PH: Paolo Giordano e Luca Di Terlizzi

Sanlevigo: “C’è sempre speranza per un’alternativa” | Intervista

Basta poco per essere felici se si ha il coraggio di festeggiare anche le più piccole effimere conquiste. Così i Sanlevigo, grazie alla partecipazione del gruppo lecoseimportanti, trasformano tutta la loro rabbia in speranza, con l’idea che il cambiamento bisogna non stare ad aspettarlo, ma innescarlo agendo in maniera attiva.

Bisogna stabilire le proprie priorità, che ovviamente variano non solo da individuo a individuo, dipendono infatti anche da un particolare contesto storico temporale, e quando si capisce che direzione scegliere, è fondamentale trovare un equilibrio per iniziare un percorso verso la metà. Sulla strada potremmo incontrare delle difficoltà, per questo si deve avere il coraggio di resistere, senza arrendersi davanti alle prime problematiche.

Il tempo non si può fermare, bisogna imparare a seguirlo passo dopo passo, muovendosi verso un’unica direzione che si chiama futuro.

INTERVISTANDO I SANLEVIGO

Effimere conquiste possono dare coraggio alle illusioni e alla speranza?

Dipende da cosa intendiamo per “effimere conquiste”.

Ogni piccolo progresso personale, indipendentemente dal riconoscimento degli altri, è di fatto una conquista importante e se ci porta ad avanzare anche solo di un centimetro nel nostro percorso non possiamo pensare che ci stia illudendo.

Il modo in cui questa espressione viene utilizzata all’interno del brano è volutamente ironico, quei traguardi di cui parliamo hanno in realtà un peso non indifferente pur essendo invisibili agli occhi degli altri.

Qual è l’ultimo piccolo traguardo che avete festeggiato?

Senza dubbio il tour nazionale di “Un giorno all’alba”.

Dopo due anni di stop forzato a causa delle limitazioni per la pandemia, nel 2022 abbiamo organizzato da soli un tour di 27 date in 8 mesi lungo tutta l’Italia, dal Piemonte alla Calabria, dal Veneto alla Puglia.

In quel caso la volontà e l’ambizione di portare in giro il nostro primo album ha prevalso su tutto.

“Effimere conquiste” parla indirettamente anche di questo e siamo davvero contenti di aver pubblicato questo brano in featuring con Le Cose Importanti, una band che ha un percorso artistico molto simile al nostro.

PH: Paolo Giordano e Luca Di Terlizzi

Dai desideri può nascere molta frustrazione?

Dai desideri nasce prima di tutto l’ambizione, cioè la spinta che porta l’uomo a superare i propri limiti davanti ad ogni ostacolo.

Se qualcosa va storto è normale che poi possa nascere anche un po’ di frustrazione, ma non significa che sia necessariamente una cosa negativa, spesso un fallimento può essere decisivo per ripartire.

È difficile ragionare per attimi eterni?

Probabilmente è difficile ragionare per attimi in generale, soprattutto quando si vuole fare musica.

Questo è un mondo che ti obbliga a vivere il presente con la testa sempre al futuro per organizzare con largo anticipo tutto il lavoro.

Dalla pubblicazione di un disco fino al tour promozionale, tutto deve essere programmato mesi prima.

Senza considerare poi che per scrivere una canzone spesso bisogna guardarsi indietro, ripensando magari ad un’esperienza di vita vissuta.

Il concetto di tempo e di attimo per noi è veramente complesso.

Da quale spunto siete partiti per il brano “L’evasione, il ritorno?”

Volevamo fare qualcosa di diverso rispetto alle canzoni di “Un giorno all’alba”, sia dal punto di vista testuale che musicale.

Il tema principale del brano è quello delle dipendenze, tutte quelle cose che apparentemente ci aiutano a fuggire dai nostri problemi ma che poi ci riportano esattamente al punto di partenza, magari anche in condizioni peggiori.

Relazioni tossiche, cattivi maestri, sostanze stupefacenti… Scegliete la vostra dipendenza preferita.

Quanto è complessa la realtà musicale italiana e come la descrivereste dal vostro punto di vista?

La realtà musicale italiana è molto complessa.

La rivoluzione che avrebbe dovuto compiere l’indie pop (o it-pop) è stata di fatto un buco nell’acqua e tutto quel movimento ha iniziato a collassare già sul finire del 2019.

A questo aggiungiamoci due anni di pandemia, chiusure e burocrazia confusionaria.

L’impressione che abbiamo dall’interno è che ci sia stata una regressione spaventosa e che di tutto quel periodo siano rimaste solo le playlist di Spotify.

Oggi più di ieri per andare avanti è necessario avere alle spalle un team ben definito, la favola dell’artista bohémien che arriva dal nulla non regge più.

Se poi qualcuno ci chiedesse una soluzione noi risponderemmo con la più banale delle risposte: supportate chi è davvero indipendente.

Andate a vedere i concerti nei piccoli club, condividete sui social i brani o i dischi che ritenete davvero validi, date vita a subculture che possano un giorno diventare rilevanti.

C’è sempre speranza per un’alternativa.

Il vostro consiglio per stare bene?

Prendersi del tempo per sé, considerandolo importante tanto quanto quello che investiamo per lavorare o studiare.

L’equilibrio nella vita è fondamentale

Tre canzoni per fare terapia di coppia?

Difficile come risposta, rispondiamo semplicemente con tre canzoni d’amore veramente belle: “True love waits” dei Radiohead, “Una mano sugli occhi” di Niccolò Fabi e “Into my arms” di Nick Cave