Jo Brown: “In un mondo di Quaquaraquà ringrazio la musica” | Intervista

Jo Brown rivede in chiave funky e R&B il romanzo di Leonardo Sciascia, “Il giorno della civetta”, nel quale l’autore cita la categoria degli uomini Quaquaraquà. Proprio questo è il titolo scelto per un brano di denuncia sociale con il quale il musicista vuole denunciare come nella società moderna, le bugie vengono tollerate sempre di più, con i social network che hanno il potere di rendere irreale una vita che in realtà non esiste.

Possiamo trovare questa traccia è inserita nel nuovo album di Jo Brown, dal titolo ” I’m Italiano” diviso al 50 e 50 tra canzoni in inglese e in italiano, scritte nel corso degli anni.

INTERVISTANDO JO BROWN

Qual è la tua definizione di “Quaquaraquà”?

Credo che questa parola sia più attuale che mai. Quando ho scritto il testo di questa canzone sicuramente ero ispirato dal film di Damiano Damiani. Tuttavia, trovo che di persone inaffidabili ce ne siano tante. Dalla politica al mondo dello spettacolo fino ad arrivare alla nostra quotidianità. Per me un uomo d’onore è colui il quale sa essere di parola. Vedo troppe promesse e pochi fatti.

Questo spesso mi lascia l’amaro in bocca e non mi darò pace finché le cose possano cambiare. Nel mio piccolo combatto sempre affinché gli altri possano avere rispetto del prossimo. Quindi la definizione che mi do io è persona inaffidabile. 

Che sensazione ti provoca scoprire una bugia: rabbia o soddisfazione?

Allora partiamo dal presupposto che la bugia dipende anche da chi la dice. Se un mio carissimo amico mi dice una bugia posso capire da solo se è stato a fin di bene o meno. Se la persona già non la conosco direi più che rabbia diffidenza. La fiducia va conquistato, ma puoi perderla subito. Poi di persone bugiarde ne conosco tante e io essendo uno molto schietto preferisco allontanarle in silenzio.

La sincerità sta passando di moda?

Credo ci voglia coraggio in un mondo tra social e realtà. La verità può schiacciarti e ha una cassa di risonanza più ampia rispetto al passato. Direi che chi è sincero non sempre viene ripagato per questa sua qualità, anzi spesso le persone si allontanano perché tu non dici qualcosa che vorrebbero sentirsi dire. Quindi alla fine l’essere umano preferisce sempre la bugia. Mi piace un verso di una canzone scritta da Roberto Casalino che dice “Se fosse contagiosa la felicità adesso è fuori moda”…. Quindi credo che si possa applicare anche alla sincerità. Se già viviamo nell’epoca dell’apparenza come può la sincerità sopravvivere in un mondo sempre più artefatto? Direi assolutamente fuori moda.

I social network hanno cambiato la nostra idea di privacy?

Io penso che chi è astuto può benissimo proteggere la propria privacy, mettendo in luce solo alcuni aspetti della propria quotidianità. Pensiamo a Fedez e Chiara Ferragni. Tutti sono convinti di avere accesso alla loro vita privata e di conoscere il loro personaggio a 360 gradi. Quando poi alla fine vediamo qualche post legato al loro lavoro e qualche momento dei loro figli o delle loro vacanze o cene. Per il resto a parte la notizia che è stato male e il video in cui fa ascoltare l’audio che è disperato, in realtà conosciamo poco della sua vita privata effettiva. E se anche conosciamo la biografia e lo seguiamo da sempre, avremo accesso solo a una piccola fetta.

Per quanto mi riguarda io faccio vedere solo quello che mi interessa far conoscere di me. Per il resto molte cose non le condivido e non credo che le condividerei mai.

Come mai ti sei concesso la libertà di mischiare nell’album inglese e italiano?

Io ho rispetto della mia creatività e quindi lascio che sia lei a guidarmi. In questi due anni ho scritto canzoni sia in inglese che in italiano. Non l’ho deciso io e sinceramente lascio che sia il mio istinto a esprimersi. Se un periodo sono più comunicativo in inglese allora è giusto che i brani nascano in inglese. Se invece sento il bisogno di dire quel concetto in italiano, non mi pongo il limite di farlo. Ecco perché alla fine sono state scelte 5 e 5. In futuro vorrei però fare due dischi distinti. Proprio perché sono due scritture completamente diverse e anche le sonorità, che le accompagnano non sempre hanno elementi in comune.

Quale comportamento esprime al meglio la tua italianità?

Beh direi il carattere. Se ti devo mandare a quel paese lo faccio con un bel vaffa e via. La scelta della parolaccia dice molto di più che mille descrizioni sul perché sentirsi italiani.  E poi sono amante della buona cucina e mi piace cucinare i nostri piatti anche quando sono all’estero.

Hai una ricetta per la felicità?

Esiste un’unica ricetta ed è quella di saper apprezzare le piccole cose. Prima della pandemia dicevo sempre ai miei amici che ciò che mi rende felice è andare a bere anche un semplice caffè con loro al bar. Quando questo non era temporaneamente possibile finalmente hanno capito cosa intendevo per concetto di felicità. E sono veramente le piccole cose che ci rendono felici.

Che dedica vorresti fare alla musica?

Beh tenendo conto che la musica è la mia amica più fedele e sempre presente dico: ogni suono che mi hai permesso di emettere ha saputo rappresentarmi al meglio o comunque a raccontare ciò che provavo e ciò che sono. Per questo devo dirti grazie.