Modestino: “Il mio omaggio all’amore” | Intervista

Un timbro che va dritto al cuore e non ne esce facilmente quello di Alberto Casaburi, in arte Modestino. Ed è proprio lì che il giovane cantautore della provincia di Napoli vuole arrivare con il suo primo EP “Mi vesto romantico”.

Con questo album Modestino veste i panni di un vero e proprio narratore d’amore, raccontando attraverso esperienze autobiografiche e vissute in prima persona il sentimento che più di tutti dovrebbe essere raccontato.

La perdita, il vuoto, la passione e la tossicità sono solo alcuni lati dell’amore pregno di verità affrontato nell’EP. L’originalità è data anche e soprattutto dal genere di Modestino, che accompagna il suo timbro vocale con basi che sfiorano, senza toccare pienamente, il mondo del soul e del pop anni ’70.

Un EP in cui è impossibile non immedesimarsi perché autentico e profondamente reale.

INTERVISTANDO MODESTINO

Ciao! Possiamo dire che “Mi vesto romantico” sia un EP sull’amore a 360 gradi?

Assolutamente sì, “Mi vesto romantico” è un omaggio all’amore e racconta le sue varie sfumature. Mi sono divertito e sentito me stesso, ho scritto i testi consapevole del sentimento che ho vissuto in ogni situazione descritta. Credo che essere me stesso possa permettermi di esprimere al meglio la mia musica, senza filtri o barriere.

Da dove nasce l’esigenza di trattare certe tematiche? È un EP interamente autobiografico?

Credo sia molto importante trattare determinate tematiche poiché l’amore è un sentimento molto importante, che va coltivato e preservato. L’EP è autobiografico al 100%, descrivo momenti che ho vissuto intensamente e che hanno lasciato un segno nella mia vita. Parlo anche dell’omosessualità, che per certi versi risulta ancora un tabù per la nostra società: chi vive questa condizione è costretto a nascondersi e per me è inaccettabile.

Il tuo stile vede intrecciarsi cantautorato, funk e soul per un risultato profondamente originale. Quali artisti appartenenti a questi generi ti ispirano maggiormente?

Oggi la monotonia risulta la strada più facile da percorrere, per questo l’originalità non è facile da perseguire. Il mio obiettivo è quello di essere sempre me stesso e non adeguarmi mai alle mode. Gli artisti che mi ispirano maggiormente sono Franco Battiato, Lucio Dalla, Pino Daniele, Enzo Carella, Enzo Avitabile, Tiromancino, James Brown e D’Angelo. Da ognuno cerco di ottenere sempre il massimo, studiando il loro modo di scrivere e di suonare. Credo che ognuno possa insegnarmi qualcosa e metto tutto me stesso per cogliere ogni piccolo dettaglio della loro musica.

 

Come mai hai scelto proprio “Aprile” come brano di anticipazione dell’EP?

Ho scelto “Aprile” come brano di anticipazione perché si differenzia dagli altri per sound e scrittura. L’ho ritenuta un’ottima scelta, giusta per approcciarmi a questo mondo e per far conoscere la mia musica. Ci tenevo molto a questo pezzo, che per me è stata una rinascita che mi ha permesso di comprendere al meglio il tipo di artista che voglio essere.

“Ci vediamo domani” e “Sala d’attesa” parlano entrambe di fine, ma di due finali diversi. che rapporto hai con il cambiamento e con il “ricominciare”?

Nel brano “Ci vediamo domani” racconto di un mio vecchio amico omosessuale che si è tolto la vita, tormentato da mille dubbi e pensieri, alimentati dai pregiudizi meschini della gente che lo circondava. È un brano che parla della fine drastica di una giovane vita. In “Sala d’attesa” cerco di rispondere alle varie domande che l’amore può suscitare, i dubbi, le perplessità e le aspettative di chi attende invano il ritorno di una vecchia fiamma. La speranza di un ritorno e la volontà di ricominciare entrano in forte contrasto con la decisione forte di porre fine alle sofferenze. Credo che ricominciando un qualcosa che si è interrotto si incorra inevitabilmente in un cambiamento.

Dietro ad ogni brano c’è una particolare scelta strumentale. Ti va di raccontarcela un po’?

Abbiamo utilizzato diversi strumenti per accompagnare i brani dell’EP, archi come il violoncello, la chitarra acustica ed elettrica, il piano, il basso, la batteria e i sintetizzatori anni ’70, tra cui korg e roland. Lo stile è stato scelto dal mio produttore Mauro Romano, che scrivendo gli arrangiamenti dei brani con il contributo di vari musicisti come Giorgio Mellone, Fabio Masterkeys Di Bartolomeo e Federico Palomba, lo ha trovato adatto al tipo di testi prodotti e al mio timbro di voce caldo.

 

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