New Indie Italia Music Week #133

“Resto qua a pensare
ma poi che cazzo me ne faccio io di un clacson
se non ho voglia neanche di suonare
voglio restare a guardare
il giocoliere che cade e non si alza più” (Santi Francesi – Non è così male)

La frenesia ci salverà, la frenesia ci logorerà. Ci sentiamo vivi nel fluire della vita urbana (facciamo cose, vediamo gente) e va bene così. Siamo primati cresciuti sull’asfalto dopotutto.

Concediamoci la libertà di essere gettati via dal loop, a quel punto, anche il suono di un clacson risulterà superfluo per comunicare il nostro stato di vana inquietudine.

Ci permettiamo il lusso di guardarvi da fuori mentre in cuffia suona la nostra musica preferita.

Scopri le migliori nuove uscite Italia della settimana con la speciale selezione dei redattori di Indie Italia Magazine.

In fieri – EP

“E come stai, come stai, bene. In fondo non è così male”, “sono solo un buffo pagliaccio, gli occhi di ghiaccio e la cera che cola perché sono solo”, ma “spaccio rock ‘n roll, aspetto la mia condanna”, “ho già le mie medicine, se vuoi possiamo bere”.
Tre inediti più due cover già presentate a X Factor e il brano con cui hanno vinto il talent di Sky: “Non è così male”. Sei brani che mostrano la poliedricità del duo, che non si sono snaturati, ma hanno trovato una via tra i generi, generi che forse hanno perso molto del loro significato. Tra la malinconica “Pagliaccio” e la rockettara “Spaccio” (in feat. con i Fast Animals and Slow Kid), i Santi Francesi sanno dove colpire col testo e con le melodie, in una prospettiva di costruzione di sé, che non nascondono, anzi sulla quale spingono. Il titolo dell’EP è proprio “In fieri”, in divenire, e come il fuoco che non ha mai la stessa forma, anche loro sanno bruciare senza mai essere uguali a sé stessi.

(Lorenzo Ottanelli)

SANTI FRANCESI: 8,5

 

Resta qui

Nel rumore circostante che alimenta la folla, è bello stabilizzarsi “sulla stessa frequenza”. Trovarsi in due, capire di volersi, cercarsi, magari amarsi. Eliminare tutto ciò che c’è all’esterno, per non lasciarsi ammorbare, per proteggersi da un ambiente che a volte è ostile, a volte è come sirene, ti adula fino a farti sparire. E vorresti che quel momento non finisse mai, che durasse ancora un po’, perché finalmente stai bene e non vuoi tornare a non sentire la sua presenza, che è l’aria che non possiedi o il rumore della sua stanza.
Venerus ci conduce nuovamente nel suo mondo raffinato, ma allo stesso tempo ballabile ed erotico. È come una meditazione pop, fatta di tranquillità emotiva, in cui navighiamo, sulle sue onde sonore, da cui ci facciamo cullare, fino a che non finisce.

(Lorenzo Ottanelli)

Venerus: 9

 

Solo come un cane

A volte ci si sente spaesati. Quando tutto sembra andare a rotoli non si hanno più certezze, quando una relazione finisce ci si sente soli come cani, senza padroni e affezioni. Siamo spaccati in mille pezzi e la vita sembra più insolente e ingombrante che mai. Forse è la ricerca di attenzione da parte dell’altro, ma sai già che non può darti niente e allora ti chiedi cosa puoi fare per non sentirti più alienato, per ritornare a sperimentare la vita come prima. Ma tanto sai che ci ricadi e che dentro un ospedale vuoi sentire il nulla che ti dà. Sarà perché è abitudine, sarà che la solitudine ci fa paura, è un salto nel vuoto, in cui non vogliamo più affondare.

Gli Psicologi hanno preso una pausa ed entrambi hanno deciso di portare avanti per un po’ dei progetti da solisti. Lil Kaneki lo fa in una veste nuova, facendosi trasportare dall’indie rock americano degli Interpol e degli Oasis, in cui le chitarre, i bassi e le batterie ci mostrano una strada lontana dall’indie pop a cui ci ha abituati finora, e questo eclettismo è proprio quello che ci piace.

(Lorenzo Ottanelli)

Lil Kaneki e The American Boyfriends: 8,5

 

Un grammo

Oh, Laurino, Laurino perché sei tu Laurino? Il cantautore di Verona torna con una canzone d’amore contrastato, che cattura dal primo ascolto.

La chitarra limpida, la voce riverberata e il mood fuori dal tempo mi hanno ricordato i mitici Perturbazione di “Buongiorno buonafortuna” o di “L’Unica”. Che lo vogliate o no, una pietra miliare della musica italiana. Quindi bene.

“Un grammo” è la storia della briciola d’amore che rimane nel cuore anche dopo la fine di una relazione. Quella fastidiosa briciola che non pesa più d’un grammo, ma è comunque potentissima. Un pezzo leggero, fresco, che potremmo ascoltare mille volte in loop senza odiarlo. Grande Laurino.

(Vernante Pallotti)

Laurino: 8

 

KIKA (Album)

“KIKA” è il primo progetto ufficiale di LaVìe. L’EP è composto da 7 tracce che riassumono la personalità e le esperienze dell’ artista. Il sound punta gli occhi sulle tendenze del futuro, trovando un perfetto equilibrio musicale tra romanticismo e impetuosità, innocenza e oscuro, delicatezza e irruenza. Tutto il progetto si concentra sul descrivere sensazioni e stati d’animo. LaVìe mette in
rima esperienze di vita in maniera autentica, senza nascondere paure e ansie, rivalsa e voglia di rimettersi in gioco in un mondo di amore, dolore e adrenalina. Il tutto è orchestrato dalle produzioni di Jun e Deja.

LaVìe: 7

 

DOMINO

Attenzione. Fermi tutti. Qui stanno nascendo capolavori. Neemo & Rosita Brucoli ci trascinano in un vortice di tessere colorate del domino, pronte a cadere per ogni minimo passo falso.

“DOMINO” racconta come i nostri lati oscuri, che cerchiamo di domare all’inizio di una storia d’amore, con il tempo riemergano. Così, amandoci, rischiamo di ferirci a vicenda. Siamo tutti Edward mani di forbice e farci le carezze non è facile, ma spero concorderete con me che vale comunque la pena provare.

Consiglio: ascoltare il pezzo guardando i video della performance “Rest Energy” di Marina Abramović e Ulay.

(Vernante Pallotti)

Neemo&Rosita Brucoli: 8,5

 

Lùghe (Album)

Si chiama “Lùghe” il nuovo EP di Viò, dall’anima r’n b, il disco composto di 5 tracce ha come titolo una parola che in sardo significa luce. Come quella che si vede in fondo al famoso tunnel, come quella che brilla come un faro quando tutto ci sembra stare per affondare. “Lùghe” è la speranza che non è andata a picco, è la consapevolezza e l’accettazione delle proprie debolezze, perché alla fine sono umane e in quanto tali, fanno parte di noi. Tra r’ n b e contaminazione sarda, il nuovo EP di Viò ci fa inoltrare nella sperimentazione che però non si allontana mai troppo dalla tradizione.

(Ilaria Rapa)

Viò: 7,5

 

Sollevami

“È una telefonata d’addio effettuata con un brano synth-pop”
Così Eliseo descrive il suo nuovo singolo “Sollevami”, un brano dalle note dal retrogusto vintage che ci porta al momento esatto dell’addio ad una relazione frivola. Un testo tutto in prima persona che ci fa così rivivere in modo ancora più acuto quanto vissuto dal protagonista. Lui ha avuto però il coraggio non solo di arrivare alla resa dei conti ma anche di mettere fine ad un amore che di amore aveva solo il contorno. Frecciatina? O solo un consiglio spassionato a chi ancora è legato ad una persona ma non sa come sciogliere i nodi?

(Ilaria Rapa)

Eliseo: 7,5

 

Per non pensare + a te

Uno sfogo, libero, istintivo e primordiale, un richiamo alla Germania est e alla club culture, una sensazione di abbandono a se stessi, in quella allucinazione del sogno o della vita. Questi gli ingredienti di “Per non pensare + a te”, ultimo singolo di Miglio, scritto immaginando chiare ambientazioni, provenienti da luoghi precisi della mente, sfocate ed essenziali.

Un brano che si articola all’interno di atmosfere scure e drammatiche a disposizione di una scelta lirica cruda e vibrante attraverso la metafora delle dipendenze da qualcosa o da qualcuno. Ci sono campi infiniti in bianco e nero, sovrastati da mille fiori. Ci sono viaggi con la mente fatti ad occhi chiusi, con impressioni che si nascondono e poi ritornano. E c’è la voglia di continuare ad avere qualcosa da dire, e dirlo, aspettando che venga tutto alla luce.

(Sara Pederzoli)

MIGLIO: 8,5

 

anche i demoni piangono (Album)

Già si era capito con i singoli “buco nero”, “alice 02” e “guardare giù”, ora è chiaro come Vodoo Kid voglia raccontarci in questo album, in prima persona, il suo personale rapporto con quello che è il benessere psicologico, la ridefinizione della propria identità, il rapporto con sé stessi e con gli altri, il dualismo tra vita reale e vita virtuale e altre tematiche complesse e talvolta ingombranti, pensanti. Si parla di quelli comunemente intesi come demoni interiori, da affrontare sia nel privato, ma che talvolta vengono condivisi pubblicamente, come nel caso di Vodoo Kid e dei testi che ci ha regalato.

Non un traguardo, “anche i demoni piangono” è più che altro un punto di partenza, per costruire un dialogo tra l’artista e chiunque ascolti la sua musica, per essere un aiuto o semplicemente una spalla, per chi condivide le stesse difficoltà. Quasi un promemoria con scritto “non sei solo”, da ascoltare nei momenti di down.

(Sara Pederzoli)

Vodoo Kid: 8

 

Anna

Anna è la classica brava ragazza che in realtà sta lottando con il mondo, però a causa dell’educazione con la quale è stata cresciuta ha paura ad alzare la voce, correndo il rischio di venire etichettata come  pericolosa ribelle.

Guzzi ci presenta la protagonista del suo nuovo singolo “Anna”, con la dolcezza con cui le nonne parlano dei loro nipoti, trasformando i difetti in pregi.

Se non si può fuggire dalla realtà bisogna provare a arredarla come ci piace, altrimenti la nostra diventa una vita passiva.

(Nicolò Granone)

Guzzi: 7,5

 

L’ultimo della fila

«Quante volte hai pensato ‘’siamo solo un numero?’’

“L’ultimo della fila” esprime il disappunto e le fragilità di chi si oppone al narcisismo mediatico di una società in cui i numeri sembrano essere più importanti delle persone.I numeri, infatti, scandiscono la nostra quotidianità, ci identificano e ci differenziano ma allo stesso tempo quantificano il grado di successo raggiunto contribuendo ad alimentare una sorta di infelicità di fondo che soffoca la nostra natura, ci omologa.»

L’ultimo della fila aspetta ordinato che arrivi il suo momento, vedendo con un po’ di gelosia che arriva sempre prima il turno degli altri. Nella società di oggi chi ha personalità deve riuscire a mettersi in mostra, invece che adattarsi a ciò che la società pretende.

Alla fine è  più importante fare tanti stream o scrivere una bella canzone? Beh la risposta ci sembra ovvia. Putroppo questi due concetti sono tanto simili quanto diversi.

(Nicolò Granone)

MAVA: 8-

 

Nn mi parlare nn mi stressare

“Devo solo uccidere l’orgoglio, aprirmi un po’ anche io ho bisogno di aiuto”
Gli Ufo Blu e i loro inconfondibili synth ci accolgono sotto una coperta di nebbia con “Nn mi parlare nn mi stressare”, un nuovo squarcio dentro la vita quotidiana del gruppo bergamasco che lancia il suo grido d’aiuto verso l’esterno. Abbiamo tutti bisogno di fermarci un po’, e quale migliore momento per farlo della fine di questo anno che ci portiamo tutto sulle spalle e vorremmo trovare il modo giusto per chiedere aiuto a chi ci sta accanto per condividere un po’ del nostro peso, magari accogliendo anche qualche grammo del loro. Vediamo davanti a noi tante situazioni che ci buttano giù, persone a cui vogliamo bene che non riescono a sorridere, la nebbia che cancella il paesaggio che abbiamo imparato ad amare…e gli Ufo Blu lo sanno bene: crescere è difficile, ma forse è proprio così diventiamo adulti, quando riconosciamo che è il momento di ritagliare del tempo anche per noi stessi, per imparare ad amarci e, perché no, per riposarci dalla frenesia della vita che a volte sembra quasi che ci attraversi velocissima.

(Margherita Ciandrini)

Ufo Blu: 8,5

 

Flower Power

“Quanti uragani che hai, ti crei un mare di guai, non mi ci tufferei mai”
L’energia inconfondibile degli Antartica ci colpisce subito in “Flower Power” e ci conduce in un viaggio che ci porta attraverso la perdita di fiducia verso una persona che fino al giorno prima pensavamo di conoscere come le nostre tasche. Quando guardiamo negli occhi qualcuno e sappiamo a memoria le sfumature delle loro iridi, trovarle diverse è qualcosa che fa vacillare il nostro equilibrio e ci sentiamo come traditi, scoperti, da quello sguardo che non è quello che ci aspettavamo. “Ti cerco ma non hai più la stessa faccia” rimaniamo di nuovo soli nel nostro mare in tempesta, abbiamo perso la nostra ancora di salvezza e possiamo solamente attraversare questo nuovo uragano in solitudine e sembrano così lontani i tempi in cui riuscivamo ad attraversare quella persona che per noi ora è un solido muro, ma forse hanno ragione gli Antartica: “è dentro me, che ti ho distorto”.

(Margherita Ciandrini)

Antartica: 8,5

 

Il mondo gira – Album

“Voglio una vita per sbagliare, si, la voglio tutta per me”
L’accoppiata Olly e JVLI, esplosiva, energica e caleidoscopica, fa di nuovo centro nel nuovo progetto dell’artista genovese, che ritroviamo anche profondamente introspettivo e a tratti malinconico e dolce a modo suo. I sette brani che compongono l’EP, tra cui “L’anima balla”, che ha aggiudicato ad Olly un posto al prossimo Festival di Sanremo, sono pezzi di anima trasformati in musica: menzione speciale per “Ho un amico” che ci riporta a riflettere sulle amicizie e si fa ascoltare con un sorriso malinconico. “L’amore va” è una poesia cantata da Olly che ci racconta che lui l’amore non lo prova, lo colora, lo disegna, ma non ci crediamo, non si può parlare così perfettamente d’amore senza provarne tantissimo, l’amore, in tutte le sue forme, è indispensabile per la nostra vita e prima o poi si, l’amore ci ucciderà…che sia di gioia o di tristezza, in qualche modo farà un buco dentro di noi. E caro Olly, dopo aver ascoltato in loop il tuo EP, non possiamo fare altro che citarti e dire “fammi morire, se vuoi, spaccami in due, tu puoi”.

(Margherita Ciandrini)

Olly, JVLI: 9,5

 

Una lettera alla paura

Con la paura ci devi convivere, ti dorme accanto, non paga l’affitto e ti distrugge l’anima fino a ridurla a brandelli. Simone Panetti in quest’ultimo brano trasformandola in un’amante spietata, le dedica una lettera. Una preghiera straziante in cui chiede di essere lasciato in pace, almeno questa volta, per paura di perdere l’unica cosa che gli è rimasta intatta e a cui tiene di più, l’amore nei confronti di Giulia.
“Una lettera alla paura” è autentica, la voce di Panetti tremolante che si appoggia sul pianoforte riesce perfettamente a trascinare anche chi ascolta in una sensazione unica di angoscia. Il che rende questo uno dei brani più profondi e immersivi scritti dall’artista.

(Filippo Micalizzi)

Simone Panetti: 8

 

Quanto – Album

A 5 anni di distanza dal precedente disco i Gazebo Penguins tornano finalmente con 7 nuovi brani che danno forma a “Quanto”, il loro ultimo lavoro.
“Quanto” è un disco caratterizzato dalla solita violenza a cui i Gazebo già in passato ci avevano abituati, ma che risulta innovativo sotto altri aspetti. La band ha infatti deciso di spingersi oltre andando a sperimentare il più possibile, come ad esempio in “Nubifaggio” nel cui finale la musica si destruttura in una fantastica jam session che culmina in un uragano di suoni.
Nel viaggio che i Gazebo Penguins hanno deciso di intraprendere non c’è spazio per la realtà, in questi 7 brani, punti fermi come lo spazio ed il tempo vengono distorti per plasmare un mondo ideale lontano dalla deludente realtà. Il risultato è un una rabbia che esplode direttamente nelle orecchie di chi ascolta, che ci riporta finalmente al caos dei Gazebo Penguins che da anni ci mancava ascoltare.

(Filippo Micalizzi)

Gazebo Penguins: 9

 

Guerra Fredda – Album

CLAVDIO è tornato, e ancora più di prima combatte una lotta contro sé stesso, o per meglio dire una vera e propria guerra. Il titolo del suo ultimo disco, infatti, ne racchiude perfettamente i temi trattati, dalla continua ricerca di sé stessi, alle varie crisi esistenziali fino ad arrivare all’accettarsi.

Ne avevamo avuto un assaggio con “Freccia”, singolo che ne anticipava l’uscita, che non a caso incarna in qualche modo l’anima del disco stesso. Ognuno dei restanti 7 brani rappresenta una piccola parte del viaggio interiore intrapreso dall’artista, come “Letojanni”, brano che prende il titolo da un piccolo paesino sul mare siciliano, in cui l’artista fin da subito con poche poetiche parole è in grado di trasmetterne il giusto peso:
“A Letojanni ci stanno i sassi io dentro l’acqua non voglio entrarci,
Sassetti piccoli a piccoli passi lo sai all’inizio erano tutti massi”.

Appoggiandosi su un sound morbido arricchito da pianoforte, synth e chitarre, la voce di CLAVDIO, profonda e severa, si fa avanti a combattere la propria guerra fredda.

(Filippo Micalizzi)

CLAVDIO: 8

 

Ricominciare

Forse è impossibile fare finta di niente e dimenticare il passato, errori compresi, ma nulla può durare per sempre, uguale e immutato. DawiD, prende spunto da questo concetto per presentarsi al pubblico con il suo primo singolo. La malinconia sfuma sempre di più verso la consapevolezza che il cambiamento non è un momento improvviso, ma un gesto che parte da noi.

Certo non è mai facile accettare alcune situazioni, però è necessario. Attenzione quindi alle tentazione, se si prende una decisione bisogna subirne tutte le conseguenze.

“Prometto a me stesso di non ricaderci, ma quando guardo il mare io mi ritrovo in quel silenzio”

(Nicolò Granone)

DawiD – 7+

 

Perdere

Se nel calcio è scoppiata la moda della sconfitta propositivi, nella vita di tutti giorni è più facile restare fermi, piuttosto che provarci e rischiare un insuccesso.

Qualcuno però, con un pizzico di follia, segue il parere di Giostre: “Io preferisco perdere, guardarti negli occhi e prenderle”

Il rischio calcolato non esiste, meglio buttarsi rischiando di darci una di quelle facciate che difficilmente si dimenticano,  ma se andrà male, beh pazienza, e  magari ci potremmo scrivere una canzone.

(Nicolò Granone)

Giostre: 8,5

 

Ossessionata

Schiuma ci chiude in una bolla e lascia parlare l’atmosfera.
Fluttuiamo tra un avvolgersi di archi e synth, due mani a suonare un piano scandiscono il riavvolgersi del nastro del rimpianto.
E poi quel beat alla “Apologize” apre a un ritornello etereo, un crescendo di intrecci vocali che si assottigliano fino a scomparire in un gioco di sospiri.

“Ossessionata” non racconta solo l’amore, ma l’esistenza: la solitudine non è mai affare di uno solo, perché parla con la lingua dell’assenza. Ogni frammento di memoria è un pezzo dell’alfabeto che ci eravamo abituati a conoscere, in cui avevamo intravisto un pezzo di noi.

Quando si ama e si “perdo[no] le prove”, si rimane orfani anche di noi stessi, del nostro io migliore.

(Alessandro Ghidini)

Schiuma: 8

 

Bar Adriana (Album)

Al Bar Adriana non ci entri e non ci esci, puoi solo farti risucchiare.

Sei tracce, due anime simmetriche: la prima è cruda, ci trascina in un giro dei bar che abbiamo in testa, fino a dove non esiste il silenzio. La voce è di chi ha fumato troppo e sbatte le sue urla in faccia al mondo come se da una cabina telefonica ci parlasse la nostra coscienza: si moltiplica e si sfoca nei ritornelli, si strappa e si ricuce, insulta e sghignazza.

Nella seconda metà siamo spettatori di un punk in maschera: passa la sbornia e il mal di testa batte a ritmo di chitarre funky e synth agé.
Finita la frenesia, rimane l’ironia di chi non ama rimpiangere ma soltanto raccontare, in un mix di romanticismo da chat e sana volgarità.

Il sipario cala su una reprise alla Tom Waits: una sigaretta al piano e un goccio di malizia allungata da qualche distorsione di basso. Da un angolo sbuca un sax a insaporire le ultime verità e un po’ forse a spegnere in un bacio d’amarezza gli eccessi di una sincerità troppo onesta da confinare.

(Alessandro Ghidini)

Brucherò nei Pascoli: 7,5