New Indie Italia Music Week #126

“Ricorderai, che eravamo proprio belli insieme
Ricorderai anche io ho sofferto come un cane
Cosa ci fai? Dimmi, non vedevi che la differenza tra noi è una differenza… abissale?” (Tananai- Abissale)

Ci sono distanze impalpabili che non possono essere misurate dalle metriche della fisica. Distanze emotive che si insinuano nelle trame delle relazioni umane, anche di quelle che ai sensi appaiono solide e saldamente intrecciate. Distanze abissali nelle quali perdersi o dalle quali allontanarsi per non venirne risucchiati.

Non lasciarti trascinare negli abissi emotivi, elevati e sfida la forza di gravità ascoltando i migliori brani Indie Italia della settimana!

Argilla

“come mai te ne vai lontano? tu l’argilla e io l’artigiano”

Questa la nuova di Itto, una canzone che di un artista che a cuore aperto si mostra per quelle che sono le sue reali sensazioni nei confronti di quello che si rivela essere il vero amore. Come spesso accade, è la distanza che aiuta a capire quali sono i veri valori da seguire e perseguire, non solo nella sfera sentimentale, ma anche nella vita in generale. In “Argilla” itto diventa l’artigiano e che con l’energia delle proprie mani plasma e modella l’argilla morbida e dalla connessione tellurica a immagine e somiglianza dell’amore che vorrebbe avere accanto.

(Ilaria Rapa)

Itto: 8

Come mi divori

Passerà marzo e passeranno tutti i periodi più bui, come quelli che ti spingono in un eterno letargo per allontanarti dalle problematiche sociali. “Come mi divori” degli Elephant Brain è un monito di positività a uscire dalle stagioni umorali di down che tutti abbiamo nella nostra vita, è un ricordarsi che dopo un periodo scuro c’è sempre quel momento in cui finalmente arriverà la luce e l’estate anche nei nostri cuori. Chitarre rock e animo ribelle sono i punti di forza del gruppo perugino che in questo venerdì di uscite ci regalo il gusto (mai banale) delle chitarre.
(Ilaria Rapa)

Elephant Brain: 7,5

 

Inimmaginabile

La semplicità non è sempre scontata come tendiamo spesso a pensare. In “Immaginabile”, infatti, l’atmosfera minima, essenziale ed intima del pezzo non rende banale nulla, anzi, amplifica spaventosamente la potenza evocativa delle parole e della musica. Quest’ultima, in particolare, sorprende tra i suoni di splendidi archi. Stupisce senza strafare, lentamente, dolcemente, come è dolce l’amore, oltre al quale non riusciamo a vedere. Al di là del quale probabilmente ci terrorizza guardare, proprio lì, “oltre l’immaginabile”. I tempi verbali del pezzo sono indicativo e futuro semplice. Semplice nonostante sia sconosciuto, fumoso e solo ipotetico, questo futuro. Tanto che non fa più così paura. Perché al buio, con la testa sulla pancia della persona che amiamo, anche farsi domande che non hanno risposta sembra molto più facile.

(Benedetta Fedel)

Maurizio Carucci: 8,5

 

Piscine

“Piscine vuote, ma se vuoi nuotiamo, scopriamo mari che non conosciamo, fine del mondo e noi ci stiamo tuffando e ritorniamo su”.
Prendere una strada, scegliere, come andrà non è possibile saperlo. È un buco nero, una piscina vuota, è un tuffo che non prevede il futuro. È una scoperta, quasi la fine del mondo, è cadere per toccare il fondo e con la punta del piede darsi la spinta per tornare a respirare, fuori dall’acqua che non è più tempesta. Pensare di aver conosciuto tutto e invece quel tutto “adesso sembra niente” perché nel futuro non conosciamo risposte ma mettere in dubbio il mondo è il modo giusto per non affondare. I Palmaria ci trascinano in un racconto intimo grazie alla voce di Giulia Magnani e alle sonorità elettroniche e pop che la accompagnano, insieme a un giro di chitarra che prosegue fino alla fine del brano. Questa volta senza alternarsi all’inglese, il duo che vive a Londra ci porta sull’orlo di un’infinita piscina vuota, crea una nota malinconica e solo lontano si scorge l’alba, come se fosse il sole all’orizzonte sulle onde del mare.

(Lorenzo Ottanelli)

Palmaria: 7,5

 

One more time

Il suono di un piano per accompagnarci nella memoria di un luogo lasciato per trovare la propria strada “senza una mappa e un navigatore/senza nessuno che ti spieghi come”. Ora che è lontano molte cose non sanno di niente, non c’è niente di nuovo, come sentirsi spersi in un mondo in cui non si può vivere a pieno. E allora torna il ricordo dei vecchi amici, dei rimpianti, delle cose lasciate a metà, dei contatti persi, delle amicizie finite. Nel viaggio di ritorno verso la Sicilia piano piano il cielo si colora di azzurro e il sole mostra di nuovo i colori della sua città.
Così, in un crescendo, la malinconia del piano lascia lo spazio a un ritornello accompagnato da un assolo di chitarra elettrica che mostra la bellezza di un posto ritrovato, che è casa, con il bello e con il brutto, con le amicizie ancora rimaste e con tante altre cose ormai rotte, finite, lasciate. Giuse The Lizia ci accompagna così nell’intimità di rapporti semplici di cui non si può fare a meno, ma sempre con la certezza che si dovrà ripartire perché quella è la vera tensione: “one more time/ad aspettare il sole dove muore/guardare in alto per scappare altrove”.

(Lorenzo Ottanelli)

Giuse The Lizia: 9

 

Scusa

“E anche se alla fine non mi hai mai chiesto scusa…”
oli? ci salva di nuovo con il suo singolo “Scusa”, una ballad pop-punk che ci entra dentro come una lama mentre, parola dopo parola, riconosciamo il delicato tema di un amore tossico che si insinua sottopelle. Legarsi a doppio nodo con una persona che non fa altro che portarci al nostro limite, sia fisico che psicologico, non fa altro che lasciarci dei traumi emotivi che difficilmente riusciremo a superare da soli. Immagini forti quelle che ci racconta oli? con la sua scrittura decisa e delicata allo stesso tempo, e anche quando ci sentiamo immersi dentro un buco nero pieno d’acqua e quasi smettiamo di respirare, riusciremo ad uscire da questa situazione a spirale e a vedere di nuovo la luce.

(Margherita Ciandrini)

oli?: 9

 

occhi cinepresa

Un dream pop con contaminazioni elettroniche, è quanto ci propone “nube”, con il suo progetto “occhi cinepresa”, che ci restituisce il suo personalissimo sguardo verso il mondo, fatto di pioggia, amore, aeroplani e tetti di città. Numerose sono le piccole gemme presenti all’interno dell’album, ci lasciamo cullare da “1998”, balliamo con circospezione sulle note di “Wes” e ci sentiamo un po’ pianeti all’interno di un cielo sconfinato. “Il cielo dov’è? In questa boule à neige” (“boule à neige”) quante volte ci siamo sentiti dentro una bolla di vetro, circoscritti in uno spazio che ci sta stretto e sognamo costantemente il mare aperto: meglio sentirsi persi che imprigionati. “Non fa per me, andare a dormire, mi metto a pensare, volo tra le mie pare dove ci sei te” (“bad Loop”), tra flussi di coscienza e storie ormai finite (“guerra fredda”) rimaniamo con i cuori in tempesta e raggiungiamo la fine dell’album con “specchi” e “dejavu” che ci riportano indietro nel tempo, e tra aquiloni e paure, la vita balla dentro di noi.

(Margherita Ciandrini)

nube: 9

Per sentirsi meno soli

Un remake di “Notte prima degli esami” di Venditti: piazzabologna e FIAT 131 hanno creato questo piccolo fiore di Loto che ci accompagna nelle nostre riflessioni notturne riguardanti il passato, il presente, il futuro e la paura di crescere e rimanere soli. “Nonna mi diceva il tempo pesa le persone”, quante volte il tempo ci ha permesso di lasciare andare chi pensavamo avrebbe fatto parte della nostra vita per sempre, quante volte abbiamo avuto paura che nessuno sarebbe più riuscito a farci sentire così bene, solo per scoprire che la luce nei loro occhi che pensavamo fosse data dalle stelle, era solamente la luce dei lampioni. piazzabologna e FIAT 131 con “Per sentirsi meno soli” ci raccontano quanto è difficile intraprendere un percorso senza una meta ben definita e quanta paura fa lasciare una certezza per andare incontro all’ignoto, ma è solo così che riusciremo a crescere e, forse, impareremo anche ad amarci un po’ di più.

(Margherita Ciandrini)

piazzabologna, FIAT 131, Antonello Venditti: 9

 

 

Record – EP

“Record”, ultimo progetto di Clauscalmo, è il perfetto esempio di come diverse sonorità andrebbero messe insieme per creare qualcosa di totalmente nuovo in grado di stupire l’ascoltatore.
L’EP apre e chiude il suo percorso con il brano “Record”, inserito in due versioni diverse che si muovono in sonorità diametralmente opposte. La prima versione, quella di apertura, è un uragano di chitarre dream (con linee che ricordano molto quelle degli Smiths), bassi che permeano perfettamente al brano, e la voce dolce ma malinconica di Clauscalmo.
La versione che va a chiudere il percorso è invece totalmente in acustico. La forza di questa “Record” va trovata tutta nei silenzi su cui si appoggia ogni nota e ogni parola. Il silenzio riesce a dare un certo peso al brano, amplificandone la portata e creando sensazioni completamente inedite rispetto alla versione precedente.
In mezzo troviamo altri tre brani. “Buffet” con un ritmo quasi tribale, “Riviera Rivoli” una perfetta ballata, e “Sonnambuli” che porta sul finale un crescendo non solo musicale ma anche di emozioni.
“Record” nell’insieme è questo, la continua capacità di saper sorprendere l’ascoltatore, creando questo “effetto rimbalzo” tra la totale rilassatezza e stupore.

(Filippo Micalizzi)

Clauscalmo: 9

 

STELLA

“Stella” è un brano che nasce dalla collaborazione dei tre producer Heysimo, Simon Bayle e Harley. Questo secondo capitolo del progetto, preceduto da “California” sperimenta ancora una volta con le sonorità R&B, inserendosi prepotentemente nelle produzioni italiane, in cui questo genere purtroppo non ha mai trovato troppo spazio.
Il brano, che vanta il feat. di Federico di Napoli ed Evra, rappresenta un certo tipo di evoluzione, da momento di frustrazione a uno di totale libertà creativa e abbandono a tutto quel che di positivo la musica può portare.
Il risultato è la dimostrazione di un sound ben curato, preciso nei minimi dettagli ma allo stesso tempo sperimentale.

(Filippo Micalizzi)

heysimo, Simon Bayle e Harley Ft. Federico di Napoli, Evra: 7

 

Che schifo

Lo schifo è qualcosa che ci circonda quotidianamente e ci sorprende quando ciò che vorremmo vedere è solo un mondo perfetto. Ma “Che schifo” è anche uno stato d’animo più che l’insieme di due parole per esprimere un concetto.
Valucre con la sua “Che schifo” apre una riflessione sul fatto che ognuno di noi possiede quella parte imperfetta che per paura non mostriamo a nessuno, ma che nel bene o nel male dobbiamo accettare. Perché soltanto accettando il peggio di noi riusciamo a costruire relazioni che si basano sulla fiducia reciproca.
Il brano porta sulle spalle questo concetto muovendosi però con leggerezza nella musica EDM, fra cassa dritta e bassi profondi l’ascoltatore è spinto a ballare, liberandosi di ogni freno inibitore e accettando il proprio schifo.

(Filippo Micalizzi)

Valucre: 7

 

Villa Tatum

Siete naufragati nel mare della vita e vi trovate su una zattera che va alla deriva. Non bevete e non mangiate da giorni, persi nel blu, quando iniziate a udire una musica.

Sonorità r’n’b, techno, trap, disco. La musica degli angeli? È un miraggio? State morendo? No. Alzate lo sguardo e vedete davanti a voi un grande yacht sul quale c’è una festa in corso. I ricchi dandy a bordo vi soccorrono e il capitano vi dà il benvenuto: lui è Tatum Rush.

È questa la sensazione che si prova ascoltando il suo nuovo album, “Villa Tatum”, il primo che l’artista rilascia in italiano. Che aspettate? Correte ad ascoltarlo per godervi un cocktail party metafisico e ballare al tramonto nel mondo brilluccicante di Tatum.

(Vernante Pallotti)

Tatum Rush: 8

 

Made in Cina

“Perché lo sai se lo vuoi allora si può fare
Il mondo è un palloncino e tu lo fai girare”.
Un sorriso, un raggio di sole, una primula nel mondo indie: sono tornati i Cactus.

La band di Como ci regala un secondo EP che sprizza amore da tutti i pori. Sono un misto strano tra i teletubbies, Gabbani, l’orso abbracciatutti e i pinguini tattici, ma hanno delle buone intenzioni. Consapevoli che la vita sia difficile, vogliono che la loro musica trasmetta delle vibes positive.

I supereroi dell’indie felice, con il potere della spensieratezza di chi è giovane e pieno di belle cose. Diamo un bel voto di incoraggiamento.

(Vernante Pallotti)

Cactus: 7

 

Medioevo Digitale (Album)

In questo “Medioevo Digitale” stiamo sacrificando la realtà per concentrarci maggiormente sul piano del virtuale, dimenticandoci non solo della natura, ma anche dei nostri sentimenti di cui spesso parliamo, senza però averli vissuti davvero.

“Ma come” “Non basta” più rimanere a “Congelare” sull'” Afsalto” della vita dal ” Tramonto” o al “Mattino”, ma anche vicerversa, cosa aspettate, “Rincorretevi”!

Gli Androgynus con questo disco vogliono riprendere il controllo delle proprie vite, lasciando da parte media e telefonini, rimanendo affascinati da un richiamo ancestrale, secondo il quale l’uomo deve esplorare il mondo in maniera libera e coraggiosa, accettando anche la possibilità di sbagliare, evitando così di credere incondizionatamente  ai vari paradigmi imposti dalla moda.

E non sarà facile ma sai

Sento come se una spinta dentro

Mi tirasse a sé, sento come se fossi

In un sogno a cui non c’è risveglio

(Nicolò Granone)

Androgynus: 7,5

 

Resta

“Perché hai urgenza di partire, qui restano mille cose da fare”
Amalia, tira fuori tutte le sue fragilità per prendersela contro una situazione ingiusta, arrabbiandosi perché in certe occasioni il tempo a disposizione è troppo poco, soffrendo per non essere riusciti a salvare una persona.
La malinconia nella sua voce emoziona, arrivando a toccare tasti emotivi di cui spesso si ha paura, ma è inevitabile che bisogna trovare la consapevolezza per capire certi momenti della vita, dove la volontà dell’essere umano non può modificare il corso del destino.
“Resta” è una preghiera ricca di sofferenza, necessaria per colmare un vuoto comunque impossibile da riempiere senza versare litri di lacrime, ma per andare avanti bisogna accettare il fatto che il dolore fa parte della vita.

(Nicolò Granone)

Amalia: 7.5

 

Fantasma

Ci vuole coraggio per non vergognarsi dei momenti no, però il passo più difficile è ammettere, non solo a se stessi, di aver bisogno d’aiuto. Molte volte non si sa quale potrebbe essere la cura, forse una canzone, un tuffo nel mare profondo o  la ricerca di adrenalina in una notte brava in solitaria.

“Fantasma” è un brano che affronta seriamente il problema della salute emotiva, dedicato a chi sta vivendo una vita che non riesce ad accettare come propria.

Forse bisognerebbe cambiare il contesto dentro il quale ognuno di noi è immerso, per capire quali sono i tasselli giusti da sistemare all’interno di una situazione che potrebbe portare, senza nessun tipo d’intervento, ad un crollo psicologico ed emotivo, dal quale poi sarà sempre più difficile ripretendersi.

(Nicolò Granone)

Ciulla 8.5

 

Cuore tra le stelle

Amare e odiare, le due parti che “sono la stessa cosa”, anche se sembra impossibile. Tutto l’amore dato lo ha confuso, ma ora è tornato lucido e non ne ha più, nemmeno un po’. Il sentimento si è esaurito e il partner non lo può aiutare, quello che ha amato è lui, mentre l’altra persona non gli ha passato quello che cercava. La certezza che non troverà né ordine né stabilità se non sarà capace di lasciare. Un risveglio da un limbo felice che però fa male e che fa pure dire di lanciare il “cuore sulle stelle”, tanto ormai è vuoto.

“Cuore tra le stelle” è un pezzo che va, che si balla, che cambia e che, nonostante il racconto strappalacrime, è un tormentone. Ne ha il merito Chiello, che usa il timbro perfettamente (e forse più di tante altre volte). Ne ha il merito Colombre, che ha prodotto e scritto il pezzo con l’artista. Su questo sound Chiello sa surfare perfettamente e lo conferma come uno dei più interessanti e versatili del panorama musicale. “Cuore tra le stelle” è un brano che si infila tra i neuroni ed è qualcosa che, al contrario del partner, non puoi lasciare andare facilmente.

chiello: 9

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