New Indie Italia Week #116

“Pur’aié, pur’aié, pur’aié, Pur aier diciv diman
Ma diman diman è passat, È passat ma mò t’e scurdat
T’e scurdat pur n’ata vot, L’ata vot n’te fatt verè
N’ata vot n’te fatt truvà, N’ata vot n’te fatt verè
Ma diman però me l’ha rà: Tienaté!” (Tienaté – Nu Genea)

Sei sicur* di voler ancora aspettare? Quanto volte hai dovuto attendere la decisione altrui prima di manifestarti come avresti voluto? Non ne vale più la pena. Lascia al destinatario il pacchetto emotivo che avreste dovuto scartare insieme e vai, alla ricerca di esperienze nuove in cui il tuo unico limite sarà la forza del tempo.

Inizia il tuo nuovo viaggio, ascoltando i migliori brani “Indie Italia” della settimana!

Davide Shorty 

Avete in mente le notti d’estate passate in riva al mare? Le notti in cui ci si sente così leggeri da poter arrivare a toccare il cielo? Ecco, quella sensazione e voglia di leggerezza è esattamente ciò che Davide Shorty ha scelto di racchiudere nel suo ultimo brano. 

Fame Chimica, infatti, custodisce il lato più spensierato dell’artista siciliano. E lo fa su un beat prodotto dal conterraneo Nebbia che, con chitarre e synth caldi su bassi accentuati,  trae ispirazione dalla soul trap di Chicago e dintorni. Pur rivolgendo lo sguardo oltreoceano, i due artisti non perdono occasione di ricordare le loro origini siciliane, lasciandone nel brano delle tracce piacevoli da ritrovare. 

A pensarci bene, “piacevole” è proprio la parola giusta per descrivere questo pezzo. Un pezzo che siamo sicuri ci accompagnerà nelle notti, e perché no, anche albe di quest’estate ancora tutta da vivere. 

(Aurora Aprile) 

Fame Chimica: 8,5

 

Catrame (album) 

“Solo l’amore può salvarci” è una delle prime frasi che possono venire in mente ascoltando il nuovo album di Bobby Wanna, al secolo Francesco Del Conte. Quella di cui il rapper e cantante bolognese canta, infatti, è una risalita dal suo inferno personale in cui la luce in fondo al buio è rappresentata dall’amore. 

Ascoltando meglio, però, ci si accorge che forse ciò che fa liberare l’artista dal Catrame che dà titolo al disco è, ancor prima dell’amore, la musica. Il viaggio di Bobby Wanna inizia da un brano elettronico e dall’attitudine punk per chiudersi con una 808 e un piano, passando per il pop, l’hyper pop e una personale versione del vapor. 

Sembra che, proprio passando da un genere all’altro, pezzo dopo pezzo, l’artista riesca davvero nel suo intento di esorcizzare un malessere profondo. D’altronde, non credete anche voi che questo sia uno dei poteri più grandi della musica? 

(Aurora Aprile) 

Bobby Wanna: 8- 

 

Malastrada 

Malastrada di Claver Gold percorre a ritroso vie di un quartiere, quello di Tofare ad Ascoli Piceno in cui l’artista è cresciuto. Un racconto di provincia che narra della possibilità di uscire dalla provincia stessa, di imboccare una strada differente da quella che ci si sente quasi predestinati a prendere, “dove il male vince il bene”. Una storia che, allora, non  racconta solo dell’adolescenza del rapper, ma riesce a parlare dell’adolescenza di tutti i ragazzi che sono cresciuti e crescono in quella o in altre zone popolari.

Malastrada, non a caso, si snoda tra passato e presente in un continuo rimando tra consapevolezze presenti e vecchi, ma vividi ricordi che sono tanto individuali quanto collettivi. Guardare al passato, infatti, non significa solo ricordare la propria storia, quella della propria famiglia, ma anche quella di tante altre famiglie che hanno vissuto quella stessa provincia, quella stessa Italia, quello stesso mondo visto da “dietro da una fessura”. E nella memoria collettiva ci si ritrova tutti parte della stessa umanità. Umanità che, tra l’altro, Claver Gold continuerà a raccontare in Questo non è un cane, il suo  album in uscita il 16 Settembre che, con queste premesse, non vediamo l’ora di ascoltare. 

(Aurora Aprile) 

Claver Gold: 9-

Uno, Due

Una canzone d’amore per chi non la vuole più ascoltare, un brano travolgente che colpisce dritto al cuore, con un testo che è come una lama.

La tensione ritmica cresce fino ad aprirsi in un ritornello irresistibile, capace di trascinare chiunque  e con un potenziale in live classico della band bresciana, che sul palco dà il meglio di sé.

Perditi mille tramonti se serve, ma sulle tue labbra si legge che c’era il sole” canta Gabriele nel ritornello, con una voce che al contempo riesce a essere dolce ma immensamente carica, su chitarre pazzesche che conferiscono alla canzone una potenza sonora ineguagliabile.

(Sara Pederzoli)

Le Endrigo: 9

 

W.A.U

Arrivati ad un certo punto della strada, succede prima o poi a chiunque, ci si ferma per interrogarsi su ciò che si è stati e su ciò che si andrà a diventare. Alla base siamo composti da tutte le esperienze che la vita ci ha offerto; come l’amore, la paura, la noia o la felicità. Tutti questi concetti vengono racchiusi in un’unica domanda “dove sei?”. “W.A.U” infatti è l’acronimo di “Where Are You”, una semplice frase che riesce a racchiudere il tutto.

Gli Heron Temple con questo disco hanno intrapreso un viaggio dentro loro stessi, pescando i frammenti della loro anima e trasformandoli nella cosa che più riesce a purificarli: la musica.

“Coltelli”, brano d’apertura, gioca a carte scoperte mostrandosi deciso ad iniziare il lungo e tortuoso cammino. “Camminerei, lungo tutti i coltelli che hai, fino a sanguinare”.

“Sciogliersi un po’” canta con tutta la sua rabbia le parole non dette, o almeno quelle che avremmo voluto dire in tempo, ma che adesso siamo costretti ad urlare contro noi stessi. Il disco prosegue il suo “cammino” fra chitarre distorte come nel caso di “Inverno”, e “Ci facciamo male” che rappresenta un ottimo rock elettronico. Il disco si chiude con “Portami via”, una perfetta introspezione che si apre dolcemente in acustico e che culmina in un’esplosione di chitarre dream. Più che una chiusura, rappresenta l’alba di un nuovo futuro fatto della pace tanto bramata durante il percorso.

(Filippo Micalizzi)

Heron Temple: 9

 

Dimentichiamoci Tutto

Chi se ne frega delle cose futili, del dover dimostrare sempre qualcosa agli altri e chi se ne frega di prendersi troppo sul serio. Boreale con l’ultimo singolo “Dimentichiamoci tutto” ci libera dal peso enorme che ogni giorno ci tiene incollati a terra. Il suo suggerimento è quello di mollare, dimenticarsi tutto, e finalmente volare leggeri nel cielo della spensieratezza.

Facendo i conti ognuno è quel che è, e se passiamo tutta la vita a preoccuparci per ciò che il mondo si aspetta da noi, non riusciremo mai a vivere veramente.

“Prova a dire chi se ne frega e non prenderti sul serio”.

(Filippo Micalizzi)

Boreale: 7

 

Duemilaventi

Un racconto per immagini di come questi due anni abbiano inciso drasticamente e inevitabilmente nei rapporti interpersonali. Distanza sociale che diventa emotiva, quando da un momento all’altro ci siamo visti crollare certezze, progetti di vita e ci sono stati negati abbracci, sguardi e contatti.

“Quanto ci ha rovinato sto duemilaventi”, quante volte ci è capitato di dire questa frase. dile ha la forza di urlarlo, in un brano che allo stesso tempo è un saluto e un ritorno.

“Duemilaventi” descrive quella dolce amara consapevolezza di non poter tornare indietro, nonostante faccia male. Forse è arrivato il momento di iniziare a guardare avanti.

(Sara Pederzoli)

dile: 8,5

 

Corpi astrali

Se il buon Aristotele fosse ancora qui con noi sicuramente ascolterebbe in loop il nuovo singolo di Livrea. Lui che affermava che l’uomo è un animale sociale sarebbe d’accordo con il testo: “Siamo umani siamo anime siamo animali”. 

Le lyrics sono piene di queste piccole perle, pensieri, filosofia.

La cantautrice di Verona con questo pezzo sensuale, galleggiante, alza l’asticella. Un vento tiepido che soffia sulla spiaggia di notte. Malia pura. Quindi, ricapitolando, ricordatevi che siamo animali e questo ci rende tutti uguali… poi andatevi ad ascoltare “Corpi astrali”, che merita.

(Vernante Pallotti)

Livrea 8,5 

 

Fantasmi

“E siamo tutti matti come tutta la gente annoiata”.

Il nuovo singolo di Giovane Giovane e Lil Kaneki è il ritratto di una provincia sbiadita in cui i ragazzi vivono senza scopo come “fantasmi”, ma ogni tanto una botta di vita arriva e si chiama… amore. 

La base minimal di Valerio Bulla (i Cani, Mecna, Sick Luke) fa spiccare la voce di Giovane Giovane, che ci guida in un paesaggio notturno illuminato da pochi lampioni bianchi.

La rincorsa di una storia d’amore sospesa tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. 

(Vernante Pallotti)

Giovane Giovane: 7

 

Sospesa

Ne è passato di tempo da quando Giulia Penna cantava l’estate a Ostia Bbbbeach nella sua Shake Shake. Il fenomeno di YouTube ora sembra voler fare sul serio, come aveva già cercato di spiegarci con il singolo precedente “Lacrime dolci”. 

Quest’artista piena di energia, che canta, balla, ne fa di tutti i colori, ci mostra il suo lato più riflessivo e sentimentale. Chi l’avrebbe mai detto che sotto tutti gli strati di tormentoni estivi avremmo trovato un’anima R&B? Il ritmo c’è, ora se possiamo dare un consiglio: Giulia cara, nei testi ci aspettiamo un pochino de core in più:)

(Vernante Pallotti)

Giulia Penna: 6,5

 

Kanye West

Una collaborazione che ci fa volare, quella tra Camilla Magli ed il rapper Bresh, “Kanye West” è un brano dal sapore urban pop che ci accompagna dentro l’autostrada di un amore che ci è entrato dentro la pelle ma che allo stesso tempo ci sorpassa come un vento gelido: “C’è una cosa che mi fa impazzire di te, sei come il vento freddo che mi smuove, non ti riesco a prendere”. Quegli amori che cerchiamo di trattenere tra le dita, ma che ci scivolano via come acqua, da cui siamo allo stesso tempo sia attratti che spaventati e allora per proteggerci scappiamo più lontano possibile, magari proprio con “Runaway” di Kanye in sottofondo.

Fare pace con noi stessi, con i nostri sentimenti e malumori, è complicato, e non basterà trovare rifugio in una persona, dobbiamo avere il coraggio di confrontarci allo specchio per imparare a convivere anche con le nostre parti più oscure. Continuiamo quindi a correre e correre con le voci di Camilla e di Bresh che ci guidano, ma prima o poi ci fermeremo e smetteremo di usare il nostro cuore come posacenere.

(Margherita Ciandrini)

Camilla Magli, Bresh: 8,5

 

Magari

Il polistrumentista siciliano Marco Castello, con la collaborazione di Fulminacci, ci presenta “Magari”, un tripudio di chitarre che ci entrano nel cervello ed un testo che ci ricorda un po’ la Sicilia e un po’ ci fa riflettere. L’unione di queste due voci dell’indie attuale è indubbiamente azzeccata e le due penne insieme non potevano che produrre un pezzo dalla duplice valenza: quella superficiale della musica mainstream che ci coinvolge e quella più introspettiva di un testo pieno di attualità e di cultura. “Se guardo in faccia alle persone, mi sento come la roccia dopo l’erosione” ci sono quei momenti in cui vorremmo solo stare con gli occhiali da sole e le cuffie nelle orecchie, a vagare per la nostra città, accompagnati dalla nostra musica e, mentre pensiamo che forse andare lontano, dove non ci conosce nessuno, non sarebbe poi così male, lo schianto con la realtà ci riporta con i piedi a terra e allora continuiamo ad andare avanti, certi che prima o poi conquisteremo il nostro orizzonte.

(Margherita Ciandrini)

Marco Castello, Fulminacci: 8,5

 

Turnover

“E forse, è meglio sbagliare col brivido, meglio di un sorriso cinico”
La band vicentina Antartica ci propone “Turnover”, nuovo singolo che ci trasporta nel sound indie pop alternative e nel nostro passato, con un briciolo di malinconia. Quante volte abbiamo aperto quella scatola dei ricordi, fatta di foto, biglietti di treni, concerti, cinema, lettere…e ci apre un mondo che pensavamo di aver perso, riportandoci alla spensieratezza di quegli anni in cui eravamo felici anche solo per una serata al fast food con gli amici di sempre. Vediamo tutte le nostre esperienze passate davanti agli occhi, con un filtro nostalgia, e rimpiangiamo quei sorrisi genuini che ci hanno accompagnato durante gli anni, che piano piano si sono trasformati in sorrisi di circostanza, avvelenati dalla paura del tempo che passa. Gli Antartica con “Turnover” provano a farci capire che non tutto è perduto, siamo cresciuti e a volte la notte ci fa paura, ma siamo sempre noi, pronti a ritrovare di nuovo quella felicità semplice che ci fa andare avanti.

(Margherita Ciandrini)

Antartica: 8

 

Fossi nato gemelli

La nuova canzone di Nico Arezzo è la ventata d’aria di cui non sapete di avere bisogno, ma che quando arriva vi entra dentro in mezzo secondo. La musica è ritmata e originale e ricama una storia esilarante che il cantautore ci confida. Una storia astrologica che, a quanto dice lui, non è niente di romanzato. Tutto inizia in mezzo al Covid (e a causa del Covid), quando Nico si trova costretto fuori da casa sua a cercare ospitalità su letti, divani, vasche da bagno di amici e amici-di-amici, finché non incontra una lei che accetta di accoglierlo. O meglio, almeno finché non scopre che lui è Bilancia. E a quel punto lo mette alla porta e Bologna diventa la sua casa per la notte che ci canta, quando pensa: “Fossi nato gemelli, adesso sentirei un po’ meno freddo”.

Noi però siamo contenti che Nico sia nato “con la luna che ballava e con Marte rideva, fumava”, mentre “Venere quanto beveva”. Se fosse andata diversamente, forse non ci avrebbe regalato piccole e inaspettate perle come questa.

(Benedetta Fedel)

Nico Arezzo: 9

 

RESPIRA (album)

“Respira” è un album inaspettato, con belle, potenti e rinnovate sonorità. Le tracce parlano la stessa lingua, ma Samurai Jay sperimenta e gioca sapientemente coi generi. Le differenze tra pezzi più pop come “Tarantelle e guai”, “Non mi va” o “Bye Bye” che hanno beat ritmatissimi che non ti fanno stare fermǝ, e pezzi più punk e impegnati come “Nessuno”, “Ora d’aria” o “Come Fai”, si sentono, ma le canzoni rimangono sorelle.

Un hip hop nuovo, che non ha paura di osare e che lo fa con una consapevolezza non da poco. Non ha paura di essere leggero, festaiolo, e poi di dirti quello che pensa a letto la notte come una confessione. Prodotto interamente da DANI, si vede che è un progetto in cui ci si è creduto al massimo e, quando succede, non possiamo che sentirlo anche noi da questa parte forte e chiaro.

(Benedetta Fedel)

Samurai Jay: 8

 

Bagagli

“Hai fatto i bagagli per andartene poi gridavi di amarmi, ma io non ti credo più”

STEVEN racconta un amore burrascoso nel quale gesti e parole non vanno d’accordo, anzi addirittura sono contradittori.  Il problema però che il riprendersi nel post relazione sarà più difficile per la persona che non ha voluto fidarsi di possibili bugie, ma che non riesce a vivere da solo, anche se sa benissimo di essere imprigionato in un rapporto tossico.

Ogni storia ci lascia addosso ricordi che fanno male, ma per riuscire ad andare avanti bisogna essere pronti ad accettare il dolore provocato dalla fine di un rapporto.

(Nicolò Granone)

STEVEN: 7,5

 

Caldo abissale

La temperatura diventa bollente non a causa dell’estate e dei raggi solari, ma la colpa è dell’ansia che diventa eccessiva in alcune situazioni, come quando non si riesce ad accettare la propria identità, sententosi così sempre fuori luogo.

Il sound da clubbing trasforma in musica i battiti accelerati del cuore, simulando un attacco di panico. Aiuto!

“Io mi sento male, caldo abissale”

(Nicolò Granone)

Kaput: 7

 

Bromance

Una canzone contro il maschilismo tossico, la nuova di Sem & Stènn: si intitola “Bromance” ed è pronta a farci ballare tutta la notte su una base a 155 bpm. “Bromance” è una ballad che apre le porte ad un nuovo filone musicale del duo di Milano, iniziato con “Agarthi”, il loro ultimo disco. Il brano riprende però tutte quelle tematiche tanto care alla coppia e le porta sempre di più su un piano personale: un modo questo per farci empatizzare ed entrare ancora di più nel loro mondo non solo privato ma anche artistico. “Bromance” è dove tutto è iniziato!

(Ilaria Rapa)

Sem & Stènn: 7,5

 

Mimose

Luciano Rivizzigno utilizza la metafora dei fiori incantevoli ma nocivi per fare una descrizione cinica ma disillusa della realtà. Un mazzo di rose, mimose e viole: fiori bellissimi come lo può essere l’amore, ma non semplici da trattare. Il loro profumo inebriante fa girar la testa fino a farle dimenticare i problemi di una storia d’amore, come quello di non piacere ai propri suoceri.

Ma malgrado gli ostacoli dettati dalla presunzione altrui di conoscere le persone, come in Orgoglio e Pregiudizio alla fine i due amanti riescono a stare insieme e consumare il loro sentimento. Musica semplice che riconduce molto al cantautorato classico italiano, melodia dolce e trasognante.

(Bianca Cela)

Ciano: 7+

 

Dove non posso guardare

Il giovane di Varese che ha appena aperto alcuni dei concerti nei palazzetti di Gazzelle esce con un nuovo singolo dalle nuances tormentate e cupe. Una cascata di parole veloci che si susseguono alla ricerca disperata del proprio Io. Una sofferenza nascosta, “un buco infinito nel petto”, in cui ci si vuole immergere per andare in fondo nel tentativo di capire qualcosa di sé e del mondo che ci circonda.

L’ambientazione è una nebbia che non permette una visuale limpida e chiara, confondente come un “cieco che si innamora dei colori”, a cui si corre incontro per scappare dalla realtà. Angosciante ma riflessiva al contempo, una canzone triste diversa dal solito che vi trascinerà in un vorticoso sentimento di nostalgia. Si apprezza la citazione ai famosi ragazzi del ’99, a cui il tragico futuro venne imposto, impossibile per loro vedere uno spiraglio di luce in quel maledetto 1917, sentimento che accomuna in questa canzone il cantautore.

(Bianca Cela)

Centomilacarie: 8- 

 

(Ban)dito

Con Don Said l’artista fiorentino firma il un nuovo singolo che racconta del pentimento di aver speso troppe energie e donato tanto di sé per un amore che si è rivelato essere una sofferenza cruda alla fine. E anche se il tempo speso per amare non è mai sprecato, il vuoto incolmabile che lascia una rottura ci porta a pensare che forse non è poi così vero. Gli errori commessi ci aiutano a progredire è vero, ma il sentimento di essere degli eterni naive ci porta ad un senso di inadeguatezza nei confronti del resto del mondo.

Ma mentre ci si sente inesperti su certe tematiche, il cantautore ci racconta di come in contrapposizione a ciò si sente di aver bruciato tappe importanti di crescita, dettate da un ambiente che ha portato a vivere ed essere consapevoli di certe dinamiche disincantando troppo presto una fanciullezza rubata, “Tornassi indietro abbraccerei quel bambino, mentre fugge dalla sua età come un ban-dito”. E non si esclude che l’infanzia tormentata sia anche la causa del rapporto tramontato. Un barlume di speranza in questa strada scura si intravede, cosparso di ricordi e di fiducia, l’inizio di quella che forse sarà una rinascita. Un rap che si ascolta facilmente e che trascina in una storia di vita.

(Bianca Cela)

TheVoto: 8-

 

Quaggiù

Rovinarsi la vita per cercare di migliorarla, nella speranza di un futuro più roseo. Tutti noi nei momenti più complicati e delicati, in cui ci sentiamo dispersi, nel mondo di Quaggiù (non so se è una citazione a Polato, a me piace ricollegarlo al suo libro), abbiamo quella voglia agghiacciante di cambiarci perché non ci piacciamo per quel che siamo. E se da una parte questo è un bene perché ci spinge ad una crescita personale, dall’altra rischia di farci voler rincorrere un ideale che non ci appartiene, come un vestito di una taglia diversa dalla nostra.

Ma ci serve perché come dice il testo ci vogliamo provare a stare meglio, prima di impazzire, prima di piangere. Insomma se siete nel mood in cui volete sentirvi delle “schifezze” impiantate in questo bizzarro mondo senza saperne il perché questa canzone dai toni struggenti è proprio quello che stavate cercando.

(Bianca Cela)

Redh: 7

 

 

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