PH: Filippo Castagnola.

Jacopo Bagorda: “E se mettessimo un punto alle cattive abitudini?” | Intervista

Non bisogna abituarsi alle cattive abitudini, anzi cambiare è possibile se si agisce il prima possibile.

Jacopo Bagorda, artista classe 98′ si racconta nel suo nuovo singolo “Abitudinario” ammettendo con schiettezza che ogni tanto possiamo seguire degli istinti sbagliati o scegliere di avere dei comportamenti poco chiari perché siamo in lotta con noi stessi.

Scrivere questo pezzo è stato un modo per fissare dei paletti, darsi degli obiettivi e capire quale direzione è meglio prendere, accettando anche di abbandonare il passato per non sacrificare il futuro.

Il testo del brano è come un post-it attaccato sul frigo da parte dell’autore, con scritti sopra i suoi principali errori da non ripetere, tutti figli della brutta abitudine di autosabotarsi, fino a farla diventare la propria zona di comfort.
La volontà è quella di affrontare in maniera leggera un argomento pesante, infatti il sound è molto fresco con forti richiami pop anni ’80.

INTERVISTANDO JACOPO BAGORDA

Come si risolvono problemi senza sapere il perché? 

Wow, domandona. La risposta forse sarà un po’ banale.

Penso che arrivare a conoscere i problemi sia uno step necessario per risolverli davvero, ma riconoscere e ammettere a se stessi che qualcosa non va è già un grande punto di partenza per iniziare a orientarsi verso lo stare meglio.

Ti è mai capitato di abituarti ai tuoi errori?

Troppo spesso mi sono reso conto di essermi abituato a stare in una situazione di difficoltà o di inferiorità rispetto a dove sarei voluto essere, senza cercare di reagire o di migliorarmi.

In “Abitudinario” ho cercato di esorcizzare questa cosa, nel ritornello dico “a farmi del male ci penso da me”, scriverlo è stato uno sfogo insieme a una presa di coscienza, cantarlo e ascoltarlo sono un ottimo promemoria per non farlo più, sperando di aiutare chi può rispecchiarsi in questa condizione.

È difficile raccontare i propri scheletri nell’armadio perché si ha paura dei giudizi?

Di mio sono sempre stato una persona introversa, che si apre solo con chi si trova molto bene, non so se sia per la paura dei giudizi o solo per una questione caratteriale.

Quando scrivo però prendo spesso questi scheletri dall’armadio e li metto in bella vista, questa cosa mi fa stare bene, e inoltre ritengo che una canzone “sentita” da parte di chi la fa possa arrivare di più anche a chi l’ascolta. 

Scrivere canzoni è decisamente la forma di espressione che preferisco, forse perché mi dà anche quella fiducia in me stesso che mi permette di dire qualunque cosa senza aver la minima paura dei giudizi altrui, ma anzi arrivare quasi a sfidarli.

PH: Filippo Castagnola.

A volte per stare bene bisogna essere incoscienti?

Per stare bene secondo me bisogna dare il giusto peso alle cose, è la sfida più difficile.

Dare tutto, essere determinati, ma cercare di avere sempre una visione esterna, quando necessario estraniarsi e vedersi dall’alto. 

In questi giorni mi ha scioccato, come penso a tutti, la notizia della ragazza che si è tolta la vita a Milano in seguito a delusioni in ambito universitario. Ecco, io mi ritengo una persona che pensa troppo, ma per fortuna sono sempre riuscito a non farmi mangiare fino a tal punto da brutti pensieri o delusioni. Purtroppo noto che nelle nuove generazioni questa cosa sta venendo meno, forse per le troppe pressioni sociali a cui si è esposti, e possono succedere tragedie come questa.

Il consiglio che mi sento di dare è di fare le cose seriamente senza prendersi sul serio, e di ricordarsi che veramente una soluzione può essere sempre cercata.

Certo, a parole è facile, ma intanto iniziare anche solo a pensare così potrebbe dare una visione migliore della vita.

Nel brano “La chiave” hai fatto un feat con Olly. Ti aspettavi di vederlo sul palco principale di Sanremo?

Conosco Olly da quando ha iniziato giovanissimo a fare musica, abbiamo anche frequentato lo stesso liceo. Può sembrare scontato dirlo ora, ma giuro che ho sempre pensato avesse qualcosa di speciale. 

Vederlo sul palco di Sanremo big, come è stato anche per Sanremo giovani, dopo averlo visto in live underground negli anni in giro per Genova, sarà  sicuramente molto emozionante. Allo stesso tempo non mi farà nemmeno troppo strano, perché è realmente uno degli artisti italiani che ascolto di più e penso si meriti di stare là come pochi altri.

Gli faccio un grande in bocca al lupo e sono sicuro che sarà una grande sorpresa positiva per chi ancora non lo conosce bene.

Hai mai visto la musica come un vizio?

Ho iniziato ad approcciarmi alla musica abbastanza tardi, tra i 16 e i 17 anni, e veramente ringrazio il giorno in cui l’ho fatto perché mi ha dato qualcosa che fosse mio. Un sogno, una passione e un modo di comunicare che ha aiutato parecchio un ragazzino timido.

Nonostante ciò ogni tanto ho pensato di allontanarla come fosse un vizio nocivo per me. 

In parallelo, dopo il liceo, ho continuato a studiare altro all’Università, e vedere che i risultati materiali con la musica, seppur il tanto tempo e denaro investiti, non arrivassero mi ha fatto pensare a volte che fosse uno spreco dedicarmici e tenerci così tanto.

Però poi alla fine è sempre tornata e sempre tornerà, è la mia dimensione, e a 24 anni forse sto finalmente imparando a godermi il percorso aldilà del dove mi porti, pur restando sempre ambizioso e sognatore.

I cambiamenti ti spaventano? Come hai progetti in cantiere per i prossimi mesi?

Direi di no, mi stimolano. Fanno un po’ paura come tutte le cose ignote, ma è una paura positiva. Ho fatto tante esperienze fuori dalla mia zona di comfort, come l’animatore turistico o l’artista di strada. Tutt’ora da poco ho iniziato anche a vivere in un’altra città, sono a Bologna per finire il mio percorso universitario e sono più che felice di vivere cose nuove. Nuove conoscenze, convivenza, e oltre all’università sto lavorando con i bambini come istruttore al doposcuola in una scuola elementare, altra esperienza totalmente inedita. 

Per quanto riguarda i progetti in cantiere nei prossimi mesi posso dire che oltre ad “Abitudinario” ho un singolo “per stagione”, uno in primavera, uno estivo e uno autunnale. Singoli che finalmente mi piacciono per davvero e penso mi diano un’identità. A queste canzoni sto cercando di costruirci sempre qualcosa di originale attorno, per esempio, essendo che nel testo di “Abitudinario” cito diversi episodi della mia vita, negli ultimi mesi ne ho ripresi alcuni e sto pubblicando dei vlog sui miei profili social.

Ho lavorato e sto lavorando tanto, vedremo queste cose dove mi porteranno.

PH: Filippo Castagnola.

Quali sono i tuoi consigli per scoprire Genova?

Genova per me è uno dei più grandi sprechi d’Italia. La trovo bellissima e la amo come si ama casa propria, ma purtroppo, soprattutto per i giovani è sfruttata male, con poche opportunità.

Detto ciò, a livello turistico merita. Consiglio di andarci se possibile in una bella giornata primaverile, perché con il sole è tutta un’altra cosa. 

In mattinata direi di andare sul lungo mare in Corso Italia, a Boccadasse, e se si riesce fino al quartiere di Nervi nella sua passeggiata. Poi pranzare con qualcosa di tipico in centro, lasciarsi letteralmente perdere nei vicoli e fare un giro al porto. Infine, se si vuole fare 31, prendere la funicolare e guardarsi il sole tramontare sul mare a Spianata Castelletto. 

Direi che potrei essere assunto in un’agenzia turistica dopo questo programmino giornaliero.

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