New Indie Italia Music Week #103

“E ritorniamo noi, solamente
Nell’attimo in cui ci si spegne
E la panchina che hai graffiato
Quando non ti sei più sentita
Di tenere giù i tuoi piedi a terra”
(Graffio – Tana Combinaguai)

Perché spesso ci dimentichiamo di noi stessi?
Se solo ci prendessimo qualche secondo al mattino per ricordarci quanto siamo unici prima di toccare il suolo con la punta del piede. Quel suolo forse sarebbe meno scomodo e il passato sarebbe più lieve da portare sulle spalle.

Su quella panchina metteremo le parole del brano che ci tiene vivi, ardenti nei pensieri e nelle scelte.

Scopri il fuoco che è dentro di tè ascoltando i migliori brani Indie Italia della settimana!

Respiro (Album)

Capire chi siamo è alla base di quella che possiamo chiamare vita. Ogni azione, ogni movimento, ogni respiro per l’appunto, è l’aggiunta di quel tassello importante che andrà a costruire la nostra personale fortezza della solitudine.

Quello di Maurizio Carucci non è soltanto un disco da solista, ma anche un disco da solitudine. Una solitudine vissuta in religioso silenzio volta a purificare l’anima.

Nei mesi passati il frontman degli Ex-Otago ci aveva dato tanti piccoli assaggi di quel che negli ultimi due anni è andato a costruire. Adesso però che “Respiro” è fuori, abbiamo un quadro completo del cambiamento messo in atto.

La musica si fonde con la mente e la natura, e dal silenzio più assoluto viene fuori un respiro.

(Filippo Micalizzi)

Maurizio Carucci: 10

 

Anime Stanche

“Anime Stanche” è una polaroid animata di Padova. Come una macchina da presa, il brano cattura qualsiasi aspetto della cittadina a cui l’artista è così legato e noi ascoltatori riusciamo a percepire tutto l’affetto profondo, indissolubile e familiare che lega Dutch alla sua città.

Le sequenze di immagini e i giochi di parole si susseguono veloci nelle liriche di Dutch tracciando i contorni di un luogo filtrato da ricordi e nostalgia e allo stesso brutalmente reale.

Esiste un istinto di sopravvivenza culturale che fa sì che i luoghi vivano sempre dentro di noi, non importa quanto lontano ci spostiamo, una parte di noi rimane sempre lì. Uno spritz che costa come due caffè, i muri pieni di tags, ogni dettaglio racconta una storia di Padova a ogni “anima stanca” che voglia fermarsi ad ascoltare.

(Sara Pederzoli)

Dutch Nazari: 9

 

Impero delle luci

Chissà se Tripolare nel concepire il suo “Impero delle luci” aveva in mente l’omonimo capolavoro, il quadro di René Magritte, celebre rappresentante del Surrealismo. L’atmosfera creata da Tripolare, in effetti, oscilla tra il surreale e il decadente, il testo sembra un vero e proprio flusso di coscienza performato con tutta l’urgenza che anche la chitarra, così decisa e peculiare, sembra trasmettere. L’Impero delle luci di Tripolare, però, è anche fatto di immagini leggere e soavi, difficili da inquadrare tra dimensione onirica e realtà, ma che implorano un’eternità che ora sembra quasi tangibile, ora troppo distante.

(Eva Ceccarelli)

Tripolare: 8

 

Preconcetti

“Cosa si prova a sentirsi una donna, io probabilmente non lo saprò mai”

Così scrive Alda nel suo nuovo singolo “Preconcetti”, che è più che una canzone/sfogo un punto d’ascolto per chiunque, in questo momento, ha bisogno di essere accettato per quello che si è, ansie e paure comprese. “Preconcetti” è il racconto a cuore aperto di un artista che cerca di recuperare le proprie forze affrontando le debolezze di una vita. Alda canta i traumi e le paranoie di tutti noi, cercando di rompere quell’ampolla di vetro in cui siamo imprigionati.

(Ilaria Rapa)

Alda: 8

 

Farabutto

Un brano pop di quelli che scaldano il cuore, come un abbraccio stretto: ecco il nuovo singolo di Nuvolari. Semplice e sincero, dice solo quello che si deve dire, solo la verità. 

“Farabutto” ricorda una lettera scritta su un foglio di carta a quadretti, un messaggio di scuse arrivato quando, dopo la fine di una relazione, di tempo ne è passato. E il tempo ci costringe spesso a ripercorrere con la mente tutto e a farci riflettere (tanto saggiamente quanto dolorosamente) sulle nostre manchevolezze. Alla fine, quasi sempre, quando una storia finisce la colpa sta nel mezzo, o no?

Nuvolari non ha paura di ammettere i propri sbagli, di guardare dritti in faccia errori e difetti e arrendersi a quello che è stato e che non è più, anche per colpa sua. Ed è vero che gli errori ci insegnano qualcosa, perché in futuro, forse, non li commetteremo più. Forse non gli stessi. 

“Ma tu avevi capito tutto, che sono un farabutto, che rimando sempre a domani, lascio cadere dalle mani tutto. Ma ora ho imparato a disegnare un cuore, sì, con altre iniziali, la forma dei suoi occhi chiari”.  

(Benedetta Fedel)

Nuvolari: 8,5

 

Dentro la mia pelle

Andrea Spaziani, in arte SPZ, ha deciso con il suo nuovo singolo di raccontarci una storia assai singolare. Se infatti temi come il senso di inadeguatezza, il senso di impotenza e l’apatia sono già stati ampiamente trattati dal cantautorato italiano, Spaziani decide di colorare il tutto con un nuovo attore sulla scena: esattamente lui, il diavolo.

Già nell’album “NOI/GLI ALTRI” (2021) avevamo pregustato una sorta di atmosfera infernale e il gioco messo in atto da SPZ sembra essere proprio lo stesso: non solo il diavolo sta dentro la nostra pelle ma, come si evince anche dall’immagine del singolo, siamo noi stessi, è la nostra ombra, la nostra interiorità, il nostro essere con tutte le sue tenebre.

Lo stesso SPZ, però, ci dice che “Se mi sorrido va meglio un po’”: dunque il messaggio sembra essere quello di usare l’arma del sorriso proprio contro di noi, contro i nostri demoni. E chissà se otterremo così un attimo di tregua…non ci resta che provare!

(Eva Ceccarelli)

SPZ: 8

 

Gian Marco

Il nuovo singolo del rapper G.bit è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno in questa primavera che forse era partita un po’ monotona.

Con una simpatia davvero peculiare, fatta di giochi di parole (o, meglio, di nomi!), di versi, fischi e rime argute, il tutto incorniciato da una base elettronica a dir poco efficace, G.bit sembra voler in qualche modo confrontarsi con l’autorevolezza e  di quella voce adulta che insistentemente lo interpella “Gian Marco!”.

Quella di G.bit è una reazione giovane, spensierata, ma anche velatamente polemica e provocatoria. Un’attitudine persuasiva, che non può non piacerci e trasportarci!

(Eva Ceccarelli)

G.bit: 9

 

Il male moderno

Il disco di IN6N si apre con l’artista che urla ” Siamo il male moderno” concetto che da il titolo all’album.  Composto 9 tracce viscerali, nate da rabbia e sofferenza, escono fuori prepotentemente, come se fossero paure dal quale liberarsi il prima possibile.

Nella società di oggi spesso capita di vergognarsi delle proprie emozioni e forse, per questo motivo come moto di ribellione sta tornando di moda il genere emo declinato con i generi di oggi, caso più celebre l’incontro con la trap.

IN6N è un artista che s’inserisce in questo filone descrivendo le sensazioni che ha provato sulla propria pelle, grazie alle quali ha capito che sentirsi diverso non era un limite ma una grande opportunità.

(Nicolò Granone)

IN6N: 7

 

14 maglioni

Valucre ha portato 14 maglioni in giro ma, freddo non ce n’è. Ebbene sì, la primavera non arriva proprio per tutti, specialmente nei cuori di chi sta ancora vivendo nell’inverno delle proprie emozioni. Un po’ come ci racconta Valucre, con la sua voce bassa, eterea quasi sussurrata, nel suo nuovo singolo “14 maglioni”. Un singolo lo-fi che descrive con metafore e similitudini una stagione sentimentale che si spera possa lasciare spazio ad una nuova e ricca di vitalità.

(Ilaria Rapa)

Valucre: 7,5

 

Memo

Il ritmo incalzante del nuovo singolo di CRLN riflette la velocità con cui affrontiamo la nostra quotidianità nel lavoro, nei rapporti sociali ed in ogni nostra azione tanto che abbiamo necessità di ricorre ai “Memo” (omonimo titolo del testo).

“Metti un promemoria e dimmi che mi ami”

Quei colorati post-it o lo note del cellulare sono diventati i nostri salva vita, i nostri paracadute per attutire la frenesia da cui siamo sopraffatti.

(Alessandra Ferrara)

CRLN: 8,5

 

CREDICI

“E chi l’avrebbe mai detto che potesse fare così male?”

Liede vive nella disillusione che tutto andrà meglio. Un pensiero condivisibile, se non stessimo vivendo negli anni del pessimismo più catastrofico. Però ci crede, ci crede davvero e non fa altro che ripeterlo, perché in fondo cosa può esserci peggio del peggio stesso?

La produzione è minimale, si muove in sottofondo per paura di uscire allo scoperto, un po’ come la paura stessa dell’artista di pronunciare quelle parole di promessa futura. Il coraggio però arriva e con esso anche la musica, che si spinge in alto per sorreggere quel “credici amore domani migliora”.

(Filippo Micalizzi)

Liede: 8

 

Penso più forte

Bello innamorarsi e poi lasciarsi ed essere ancora innamorati: “un capitolo chiuso di un libro mai scritto” canta Zanzi nel suo nuovo singolo dal titolo “Penso più forte”.

Quando sia ama diventa tutto “più forte” su una scala di intensità che raggiunge l’apice proprio quando tutto finisce. Allora ha senso credere nell’amore? Cercare l’amore? O semplicemente arrendersi?

“Adesso basta che domani è lunedì!”

(Alessandra Ferrara)

Zanzi feat Maliva: 8,5

 

 Coppa Martini (EP)

“Coppa Martini” è il nuovo mini EP di Halba x Foldino. Al suo interno i singoli “Discoparty” e “Fa Niente”, brani che esprimono molto bene la versatilità del duo di Cinisello Balsamo, capaci sia di parlare di tematiche più soft in una forma più pop, come in “Discoparty”, sia di esprimere la loro vena da liricisti in un brano più rap, conscious e senza ritornelli come “Fa Niente”.

Un EP per accontentare tutti, sia chi ha bisogno di un brano più leggero e ironica, sia chi vuole un brano che lo incoraggi ad affrontare le proprie paure e superare gli ostacoli. 

(Sara Pederzoli)

Halba x Foldino: 8

 

Indovinello

Non è rap, non è musica dance e non è pop: “Indovinello” sa solo quello che non è. O è, semplicemente, tutto?

In “Branco”, precedente album dell’artista (rapper? cantautore?), abbiamo visto come Canca estremizzi la commistione dei generi. Quello che è interessante è che si tratta di una miscela come olio e acqua: permangono i limiti sonori tipici dei generi – che sono sempre e comunque riconoscibili nei suoi pezzi – ma la cosa, sorprendentemente, funziona. “Indovinello” segue la filosofia e, anzi, la migliora.

Ed è un po’ un indovinello anche il testo, un insieme di piccoli pezzi, flash di vita, propria, comune, ricordi, pensieri, messaggi. E, se riusciamo a mettere sapientemente insieme tutti gli indizi, arriviamo a ricomporre chi sia Canca davvero, che cosa abbia in testa (“la mia testa è un po’ un indovinello, uo oh”). Sfida ardua, ma vi assicuro che ne vale la pena.

(Benedetta Fedel)

Canca: 8+

 

2006

“2006”, il brano con cui fa il suo esordio NIQUE è un tuffo dentro i ricordi più belli, ma anche la promessa che è possibile prendersi cura l’uno dell’altro, cercando di superare insieme anche i brutti momenti, che inevitabilmente  si deve affrontare durante la vita.

Per consolarci dal fatto che l’Italia non sia qualificata ai prossimi mondiali alziamo il volume riflettendo sulla fragilità della felicità. Forse il calcio non è solo un gioco e capire l’amore è più facile del previsto a condizione di trovare la persona giusta.

(Nicolò Granone)

NIQUE: 7,5

 

Fuoco Blu

“Non fatevi illudere da questa canzone e dalla sua tromba, è come uno scherzo, può divertire ma se vedete bene, in fondo, è triste” commenta il duo Alcalà per l’uscita del primo singolo “Fuoco Blu”.

E, in effetti, il pezzo pop si lascia scandire dal ritmo incalzante di una chitarra acustica e da trombe apparentemente allegre (un po’ alla Fulminacci). Ma il testo non ha nulla di felice: i cuori spezzati da storie finite male – che non sanno, poi, davvero finire – raramente hanno qualcosa di allegro. Si parla di un amore raffreddato, che non va mai come dovrebbe andare, come un fuoco che dovrebbe essere rosso, ma invece è blu e che “brucia tutto ciò che non è stato”.

E forse un aspetto allegro c’è, anche se è difficile da vedere, nascosto tra una musica allegra e un testo triste. Forse c’è, anche se ci suona sempre un po’ come un cliché: quando si ha il coraggio di chiudere la porta, ogni fine non è altro che un nuovo inizio.

(Benedetta Fedel)

Alcalà: 7,5

 

Fare tardi (Album)

I suoni eterei e notturni degli Aftersalsa ci avvolgono in una calda coperta, “Fare tardi” è il loro debut album da ballare, respirare ed accogliere dentro di noi, che ci trasporta in una città vuota di notte, sotto le stelle, dentro una quotidianità che la band riesce a descrivere in modo impalpabile e romantico ma allo stesso tempo, così diretto.

“Hai presente il rumore delle prime gocce di pioggia, nel silenzio della notte” (“Nessuno sveglio”) solitudine, pensieri, paranoie e dubbi, di notte tutto è più amplificato, l’assenza di qualcuno, il vuoto che percepiamo dentro di noi, quei ricordi che vengono a trovarci ad intermittenza e camminano liberi dentro la nostra testa, e li lasciamo liberi di scorrere e farci male, mentre osserviamo dalla finestra la vita delle persone fuori.

“Persol” con il featuring di Ibisco ci trasmette tutto il dolore di una perdita, quando non vogliamo neanche più sentire i pensieri che ci vorticano in testa, proprio come in “Bustine di te” che ci ricorda i momenti in cui non eravamo soli, ma c’era qualcuno con cui condividere i piatti sporchi nel lavello e le tazze di tè bevute a notte fonda, durante quelle conversazioni a cuore aperto che solo con la complicità del buio possono avvenire. Il messaggio degli Aftersalsa è chiaro: non è mai troppo tardi, per fare tardi e quando finisce, lo decidi tu.

(Margherita Ciandrini)

Aftersalsa: 9,5

 

Duecento

“Se domani ci svegliassimo in un altro mondo, uno in cui quello attuale non me lo ricordo”
Il sound psichedelico ed il testo deciso e pungente sono le caratteristiche di VV che con “Duecento”, brano che anticipa il disco in uscita il 29 aprile, fa esplodere la sua bomba fatta di colori e coriandoli dentro la nostra testa e non riusciamo a smettere di cantare “uuuuh uuuuuh” insieme a lei. Un brano di denuncia sul mondo attuale, del quale ci lamentiamo costantemente ma difficilmente facciamo qualcosa per cambiarlo, ma se unissimo le forze potremmo sperare di avere una speranza di averne “Uno in cui avere ragione è come avere torto, uno in cui si faccia pace prima dello scontro”. Una call to action a ritmo quella di VV e non possiamo fare altro che seguirla in questo turbinio energico, prima o poi qualcuno ci sentirà.

(Margherita Ciandrini)

Vv: 8,5

 

Rubabandiera

 

“Sembra quasi che ciò che ci fa tristi in realtà sia ciò che ci tiene vivi”

I Magenta Flora, o come amano autodefinirsi “l’emo del nord est” vogliono portarci a ballare e ci riescono alla grande con “Rubabandiera”: il suo sound electro-pop e coinvolgente farebbe muovere anche il più scettico degli ascoltatori. “Scrivo al mio amico immaginario che in fondo non è l’unica cosa che ho immaginato, nella testa ho troppe voci” Klaudio e Sebastiano non si sentono a casa propria nemmeno quando ci sono effettivamente, i sentimenti contrastanti sono il fulcro del brano e “carpe diem” sembra essere il motto della band, perchè dopotutto se non ci provano loro ci proverà qualcun’altro, e la vita è fatta di occasioni: l’unica cosa possibile è fare quello che ci sentiamo esattamente nel momento in cui lo proviamo, il tempismo è tutto e se non riusciremo a cogliere quello giusto, sarà già passato il nostro momento.

(Margherita Ciandrini)

Magenta Flora: 9

 

Aprile

La canzone giusta per accompagnarci in questo risveglio di primavera, in cui si sa, i sentimenti escono dal letargo. Soffice e romantica ci trasporta subito in un paesaggio rurale, il locus amoenus che forse ci serve in tempi così difficili.

“Il tempo per averti, toccare le tue mani, all’alba di un aprile dei cambi stagionali”.

Testo semplice e scanzonato, ci riporta agli anni sessanta della musica italiana. Insomma, ideale per perdersi con la testa tra le nuvole baciati dal sole.

(Bianca Cela)

Nostromo: 7

 

Houdini

Un amore tossico che potrebbe non durare per molto, porta la protagonista della canzone a vivere momenti di spensierata euforia alternata a struggimento.

“Questo amore non é amore se tu mi fai girare se tu se tu mi fai girare. Questo amore mi spacca il cuore quando non ci sei”

Melodia dai toni melodrammatici caratterizzata da un bellissimo assolo di quella che sembra essere una armonica a bocca (ma potrebbe trattarsi anche di un suono prodotto da un pianoforte elettrico) chiude la canzone e ci trasporta in un contesto quasi jazz che ben si amalgama con il sapore agrodolce del brano.

(Bianca Cela)

Livrea: 7

 

Ridere di me

Ironico all’apparenza, il brano sottintende una malinconia infelice dettata da una sindrome dell’impostore d’amore: “e certe volte sono sfatto, distratti quasi sempre ma so che un po’ ti piace stare con un deficiente”.

Alberto de Scalzi ci porta in una realtà che accomuna probabilmente molti di coloro che possiamo definire “estroversi”: quel voler fare il “buffone” per strappare una risata a chi ci circonda, ma che al contempo a volte mette nella linea della perplessità dell’esagerazione, e quel ridere di me non si capisce più se viene fatto in modo ironico o serio.

E se soprattutto la condizione nasce in presenza della persona amata, la situazione porta facilmente ad una destabilizzazione emotiva. Un brano urban che convince l’ascoltatore.

(Bianca Cela)

Eames: 8

Ascolta i migliori brani Indie Italia con le playlist di Indie Italia Magazine!