Allegramente Drammatica: “Siamo dipendenti da Internet” | Intervista

In una società sempre connessa c’è vita “Fuori dall’internet?” A questa domanda risponde con una canzone Allegramente Drammatica, e già dal nome che ha scelto quest’artista, si può intuire il modo in cui tratterà l’argomento.

Con una certa ironia e sarcasmo si vuole criticare il mondo di oggi, dove l’apparenza e voler tutto subito sono due concetti cardini sulla quale si fonda l’online, che ne ha tratto maggior beneficio dal momento in cui i social sono diventati parte integrante della nostra vita.

In alcuni casi però bisognerebbe trovare la voglia e la forza di volontà di staccare un po’ dal virtuale cercando di creare connessioni umani con chi ci sta accanto, e vivere le cose più nel concreto.

INTERVISTANDO ALLEGRAMENTE DRAMMATICA

Allegramente Drammatica fa rima con finali agrodolci?

Direi che questo termine descrive molto bene il mood generale dei miei brani e sinceramente non avevo mai accostato il mio sound ad un sapore, mi piace, grazie mille. In “Fuori dall’internet” racconto sicuramente qualcosa che ha questo retrogusto, tutto bello, tutto divertente ma se si presta attenzione al testo e si legge tra le righe, si possono scorgere dettagli preoccupanti e allarmanti che possono nascondere richieste d’aiuto inascoltate. Tendenzialmente cerco sempre di scrivere e raccontare qualcosa che si possa leggere su più livelli, che stia bene su vissuti altrui anche lontanissimi dal mio. In questo modo spero di poter entrare in connessione con le persone e regalare loro un’emozione. Mi viene piuttosto naturale farlo, forse perché anche nella vita di tutti i giorni sono una persona che riflette tanto, si analizza e allena l’empatia.

Sei la classica persona che appena si sveglia apre i social network?

Vorrei dirti di no ma purtroppo ultimamente capita proprio questo. Per lavoro e non, mi ritrovo ad avere sempre lo smartphone in mano. Non mi piace, tento di limitarmi ma a volte proprio non è possibile. Uno dei miei obiettivi nel prossimo futuro è riuscire a non usare il cellulare e quindi i social, per almeno un giorno intero alla settimana.

Siamo la società dell’apparenza?

Non sono una di quelle persone che pensa che era meglio quando si stava peggio e che quindi oggi non si badi più alla sostanza etc. In realtà siamo da sempre una società devota all’immagine e alla conseguente etichetta. Ogni epoca storica ha avuto il suo “ideale” di apparenza. Pensiamo anche solo ai matrimoni combinati per acquisire prestigio, titoli nobiliari e altri benefici. Se poi vogliamo restare sull’aspetto esteriore, possiamo citare i bustini stretti all’inverosimile per attirare facoltosi nobili, i piedi fasciati dell’oriente oppure i colli allungati delle tribù africane.

Tutte queste usanze avevano scopi ben precisi e raccontavano moltissimo della storia di quel dato periodo, mi piacerebbe potermi proiettare nel futuro per vedere cosa diranno del nostro presente che a me comunque non sembra poi così male.

Internet provoca effetti sull’essere umano ?

Certamente internet ha cambiato profondamente il nostro modo di approcciarci al mondo e soprattutto alle altre persone. Come sempre fenomeni così grandi generano reazioni molto forti e tutto diventa facilmente o solo positivo, o solo negativo. Quello che mi preoccupa è che sembra sempre più difficile cogliere le sfumature di ciò che accade o che si dice e a mio avviso, questo non è un problema di internet, cioè del mezzo ma di chi ne fruisce.

Pare acuirsi un impermeabilità all’oggettività, è tutto opinabile secondo alcuni e questo mi spaventa molto. Detto Ciò ci sono anche moltissimi effetti positivi su cui ci si sofferma meno perchè non fanno notizia o sono scontati.

Basti pensare a quanto la rete ci è stata utile in tempo di pandemia, o a quanto grazie a lei si parli più facilmente di argomenti che resterebbero tabù, o a come si possa finalmente dare più voce a minoranze che altrimenti non avrebbero modo si esprimersi. La lista sarebbe lunghissima.  

Per quanti giorni potresti vivere senza computer e pc?

Dipende, come ho detto qualche riga più su, pc e cellulare mi servono per scrivere musica, lavorare, portare avanti tutti i miei progetti e rapportarmi con i miei collaboratori. Quindi posso dirti due o tre giorni al massimo. Da qualche tempo però coltivo il sogno di fare un piccolo ritiro in un monastero zen e vivere di poco, mangiando sano, imparando come si coltiva la terra, leggendo le parole di persone sagge, meditando e contemplando la vita che scorre senza l’ansia di correre. Comunque non credo di poter stare troppo a lungo lontano dalla musica e dalla scrittura ma fortunatamente per quella basta una chitarra, carta e penna.

Una giornata storta si migliora con un sorriso?

Non posso parlare per tutti ma per quanto riguarda me, assolutamente si. Come il mio nome suggerisce, dalle situazioni drammatiche si può (volendo) trovare lo spunto per sorridere un po’. Non è per nulla semplice me ne rendo conto, faccio molta fatica a volte ma effettivamente come diceva una famosa canzone:”da che punto guardi il mondo tutto dipende”. Ecco, io provo a cambiare prospettiva e vedere che succede.

Fare musica oggi in Italia: quali sono gli aspetti positivi e anche negativi?

Fare musica oggi è diventato più immediato, esattamente come internet e i social ci hanno abituati. Attenzione non sto dicendo che sia anche facile, anzi, ma certamente esistono alcune agevolazioni sia a livello compositivo che di diffusione. Questo elemento è sia positivo che negativo dato che, con altrettanta immediatezza, il tuo brano può spaccare tutto o essere cestinato nel giro di 30/60 secondi.

Ma a parte questo discorso generalista, devo dire che uno degli aspetti più positivi del fare musica in Italia è rappresentato dagli altri musicisti. Lo stereotipo dell’essere calorosi ed accoglienti in questo caso è confermato, certo esistono le eccezioni, ma nella mia esperienza ho ricevuto bellissime parole e riscontri.

Un aspetto negativo invece è rappresentato dall’idea che si ha della musica italiana in genere, mi spiego meglio. Ascoltando la gente sento spesso dire che la musica italiana è morta, c’è solo trap, rap e reggaeton, non c’è musicalità, che le tradizioni e la ricchezza che possedevamo è andata perduta e così via. Inutile dire che non è assolutamente vero, ad esempio il panorama indie è ricchissimo, solo che è molto difficile che questo genere di musica arrivi a tutti. Per chi utilizza Spotify o altre piattaforme l’accesso è più semplice ma se parliamo di radio e tv le cose si complicano un po’.

Personalmente cerco semplicemente di fare del mio meglio, di concentrarmi su quello che voglio comunicare e ovviamente, divertirmi. Dove mi porterà me lo dirà il tempo.