Gianluca Todisco: “Viviamo la nostra unicità in modo positivo” | Intervista

Il poliedrico artista Gianluca Todisco ci propone “Hollywood”, brano dai sapori pop elettronici che sottolinea l’importanza dell’essere tutti diversi, ognuno con il proprio percorso e la propria unicità, che dobbiamo prendere come forza e non come elemento negativo.

La realizzazione di questo progetto è stata per l’artista molto importante, specialmente in questo momento storico, perché “diffonde un forte messaggio di consapevolezza e valorizzazione del proprio essere, di cura dell’autostima e del proprio equilibrio interiore e psicofisico”.  Camminando sicuri nella vita, sentendoci come una star sulle passerelle di Hollywood, liberi nelle nostre forme, colori, non permettendo agli stereotipi della società di influenzare le nostre scelte di vita, mantenendo integra la nostra essenza, riusciamo a dimostrare a noi stessi e agli altri che siamo anche noi parte di questo mondo che spesso ci presenta delle sfide che possiamo superare solamente credendo in noi stessi e fidandoci delle nostre capacità.

INTERVISTANDO GIANLUCA TODISCO

Nel visual di “Hollywood”, così come in “Brute” e “Laces”, hai optato per
il bianco e nero, come mai questa scelta che si contrappone in modo netto con il messaggio della canzone?

Ciao ragazzi, intanto voglio ringraziarvi davvero molto per questa intervista!
Ho optato per il bianco e nero perché “Laces”, “Brute” e “Hollywood” sono strettamente collegate essendo una l’evoluzione dell’altra.
Partendo da “Laces” che è uno studiarsi, un cercare di capirsi, “Brute” in cui si inizia ad avere consapevolezza di se stessi, di come ci percepiamo, chi si è realmente, fino ad “Hollywood” che è la completa accettazione di se stessi vivendo la propria unicità in modo positivo. Vuol essere una inspirazione per tutte quelle persone che sono sullo stesso percorso di vita. Tutto ciò è un po’ un processo di autoanalisi per questo, a livello visuale, ho voluto mantenere lo stesso filo grafico scegliendo il bianco e nero anche perché le sonorità della canzone inglobano molto la scena disco anni ’70 con il successo dei maggiori club come Studio 54 e l’ascesa sempre più accattivante del vogueing.

Ascoltando Hollywood ci sembra proprio di essere al centro di una passerella, con le luci puntate e camminiamo a testa alta nel mondo, fieri di essere ciò che siamo. Era questo il messaggio che volevi trasmettere?

Assolutamente si! La realizzazione di questo progetto è stata per me molto importante, specialmente in questo momento storico, perché diffonde un forte messaggio di consapevolezza e valorizzazione del proprio essere, di cura dell’autostima e del proprio equilibrio interiore e psicofisico. Ho voluto mandare e condividere un messaggio di libertà, è importante essere liberi nelle nostre forme e colori, non permettendo agli stereotipi della società di influenzare le nostre scelte di vita, mantenendo integra la nostra essenza.

La tua anima è divisa tra l’Italia e l’America, così come tu sei un artista poliedrico che scrive e performa le sue canzoni. Quale pensi possa essere la tua caratteristica predominante, quella del performer o quella dello scrittore?

In realtà non riesco a scindere le due parti, è come se facessero parte della stessa sfera, nel senso che nel momento in cui scrivo o produco una canzone, la vedo già come sarà performata, o come potrebbe essere la parte visual del progetto. Per questo utilizzo molto la parola progetto, perché vuol dire mettere insieme e coordinare le varie attività: la produzione del beat, la scrittura del testo, la creazione della scenografia, la creazione artigianale in proprio degli oggetti di scena, degli outfit, della coreografie. E’ la progettazione e la realizzazione di un
progetto nella sua totalità.

In “Hollywood” la parte visuale per me è stata importantissima a partire dalla realizzazione del ‘movement video’ che ha anticipato l’uscita della canzone sulle piattaforme streaming, realizzato da Federica Rizzo, coreografa che vive a LA, che ne ha interpretato a pieno le vibes ed il messaggio di self empowerment, fino al visual della canzone uscito pochi giorni fa, che ho realizzato con il fantastico videomaker Luca Marincione che ha la capacità di comprendere e arricchire immediatamente l’interpretazione e la direzione artistica, scenografica e
fotografica che intendo prendere per rappresentare ogni tipo di energia che emette la canzone.

Canti spesso l’importanza di essere liberi e di mostrare tal mondo tutti i colori dell’arcobaleno. Riesci ad essere te stesso attraverso l’arte?

Penso che il mio, come dicevo poco fa, è un percorso di introspezione che avviene attraverso l’arte, soprattutto in un mondo in cui va tutto così velocemente che a volte non ci soffermiamo neanche ad avere la consapevolezza delle emozioni che proviamo.
Penso che ognuno di noi abbia il proprio modo di essere se stessi in qualcosa che fa, con il suo ‘colore’ senza filtri, senza maschere, nel suo ambiente in cui si sente libero. Chi in una cucina, chi su un palcoscenico, chi nel riparare cose, ognuno nel suo, affermando il proprio essere, soprattutto in una società dove spesso le differenze tendono ad essere evidenziate in negativo piuttosto che un valore aggiunto.

Pensi che, in quanto artista indipendente, lo scenario musicale americano possa aiutarti maggiormente rispetto a quello italiano?

Sicuramente. In passato il divario tra la scena musicale italiana e quella americana era molto più forte, anche se al momento, la scena americana offre più opportunità ad artisti indipendenti che vogliono presentare e far conoscere la propria musica. Vengono organizzati art meeting, serate, incontri, nei quali ognuno può presentare le proprie produzioni che siano esse di musica, danza, poesia, pittura, recitazione. In questo modo è più semplice fare networking con altri artisti, e creare collaborazioni.

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