New Indie Italia Music Week #113

“I want to break free, I want to break free
I want to break free from your lies
You’re so self-satisfied I don’t need you
I’ve got to break free
God knows, God knows I want to break free” (I want to break free – Queen)

Una canzone per sentirsi liberi o per essere liberi? Le sensazioni momentanee ci aiutano in un presente che non esiste già. Stralciare permanente un velo, qualsiasi esso sia, invece, ci apre a un mondo fatto di colori vividi, in cui nulla viene celato ex ante all’esperienza.

La musica, non può che accompagnarci in questa nostra ricerca, alimentando la fame di libertà insita in noi.

Scopri il nuovo numero del New Indie Italia Music Week, e scopri i migliori brani “Indie Italia” della settimana, scelti e recensiti per alimentare la tua unicità.

 

Letti (feat. Alessandro Gori)

“Letti” nasce dal monologo omonimo di Alessandro Gori ed è un brano che ci porta ad ondeggiare a ritmo, oscillando tra un mare di ricordi e una strana nostalgia. Il sound è estivo e scintillante, classico dei pezzi in uscita in questo periodo, ma è giusto così!

La canzone dei contrasti, dove la voce scusa di Gori subentra allineandosi alla perfezione con la voce scenografica di Avincola, capovolgendo il tutto. Il finale non lascia via di scampo, creando la perfetta hit estiva, in chiave crepuscolare.

(Sara Pederzoli)

Avincola, Alessandro Gori: 7,5

 

Cowboys

Nuovo viaggio di Kamahatma, “Cowboys” è il primo tormentone folk, che in pochi minuti ci teletrasporta in un ranch del Texas.

Le sonorità sono appunto quelle di un folklore 2.0, che cerca di elevare momenti di vita quotidiana, parlandone nelle canzoni.

Il brano ci racconta che insieme alla persona amata si ha meno paura, riuscendo a scampare a qualsiasi pericolo, come frecce degli indiani che cercano di minare la nostra stabilità.

Insieme è più facile rimanere in piedi.

(Sara Pederzoli)

Kamahatma: 7-

 

Impazzirei

L’amore è pazzia. Quante volte ci siamo trovati a fare cose senza rendercene conto, andare in posti a caso senza sapere come ci siamo finiti e tutto per cercare quella persona che ci completa, come il perfetto ultimo pezzo di un puzzle.

Dada nel suo primo brano da solista ci racconta proprio questo. “Impazzirei” è un manifesto in cui tutti ci possiamo riconoscere, perché almeno una volta abbiamo detto a noi stessi che prima o poi saremmo impazziti, continuando a pensare ad una persona. Con questo brano possiamo sentirci meno soli.

Nota di merito per il sax che accompagna la voce di Dada, dando particolarità al sound di tutto il pezzo.

(Sara Pederzoli)

Dada: 9-

 

OK KO

Sonorità anni Novanta, mood chill ed è subito “OK KO”, il nuovo singolo di Zo Vivaldi. Un brano nostalgico grazie alle influenze del dream pop che contaminano e  rendono speciale “OK KO”.

Zo Vivaldi è un cultore del caos, ma allo stesso tempo dei ricordi. Col suo nuovo brano, infatti, l’artista si immagina come sarebbe stato vivere in un’estate del 1998, magari ascoltando la musica di quel periodo, con i sogni di quella generazione e in modo particolare con la loro idea di relax… di pomeriggi trascorsi a bordo piscina sorseggiando un bel cocktail ghiacciato.

(Ilaria Rapa)

Zo Vivaldi: 7

 

Radio Whitemary (Album)

In questo periodo nel panorama musicale italiano stiamo assistendo ad una bella rinascita della techno. Ancora più bello è il fatto che sembra si stia imponendo una forte presenza femminile a guidare il tutto. Tra le varie new-entry di questo genere troviamo lei, Biancamaria Scoccia che come molte figure appartenenti a questo genere, ha iniziato dal jazz per poi arrivare alle sonorità più tecnologiche.

Dopo il suo primo Ep dal titolo “Alter Boy” ci presenta il suo primo disco in assoluto, composto da ben quattordici brani che ci trasportano in una discoteca dalle tonalità futuristiche.

Il filo conduttore di alcune tracce dell’album è il tema dell’unione: dopo il periodo di pandemia, infatti, sentiamo il bisogno di tornare a stare in compagnia, e perché no, magari ri-iniziando proprio dal ballare tutti insieme, come ci racconta nel brano ‘’Ma chi se ne frega’’.

Il disco alterna momenti di felicità, almeno apparente, a situazioni di sconforto ponendoci su un’altalena di emozioni contrastanti.  Whitemary ci tiene anche a farci sapere chi sono state due delle sue fonti di ispirazione: Grace Jones e i Soulwax, rubando dalle loro interviste l’essenza di ciò che li ha resi unici.

(Bianca Cela)

Whitemary: 7,5

 

Ambigua

Anche questa volta cmqmartina trasforma la sua amata cassa dritta nel foglio bianco in cui racconta una situazione “Ambigua”.

Una techno liberatoria che non ti fa stare fermo, colora la notte e asciuga le lacrime. E infatti ora “ballo sopra il tavolo dove mi hai fatto piangere”. Come un flauto magico che nella notte ci richiama a sé, tra le luci strobo e il ritmo incalzante della musica, ci troviamo ad essere peccatori senza pentimento. Perché quello che è costantemente presente nelle canzoni di cmqmartina è un’orgogliosa capacità di ammettere che sbagliare non fa altro che renderci umani, simili; che probabilmente certe cose vanno fatte, anche quando non si è sicuri di cosa siano o di dove portino. Anche quando sono ambigue.

Dovesse andare male, ci consoleremo tra le braccia di qualche amicə, “tra fumare e bere” (che poi ha sempre funzionato bene, o no?).

(Benedetta Fedel)

Cmqmartina: 8

 

ANARCHICI

Ginevra ha definito il suo nuovo singolo “Anarchici” il suo “manifesto di libertà e inclusione” ed è così vero che riesce difficile spendere parole su un testo così pieno di significato. La cantautrice utilizza sapientemente il genere elettronico come sfondo alle parole, in un’alternanza di spensieratezza e libertà, riflessione sincera e messaggio. La musica è leggera e le parole sono pesanti, ma è un ossimoro che funziona alla perfezione.

“Chiamano gli anarchici quelli che si amano davvero, quelli che proteggono chi sono, quelli che combattono da soli i dubbi eterni di chi li ha messi al mondo”. Il pezzo è un invito a sentirci coraggiosamente orgogliosi di chi siamo, anche se il mondo ci etichetta e ci punta il dito contro. Perché accettarci, imparare ad apprezzare noi stessi, abbracciare i nostri demoni e saperci dialogare, è l’unico vero modo per sentirci “bene così”. E c’è una verità assoluta che Ginevra ci regala in questo pezzo, una di quelle cose che dovremmo ripeterci tutte le volte in cui abbiamo paura di essere noi stessi.

“Meglio stanchi morti che vivi nell’ombra. Meglio esser noi stessi che fingerci nulla. Meglio stare svegli che perdersi l’alba”

(Benedetta Fedel)

Ginevra: 9,5

 

Ansia Capitale (Album)

In un periodo storico della musica in cui parlare di “indie” appare così astratto e lontano i Management ci ricordano che invece è ancora possibile portare avanti l’originale formula del genere senza mai risultare statici o ripetitivi. Lo fanno con “Ansia Capitale”, il loro nuovo album dal titolo più che esplicativo, perfettamente coerente con la tensione che pervade ciascun brano dall’inizio alla fine.

Un lavoro che si sposa perfettamente con i più malinconici del vecchio indie, ma non solo!

(Eva Ceccarelli)

Management: 8

 

Carta

“Vorrei svegliarmi e fare finta che tutto sia fatto soltanto di carta”

Candido, leggero, fragile come la carta: così si potrebbe altresì descrivere il nuovo singolo del gruppo LINGUE. Un brano disilluso, che guarda in faccia le frustrazioni della vita contemplando pur sempre la via del sogno e della speranza. Un progetto giovane e spontaneo che con molta probabilità aprirà porte interessanti a questi cinque ragazzi.

(Eva Ceccarelli)

LINGUE: 8

 

VOLUME II CURE (Album)

Intenso, disturbante, scomodo e traboccante di carica: il nuovo album di GIUMO è tutto questo e molto di più. L’esponente della KLEN SHEET ha concentrato in questi 13 brani tutta l’ideologia decadente del collettivo, questo anche facendosi affiancare dai fratelli Tanca, Ngawa, Goldreick, Maggio, Monoryth e dal collega 9DEN per il pezzo “HARDWARE”.

Facilitatore di sfoghi e provocante al punto giusto, viene davvero da domandarsi se questo VOLUME II della storia di GIUMO sia effettivamente curativo o semplicemente constatativo.

(Eva Ceccarelli)

GIUMO: 7,5

 

La Ruota

“La Ruota”, brano con cui si presenta OIDA, riflette sul significato dell’esistenza, partendo dal presupposto che la nostra vita segue precisi rituali scanditi dallo scorrere del tempo. Minuti, ore, giorni o anni che hanno la stessa durata da sempre, ma che ognuno di noi percepisce diversamente, a seconda del contesto nel quale è inserito socialmente e spiritualmente.

Questa canzone, nata per esorcizzare un lutto, diventa la strada utile per approcciarsi a nuovi piccoli futuri, un rito per fare pace con il dolore andando avanti inesorabilmente seguendo il modo di agire tipico della natura.

(Nicolò Granone)

OIDA : 7,5

 

Gent

Due persone possono amarsi così tanto da finire addirittura per odiarsi. Questa teoria può sembrare un paradosso, ma Selflore e Tana Combinaguai ci danno la conferma che la realtà è proprio così.

Molte coppie, per paura di scoppiare, tendono ad assorbire tutto passivamente, cercando di procrastinare le decisioni ad un futuro prossimo. All’improvviso però appare diventando un muro contro il quale la relazione si schianta, sfracellandosi in mille pezzi.

Da quel momento iniziano le accuse, i baci assomigliano a coltellate e nessuno dei due ha il coraggio di ammettere le proprie colpe.

Il dolore e la rabbia prendono il sopravvento, emozioni che tuttavia non riusciranno mai a cucire tutte le ferite, lasciando aperta una piccola cicatrice nella quale si è rifugiata l’ultima briciola d’affetto.

“Ci incontreremo con occhi bagnati alle messe nere, ma copriti fa freddo”

(Nicolò Granone)

Selflore, Tana Combinaguai: 8

 

Opet (Album)

Ciò che colpisce del nuovo album di Sandri dal titolo “Opet”, fin dal primo ascolto, sono gli arrangiamenti delle 9 tracce dove nacchere, chitarre dolcemente distorte, strumenti a fiato dipingono un paesaggio intimo, naturale.

Il focus dell’album è l’uomo, le sue fatiche fisiche determinate dal lavoro, i suoi sentimenti, le sue fragilità che si mescolano agli elementi della natura diventando strumento delle sue azioni.

L’uomo descritto da Sandri ha un “cuore di terra”, “perfetto” anche se incontra ostacoli nel suo cammino. Un uomo che si lascia trasportare dalle onde del mare, ma che ha bisogno di qualcuno che sia il suo sostegno.

(Alessandra Ferrara)

Sandri: 8

 

Blu elettrico

Come si fa a scappare dagli ostacoli, dalle paranoie che la nostra mente crea? “In fondo vedo una sirena blu elettrico e una discesa a mare” canta ESPOSITO nel suo nuovo singolo dal titolo “Blu Elettrico”.

Non immaginare ciò che sta oltre questi falsi limiti ci porta ad “evitare di guardare dentro di me”, a star sicuri che quella sia la normalità. Ed invece no, “in fondo c’è un tramonto arancione” che dobbiamo solo raggiungere, dal quale farci avvolgere, sentire il suo calore e rinascere.

(Alessandra Ferrara)

ESPOSITO: 8

 

Animale guida

Ci sono momenti della nostra vita in cui ci sentiamo “fra ombre misteriose” ed intrappolati “nelle gabbie dei pensieri” per cui siamo distanti da noi stessi, dagli altri.

Con il suo nuovo singolo intitolato “Animale guida”, Lo Straniero immagina di affidare la sua esistenza ad un’entità che gli “tolga la fatica” come potrebbe essere un animale, che indichi quale sia la direzione giusta per uscire fuori da quella nebbia da cui non si vede la luce.

(Alessandra Ferrara)

Lo Straniero: 7

 

Giunone

Che sia quella italica o greca, tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta della dea che, nella tradizione popolare, è ritenuta simbolo dell’amore. Moglie di Giove per i romani, “Giunone” è stata cantata come compagna fedele e paziente da molti poeti. Ed è proprio così che Malavedo la canta oggi in musica.

Per l’artista lecchese, Giunone è capace non solo di lasciar seguire all’amato il suo destino, ma anche e soprattutto di aspettarlo al suo ritorno. Ecco, allora, che la dea si rivela raffigurazione, più che dell’amore in generale, del vero amore, quello che sa resistere all’aumentare delle distanze e al trascorrere dei giorni. Questa resistenza ha il suono di un groove che sa catturare sin da subito l’ascoltatore, con la stessa presa che Giunone, al di là di spazio e tempo, continua ad avere sul suo amato. E lo spinge ancora a cantare: “Sto bene solo se stai con me/Sei tu quel fuoco che brucia/Che brucia in me”.

(Aurora Aprile)

Malavedo: 7,5

 

Storia breve

Frah Quintale ci racconta una “Storia breve” con tutte le sue sfaccettature, dall’incontro alla fine. Inizia tutto da un gioco di sguardi, due persone che si guardano da lontano, si studiano, cercano di capire se possono piacersi, poi si passa al momento della fissa.

“Non c’è via di fuga da quegli occhi blu” (“Nuova fissa”) tutti i nostri dubbi si cancellano automaticamente quando incontriamo lo sguardo giusto, che improvvisamente diventa quello necessario, quello di cui non possiamo fare a meno. “Lo sai ho letto che l’amore è una sensazione” (“Love ya”) non vogliamo crederci, ma l’amore ci travolge come un camion a 100 km/h e non sappiamo come fare a riprenderci: abbiamo bisogno di quella persona accanto a noi.

Improvvisamente, come è iniziata finisce, tutti i sentimenti che abbiamo provato sono sfumati nel vento dell’estate e sono svaniti nel nulla, niente è per sempre e rimaniamo soli con la nostra ombra ma non ci pentiamo di nulla, tutto quello che abbiamo vissuto è stato vero e lo porteremo nel cuore.

(Margherita Ciandrini)

Frah Quintale: 9,5

 

Il mondo a metà

“Lascia uno spazio per me, tra le valigie da fare”

Zeep ci racconta di una mancanza che ci pesa dentro il cuore in “Il mondo a metà”, un viaggio che separa, che unisce, che ci trasporta dentro una realtà passata che ci porta a ricordi indelebili.

Un sound travolgente che ci conquista e ci coinvolge, e ci troviamo senza una parte di noi stessi, quella parte che abbiamo lasciato indietro e difficilmente riusciremo a ritrovare altrove. Trasferirsi in una nuova città, cambiare completamente vita, ha i suoi risvolti positivi, ma Zeep ci canta di tutte quelle situazioni che ci mancheranno, cose che davamo per scontate e che ora non ci sono più, le nostre radici rimarranno sempre forti dentro di noi, così come tutte le persone che ci conoscono da una vita, tutte le cazzate che abbiamo fatto nel tempo e tutte le amicizie che abbiamo stretto: anche se saremo lontani, non le perderemo.

(Margherita Ciandrini)

Zeep, Kaizén: 9

 

Spazio – tempo (Album)

Il preludio che conferisce il titolo all’album ha la leggerezza di chi, appunto, vuole farci arrivare in uno spazio temporale non nostro in modo suggestivo. L’Ep, il primo del cantautore calabrese, si compone di cinque tracce, tra cui una versione acustica del suo primo singolo ‘’Oceano Pacifico’’ che delinea una richiesta da parte del cantante di un po’ più di spensieratezza per poter tentare di alleviare di più le complicazioni quotidiane.

Tra i vari modi dell’arabo per augurare buona fortuna sceglie il termine binnajaah ( بٱلنجاح ), che ha per lo più l’accezione di ‘’con successo’’, per intitolare un brano. Esso racconta la storia di un migrante costretto a fare un viaggio estenuante nella lontana terra egiziana, e, proprio per questo, non a caso ad aver ispirato il brano è stato proprio il fatto di cronaca che ha coinvolto Patrick Zaki.  ‘’Io non credevo in niente, avevo il mare in mente, un luogo della mente’’.

L’ultima traccia, spazio-tempo, è un perfetto connubio tra un suono chill ed uno misterioso che potrebbe benissimo far da colonna sonora ad un videogioco ambientato in un tempio sperduto.

(Bianca Cela)

Francesco Coriale: 8-

 

Martina

L’irriverente e sfacciata (in senso positivo) Francesca torna con un singolo. Seguendo la strada spianata da Ariete, la giovane continua a raccontarci la sua storia, quella di una giovane che ha appena iniziato la sua vita al di fuori del liceo. Sempre vera ed audace, il brano sembra delinearci la figura di una ragazza, Martina, che di facciata tende a darsi delle arie tenendo i tipici atteggiamenti giovanili ribelli di chi sembra che sappia di avere la verità in mano, ma sta solo ancora cercando di capire chi è, ‘’Martina lo sai che non sei niente di che, un giorno mi racconterai che cosa pensi di me’’.

E l’autrice, che ha una cotta per lei, non sa come amarla, non sa come prenderla, però è l’unica che  riesce a vedere il substrato di insicurezze che celano dietro all’armatura di finta risolutezza e sfrontataggine. ‘’ Vorrei le tue braccia addosso come le bretelle, metterti all’inizio delle cose belle’’

(Bianca Cela)

SVD: 8

 

 Bart Forever (Album) 

Bartolini apre una finestra sulla sua storia. Ma è una finestra in cui il tempo sfuma perché è allo stesso tempo passato, presente e futuro: un flusso in cui “non sono più come una volta”, ma contemporaneamente sono “Bart Forever”.

C’è davvero tanto di lui qui, lui che questo album lo ha scritto ma anche prodotto. C’è tanta introspezione, tanta sincerità. E non è una fotografia, una presentazione definitiva. È un album “fotografico” in cui ci mostra quello che è stato, quello che a tratti è, ma anche quello che ha paura di diventare, quello che vorrebbe essere, quelloin cui un mondo che si è fermato per anni lo ha trasformato. E ce ne sono di domande da porsi e di pagine bianche alla fine.

Bartolini non sfugge solo al tempo, ma anche alle definizioni sul suo genere che, sebbene si avvicini all’indie rock e alla new wave, rimane personale. Ed è questa la cosa più apprezzabile del musicista calabrese: che non ha mai paura di mostrarci ciò che è strettamente personale, ciò che è imperfetto ed è suo forever.

(Benedetta Fedel)

Bartolini: 8+

 

Valanga

“Più ci tieni, più fa male”

I Cara Calma ci cantano una richiesta d’aiuto in “Valanga”, un brano introspettivo che ci proietta dentro i nostri pensieri più oscuri e profondi, mentre capiamo che abbiamo bisogno di fare affidamento su altre persone per superare le valanghe che ci propone la vita.

Tutti i problemi e le difficoltà che il destino ci mette davanti, riusciremo a superarli se qualcuno sarà accanto a noi, pronto a supportarci in qualsiasi situazione. Numerosi saranno i nostri momenti bui, e tutto quello che chiediamo è di non rimanere soli ad affrontare i nostri demoni, quindi domandiamo a quelle persone che sono importanti per noi: se puoi, ti prego resta. La nostra difesa più grande è la complicità con chi ci conosce così bene da rimanerci accanto in ogni situazione, ed in qualsiasi momento sappiamo che potremo contare su di loro, anche quando non riusciremo più a fidarci di noi stessi.

(Margherita Ciandrini)

Cara Calma: 9

 

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