PH: Riccardo Ruffolo

Deriansky: “Avere la nausea fa riflettere” | Indie Talks

Nella società di oggi, e di riflesso anche nella scena musicale italiana,  molto spesso si cerca di rispettare una linea politicamente corretta,   mantenendo così un certo controllo in modo da non dire niente di polemico. L’arte può essere una scintilla utile per innescare dibattiti su quello che succede ogni giorno, e pazienza se andando contro il sistema si può offendere qualcuno, ma tanti preferiscono rimanere nel limbo, senza esporsi.

Per fortuna però ecco Deriansky, che senza tanti giri di parole, arriva diretto come un pugno ben dato sulla bocca dello stomaco. Dentro le sue canzoni scorrono fiumi di parole, gettate fuori con rabbia e rassegnazione, in “qonati” spontanei e violenti.

Cresciuto in un contesto undergroud tra Parma e Milano, ha sentito l’esigenze di lottare contro i demoni della sua generazione, usando il rap come valvola di sfogo.

Ho bisogno di dire tutto ciò che non mi sta bene

E il motivo per cui non mi va bene

DERIANSKY X INDIE TALKS

Come descriveresti la sensazione di aver nausea?

Opprimente, avere la nausea ti fa mettere in dubbio anche ciò che di solito ti piace. Se è una costante, ha la possibilità di cambiare la tua percezione delle cose. Un esempio è come quando mangi troppo una cosa che ti piace, ti fa stare male e dopo, nonostante ti sia piaciuta, la associ solo al malessere. Avere la nausea fa riflettere.

Quali sono i comportamenti umani che ti fanno schifo?

Ciò che mi nausea sono dinamiche che coinvolgono anche me. Schiavi dei social e dei soldi. Non sopporto l’ipocrisia e la ricerca malsana di dover apparire in modo impostato.

PH: Riccardo Ruffolo

Cosa succede dopo un’overdose di felicità?

Bella domanda, a me ormai essere felicissimo mi mette ansia perché ho già paura del down dopo. Quando uno si rende conto di quando è felice rischia di associare quella sensazione all’ansia che non rimanga per sempre. Essere felici è il primo obbiettivo della vita per me, ma sto molto attento a non scambiare la sensazione con delle illusioni futili.

Perché la musica aiuta a buttare fuori i pensieri?

Perché è molto personale. Io sono una persona molto introversa e grazie al rap mi sono sempre sfogato. Quando avevo 15 anni facevo brani da 7 minuti solo di sfogo in cui parlavo dei miei sbatti, una volta pubblicate mi sentivo meno appesantito e mi aiutava a socializzare perché trovavo gente che si rivedeva in quello che dicevo.

Hai fiducia o nutri un rifiuto nei confronti dei politici?

Credo nella politica come concetto ma non in ciò che vedo adesso. Provo un forte rifiuto e disprezzo per i politici di oggi causato dal fatto che sia una gara a chi promette di più e chi prende le parti più convenienti. Il fatto che i giovani votino sempre di meno dovrebbe far capire che oramai la sfiducia nella politica è qualcosa quasi di atavico. La politica sana la vedo nell’attivismo di gente che non fa politica.

PH: Gianluca Dall’Argine

Ti sei mai sentito con la coscienza sporca? Se si come hai reagito?

Molte volte, io sono molto autocritico e spesso mi sono dato anche colpe che non meritavo di avere. Ognuno ha i propri scheletri nell’armadio, a volte è opprimente, a volte le sensazioni di malessere riaffiorano solo dopo che assimili lo sbaglio, ma l’obbiettivo è imparare dagli errori e andare avanti, per forza.

Mangiare bene e dormire male o dormire bene e mangiare male?

Dormire bene e mangiare male in questo momento della mia vita.

Contro cosa combatte Deriansky?

Io, nonostante potrebbe passare questo spirito di rifiuto e presa male, in realtà non combatto contro niente, ma sicuramente combatto per qualcosa.

Analizzo e vivo la mia vita. Io voglio fare la mia parte per una comunità sana e a cui mi sento di appartenere. Per dirtene una, non sono contro il capitalismo ma sono per il consumo consapevole; non sono contro il mainstream ma sono per lo spessore artistico.

Cerco di non essere mai anti qualcosa ma essere pro ciò che apprezzo, è una differenza, a mio parere, sostanziale. Ormai vedo molti giovani che si sentono parte di qualcosa che nasce per essere l’anti qualcos’altro, molto triste e mi fa pensare molto, dovrebbe farci pensare tutti.