “DOORS“. L’ EP contiene 4 brani scritti con l’aiuto di Daniel Baiolla (co-manager dell’etichetta Rotbaum Records) e il produttore Marin Arsene.

“DOORS” parla di frustrazioni comuni, come la fine di una relazione, la nostalgia, la voglia di denaro e la ricerca di motivazione. L’album vuole ispirare chiunque si riveda nei testi ad essere sempre più appassionati, indipendenti, forti e liberi. Le sonorità del disco spaziano dal dark pop ad elementi latini, accomunati da un concept Soul/R’n’B.

Abbiamo intervistato Kevan per conoscerlo meglio dal punto di vista artistico e parlare del suo nuovo EP “Doors”.

INTERVISTANDO KEVAN

Hai pubblicato da poco il tuo primo EP “Doors”: raccontaci le tue emozioni e sensazioni per questo traguardo.

Doors per me è la fede ritrovata, una realizzazione di un percorso lungo di ricerca e di frustrazioni da artista. Sono molto emozionato positivamente ed entusiasta, perché questo disco segna un nuovo inizio per me, una rinascita dopo tanti anni di sacrifici e un periodo lungo in cui mi sono ritirato per diventare un musicista nuovo rispetto a prima.

Per “Call Me” hai scelto delle sonorità Afro-Cubane; quali sono i tuoi ascolti in generale e come ti influenzano nella scrittura dei brani?

Ascolto principalmente musica Pop e Hip Hop anche se le mie radici sono fondate nel mondo Pop Punk, il genere che suonavo da più piccolo. Spazio molto nell’ascolto, vado in base al mood della giornata o del luogo in cui mi trovo, perciò ascolto molta musica elettronica in generale, che possiede la versatilità di adattarsi a una vibe particolare.

Per quanto riguarda la mia ispirazione, mi lascio trasportare molto da tutta la musica proveniente da un mondo che viene considerato di serie B, più povero e di nicchia, come quello dell’afro cuban nel caso di Call Me.
Vorrei riuscire a portare in vita tutte quelle sensazioni provenienti da ambienti lontani attraverso i suoni, il concept e le parole.

Raccontaci il percorso che ti ha portato dal punk/rock alla tua odierna espressione musicale.

Il primo genere che mi ha rapito è stato il punk rock. Ho comprato i primi album dei Blink-182, Green Day, Rancid etc. quando avevo 8 anni. Poi dopo una raccolta di generi affini a 11 anni ho voluto iniziare a suonare la chitarra elettrica insieme ad un gruppo che inizialmente suonava musica folkloristica italiana, plagiato verso il punk da me e dal batterista Daniel Baiolla, che oggi è co-manager dell’etichetta (Rotbaum Records) che ho fondato.

Poi il nostro gruppo è entrato a far parte di un programma televisivo che andava in onda nel 2009/2010, quindi sono stato plagiato a mia volta verso il pop più spudorato, come il Karma vuole, iniziando a capirlo e ad apprezzarne il valore sociale.

Ti sei laureato in Produzione Musicale a Londra: se avessi la possibilità, qual è l’artista internazionale con cui vorresti collaborare (come produttore o autore)?

Mi sono laureato alla Point Blank Music School, un’università che è considerata la numero uno al mondo nel campo della musica elettronica. Probabilmente il mio più grande traguardo sarebbe produrre insieme a Mike Dean essendo io un nerd certificato dell’elettronica e lui il re, almeno per me.

Come vivi il tuo progetto in relazione al live? Hai in programma di fare concerti nel breve tempo?

Tutti i miei progetti vogliono sfociare sui palchi. Ci penso sempre ed è ciò che a tutti manca di più credo. Un artista che pubblica musica e non vuole fare live è come un genitore che non vuole mandare i figli a scuola.
Preparo sempre un liveset, cambiando i mix dei pezzi per adattarli all’ensemble che mi accompagna. Mi piacerebbe portare i miei pezzi live in un festival o in alcuni locali per amanti della Pop/R’n’B.