foto di Gianluca Mingotto

La Scapigliatura: i fratelli Bodini presentano il nuovo album “Coolturale” | Intervista

Di Elena Caggia

La Scapigliatura si presenta come un viaggio, che dalla canzone italiana passa per il pop francese e l’elettronica berlinese, fino a sconfinare nei paesaggi rarefatti del post rock nordeuropeo, creando ambienti sonori vasti e compositi.

Un background internazionale ed eclettico che riflette le molteplici esperienze di vita e lavoro della band.

Elena Caggia ha avuto l’occasione di intervistare La Scapigliatura, mercoledì 24 novembre, al Salone 14 YelloSquare a MILANO, in occasione della presentazione in anteprima del nuovo album “Coolturale”; evento inserito nel programma della Milano Music Week 2021.

La Scapigliatura è il progetto musicale dei fratelli Jacopo e Niccolò Bodini. Con il movimento artistico milanese del XIX secolo, da cui prende il nome, La Scapigliatura condivide il caos creativo di capelli e idee. I fratelli Bodini sono stati insigniti della  targa Tenco miglior opera prima nel 2015, con l’album eponimo “La Scapigliatura”.

INTERVISTANDO LA SCAPIGLIATURA

Coolturale” è un gioco di parole molto interessante. Qual è il suo vero significato?

Jacopo: il significato è ambivalente: l’idea è quella di non formulare un giudizio, ma di spronare, in qualche modo, noi stessi e gli altri a pensare alla cultura come qualcosa che può diventare di tendenza.

Niccolò: è una provocazione legata al fatto che al giorno d’oggi si sottovaluta la freschezza della cultura, di qui il termine Cool, ne parliamo nella nostra prima canzone del disco “Insostenibile leggerezza”, dove descriviamo questa spasmodica necessità di vivere il presente, l’effimero che in realtà ti allontana dal piacere.

Spesso la cultura viene vista come una restrizione, invece, è la massima forma d’espressione dell’essere umano.

Rincontrarsi un giorno a Milano” è un pezzo molto profondo, impreziosito dalla voce di Arisa. Come è nata questa collaborazione? Che rapporto avete con la città di Milano?

Niccolò: Il rapporto con la città di Milano è un rapporto d’amore.

Noi siamo cremonesi e seppur vicini in termini di kilometri, siamo comunque lontani, poiché vi è un abisso tra la città di provincia e la grande metropoli.

Milano è la città più internazionale d’Italia e presenta i tratti più caratteristici delle grandi città europee perché ha voglia di fare.

Paradossalmente noi siamo l’esempio della classifica famiglia mediterranea, siamo cinque figli che vivono tutti vicinissimi, ceniamo sempre dopo le 22 però apparteniamo ad una generazione di lombardi.

Milano racchiude la cultura lombarda nel suo apice, è l’unico posto dove mi sento a casa e l’intolleranza che vigeva qualche anno fa è stata completamente eliminata, facendo rinascere la città.

“Milano sguardo maligno di dio zucchero e catrame” è la definizione più bella data da Lucio Dalla.

Jacopo: per me Milano è una ex con cui sono ancora in ottimi rapporti.

Io vivo in Francia da 10 anni ormai però per ragioni di scapigliatura spesso sono qui.

Milano è una città molto bella e distaccandome l’apprezzo ancora di più perché la vivo come una persona che è di passaggio.

Per quanto riguarda Arisa?

Niccolò: è strano pensare di aver fatto una collaborazione con Arisa, siamo molto amici e ci conosciamo da tanti anni, ma è stato comunque sorprendente.

Una sera avevamo registrato la musica del pezzo, senza cantato e abbiamo incontrato per caso Arisa sui Navigli che ci ha chiesto cosa stessimo facendo.

Ha voluto sentire il pezzo e da subito ha ribadito la sua voglia di volerlo cantare con noi.

Lei ci ha tenuto tantissimo sin dal primo momento, aveva voglia di comunicarlo e questo mi ha molto emozionato; ha preso a cuore un pezzo che non rientrava nei suoi soliti canoni.

Questa è la cosa bella: non esistono caselle, non è che la Scapigliatura fa solo cose di nicchia e Arisa è l’emblema della tv nazionalpopolare, le due cose possono assolutamente coesistere.

Cosa significa essere indie oggi?

Jacopo: Difficile. Il nostro primo disco è uscito quando l’indie italiano è esploso, soprattutto con Calcutta e “Mainstream” ed è appunto diventato mainstream.

Anche il titolo “Coolturale” è molto collegato a questo destino dell’indie, da un lato è stato molto bello vedere che chi arrivava dalla provincia si sia preso la scena, dall’altro c’era anche l’idea che se non cantavi in un certo modo non potevi fare musica indie.

L’esplosione dell’indie è stato un fenomeno molto interessante che ha smosso le acque, la cosa bella dell’indipendenza è l’idea di reclamare una propria autonomia rispetto ad una serie di stili.

Niccolò: è strano.

L’indie è nato quando alcune persone hanno superato i soliti canoni standard, come Calcutta che metteva in copertina tutto il contrario di quello che il pubblico si sarebbe aspettato, o come La Contessa, Paradiso, I Cani.

Il punto è che poi chi faceva pop ha iniziato a cercare di fare indie e quindi si è creato un mondo strano.

L’indie è diventato forse una moda.

Il disco è un viaggio che parte da Milano, abbraccia il pop francese sino ad arrivare all’elettronica berlinese; è un viaggio che riflette a pieno il vostro background intercontinentale. 3 nomi di artisti che vi hanno ispirato?

The National

Sebastien Tellier

Christian Löffler