Festival di Sanremo 2023 | Le Pagelle della Redazione

Sfavillanti, iconici, sicuri del proprio peso specifico all’interno della variopinta tavola degli elementi che compongono la ricetta alchemica che porta l’etichetta di “musica italiana”.

I 28 artisti in gara sembrano avatar in cerca di un pianeta da conquistare, su una piattaforma di lancio fatta di fiori, luci e lustrini.

Un luogo, l’Ariston,  che in questi ultimi giorni è diventato il centro nevralgico dei temi sociali e dei diritti civili, almeno apparentemente. Una centrifuga di tematiche sociali selezionate con cura secondo i trend e trattate in maniera sommaria, con la logica del mordi e fuggi. Non di certo un teatro di performance indimenticabili.

Un potenziale altopiano di contenuti fatto di vette e valli che è stato appiattito dalla smania di creare engagement e battaglie da tastiera, fino a divenire pianura.

Lo stesso vale, ahinoi, per i brani ascoltati: tutti potenzialmente idonei e interessanti ma non di certo destinati a rimanere nell’immaginario collettivo.

Molti big avrebbero potuto dare di più in termini di unicità e di spettacolo, molti giovani interessanti avrebbero potuto sfruttare questa occasione per lanciare dei messaggi: se non ora quando?!

Mentre zaini pieni di proiettili vengono adagiati in spazi vicini all’Ariston, su quel palco si celebra la rima baciata del sole e del cuore.

Ma allo stesso modo, cosa è il Festival se non un non luogo di contraddizioni?

Una bolla in cui amiamo annullarci piacevolmente da 73 anni a questa parte, per dimenticare ciò che spesso ci circonda e che non va come ci si auspicherebbe, per celebrare ciò che siamo stati, per sperare nel futuro cantando e per dare sfogo ai critici musicali insiti in ognuno di noi?

Ed è per questo che oggi condividiamo con voi i nostri pareri da recensori che dopo notti insonni trascorse davanti alla tv (Viva Rai2 incluso), ci ritroviamo qui, tra amici a fare le somme di questa settimana sanremese tra uno spritz e un aperitivo baciati da sole italiano!

PS: questa non è una classifica 🙂

 

Due vite

Già acclamato come vincitore (almeno secondo le classifiche che ci sono state proposte fino ad ora) di questo Festival di Sanremo 2023, Marco Mengoni, con la sua “Due vite” scritta insieme a Tropico, di sicuro è forse il concorrente migliore in termini stilistici, canori e musicali.
Ma se vogliamo trovare un piccolo neo, è sempre il solito Marco, con un brano impeccabile, che si inserisce perfettamente all’interno della cornice del Festival e l’innegabile capacità canora e di raccontare una storia di Mengoni di sicuro aumenta anche l’engagement con il pubblico. Ma in questo Sanremo forse ce lo aspettavamo un po’ più trasgressivo e fuori dagli schemi, quindi ci troviamo davanti ad una perfezione quasi irritante: la storia di due vite che si intrecciano, l’importanza di accettare gli eventi per come ci arrivano, godendoci ogni secondo di questa vita che a volte ci mette con le spalle al muro e la perfetta voce di Mengoni si meritano sicuramente un 10, ma per quanto il brano sia complesso, non ci sono rischi per l’artista e questo avrà un riscontro nel nostro giudizio finale.

(Margherita Ciandrini)

Marco Mengoni: 9

 

Cenere

 

Lazza giungeva a questo festival forte dell’enorme successo e dell’esposizione mediatica del 2022, anche se i più attenti sanno che questo artista è uno dei pupilli dell’urban italiano da almeno 5 anni a questa parte. Durante la kermesse ha dimostrato di meritare tutti i risultati fin qui ottenuti, ricevendo la validazione e l’approvazione anche da quelle nicchie di pubblico e di critica che fin qui non avevano avuto l’occasione di scoprire nella sua musica.

Sul palco dell’Ariston, Lazza porta un pezzo dalle sonorità dance imponenti in cui non c’è spazio per la leggerezza, neanche da un punto di vista lirico. Si narra di una storia ormai in frantumi, fatta di silenzi e fuochi improvvisi che tramutano in cenere in sentimenti.

“Aiutami a sparire come cenere” per non pesare sui risvolti di una relazione che è diventata una fucina d’odio.

Un brano intenso e ricco di scintille emotive nel buio di un groviglio di sentimenti, un tempo preziosi, ormai arrugginiti dalla rabbia.

Lazza merita il podio.

(Salvatore Giannavola)

Lazza: 8

 

Terzo cuore

“So che hai riso quando ho detto che io ho tre cuori dentro al petto. Ma ora no, non so quale inseguirò”. Sarebbe interessante avere una radiografia di Leo Gassman per capire come funzioni la sua anatomia. Probabilmente i due cuori di troppo gli schiacciano un po’ il diaframma e hanno reso faticosa la sua performance vocale all’Ariston. Leo era leggermente fuori tempo e senza fiato, ma non ha perso il sorriso che ormai è un marchio di fabbrica. La canzone su spotify invece convince, è orecchiabile e rosea al punto giusto da diventare un tormentone. La versione sonora del sopracitato sorriso.

(Vernante Pallotti)

Leo Gassman: 7

 

Alba

Quando Ultimo ha calcato il palco con la sua «Alba» era così sicuro di sé che il Sole è stato indeciso se sorgere in anticipo per omaggiare il titolo della canzone.
L’Italia come sempre si è spaccata in due, tra coloro che sventolavano gli accendini accesi con le lacrime agli occhi e quelli che hanno cambiato canale con il sangue alle orecchie. Il pezzo non è niente di più e niente di meno di quello che ci aspettavamo dall’universo Ultimo, ma è giusto così. La posizione in classifica lo conferma.
Possiamo amarlo o detestarlo, ma non possiamo non riconoscere che Ultimo sappia perfettamente chi è e che cosa vuole… e questa signori si chiama maturità artistica. Ps: consigliata la visione del videoclip interstellare.

(Vernante Pallotti)

Ultimo: 7,5

 

Due

Il silenzio cala e Amadeus annuncia un pezzo: “Due”. Titolo che subito riporta gli spettatori più attempati al lontano 1993 quando RAF cantava il suo indimenticabile pezzo omonimo.
Ma Elodie non teme confronti e trent’anni dopo sale sul palco travestita da Crudelia Demon, con l’aria di chi vuole spaccare tutto per davvero (altroché Blanco). Voce potente, aria fiera e orgogliosa anche nel raccontare la fine di un amore, anche nell’ammettere di aver pianto. Vada come vada, qualcosa mi dice che molti italiani nei prossimi giorni canticchieranno tra sé: “Per me le cose sono due, lacrime mie o lacrime tue”.

(Vernante Pallotti)

Elodie: 7,5

 

Se poi domani

Luca D’Alessio, in arte LDA, porta in gara a Sanremo una canzone scritta a quattro mani, insieme al cugino Francesco D’Alessio. Dopo aver spopolato ad Amici l’anno scorso, LDA torna a scaldare gli animi della sua fanbase con “Se poi domani”: una ballad che mette insieme ricordo, dolore e forse anche un po’ di rimorso il tutto grazie ad una voce forte e sicura. Luca può sicuramente vantare di essere un ottimo figlio d’arte!

(Ilaria Rapa)

LDA: 8

 

Quando ti manca il fiato

Adibito a santino del Rock ‘n Roll oltre che icona portafortuna nel (Fanta) Sanremo, Gianluca Grignani stavolta lo ritroviamo nella sua versione più sobria. Da un lato forse un po’ ci è dispiaciuto, dall’altro però questo ci ha permesso di apprezzare il testo romanticamente strappalacrime di “Quando ti manca il fiato”. La canzone sono tutte le parole che l’artista non ha mai detto al padre che è andato via di casa quando lui aveva 18 anni, una lettera a cuore aperto che ha il sapore di riscatto, non solo degli anni “persi” come figlio, ma soprattutto di se stesso nel mondo della musica.

(Ilaria Rapa)

Gianluca Grignani: 8

 

Parole dette male

“Parole dette male” ma anche l’attacco non era da meno. Giorgia e la sua inconfondibile voce hanno fatto un pochino cilecca, solo all’inizio però, perché poi ci ha pensato il finale a rimettere a posto il tutto. Ma sorvoliamo perché, il nuovo singolo di Giorgia dedicato all’ex fidanzato Alex Baroni, parla di quanto sia difficile superare una perdita improvvisa, violenta, di quanto, dopo ancora tanti anni, ci si senta crollare il cielo addosso appena si sente il suo nome: “Non sei più mio ricordo sei un’allucinazione”.

(Ilaria Rapa)

Giorgia: 7,5

 

Furore

La loro ultima partecipazione al Festival di Sanremo è ormai un ricordo lontano (correva l’anno 2005), con “Furore” le due sorelle milanesi Paola e Chiara Iezzi tornato a far saltare dalla poltrona la platea dell’Ariston e tutti noi pantofolai a casa! Fin dal primo ascolto!

Coreografie a parte, “Furore” racconta l’amore attraverso un gioco di sguardi tra due amanti: “nei nostri sguardi c’è un gioco, una strobo, un riflesso di noi che ferma il tempo”. La scenografica evocata e l’arrangiamento del brano sono tipici di una discoteca. I due innamorati trascinati dai giochi di luce, dalle note delle casse si perdono in ballo in cui il battito del loro cuore supera ogni altra cosa.

“Furore” è un bravo che trasmette energia, colori, amore, vita. È uno di quei brani che fa bene al cuore e all’umore.
Paola e Chiara hanno tirato fuori ancora una volta la loro grinta e quello che sicuramente sarà il tormentone estivo 2023!!
Ps: andate oltre la musica dance, “tutto quello che ci serve è in un battito, un battito, battito, battito in questa notte di sole”.

(Alessandra Ferrara)

Paola e Chiara: 8

 

Lasciami

Quello tra i Modá e il festival di Sanremo è un rapporto duraturo. Nelle precedenti edizioni (2005, 2011, 2013) sono stati in grado di portare brani perfettamente nelle loro corde, cioè di una banalità disarmante e di un “fake rock” fatto appositamente per convincere gente di mezza età di essere ancora giovane e pimpante. Ma fino a quel momento niente di male, erano felici nella loro mediocrità e nessuno si aspettava di più. Il vero problema arriva quando a 10 anni di distanza dall’ultima partecipazione si presentano su quel palco con un brano che già 10 anni fa sarebbe sembrato vecchio. “Lasciami” è un brano scontato, musicalmente insulso e se vogliamo dirla tutto con un ritornello che ricorda più che vagamente un qualunque pezzo di Renga.
Sui Modá non c’era nessuna aspettativa, ma loro sono stati in grado di distruggerle lo stesso.

(Filippo Micalizzi)

Modá: 3

 

Un bel viaggio

Gli Articolo 31 portano a Sanremo un brano dedicato all’amicizia. J-Ax e Dj Jad su quel palco cantano di loro; del loro rapporto ricostruito e di questo soltanto sembra importagli. Nelle loro esibizioni traspare una genuina tranquillità e nessuna voglia di confrontarsi con altri cantanti in una gara che poi è soltanto del pubblico. Se l’intento gli fa onore, dal lato musica però qualcosa stona. “Un bel viaggio” non è ne più ne meno che il classico brano alla J-Ax a cui già siamo abituati. Ci si aspettava di più dal ritorno del duo e purtroppo così non è stato.

(Filippo Micalizzi)

Articolo 31: 6

 

MOSTRO

“MOSTRO” è un brano che la prima volta su quel palco non è riuscito a convincere, ma nella sua versione da studio sembra prendere coraggio e diventare ottimo. gIANMARIA ha tanto talento e di certo questo singolo non gli rende giustizia. Tutto sommato però fra quelli in gara è uno dei più accettabili, classico pezzo sanremese ma che riesce a prendersi qualche libertà.

(Filippo Micalizzi)

gIANMARIA: 7

 

Lettera 22

È da quando abbiamo saputo che il brano di Sanremo de I Cugini di Campagna, “Lettera 22”, fosse stato scritto da La Rappresentante di Lista, che siamo curiosi di ascoltarlo…e non ne siamo rimasti affatto delusi, nonostante le alte aspettative. Il gruppo è di per se intriso di storia musicale e, se non si rimane accecati dagli outfit a dir poco glitterati ed i tacchi non indifferenti, si riesce ad arrivare al vero cuore dei Cugini: la voce. Il brano è una splendida ballad pop arricchita da suoni accattivanti e psichedelici, che tratta di un tema che spesso viene sottovalutato, ovvero la difficoltà di esprimere i propri sentimenti con le persone che ci sono più vicine. Quante volte abbiamo dimostrato in tantissimi modi l’amore che proviamo per una persona, ma non siamo stati assolutamente in grado di dire quel “Ti amo”, eppure è così palese che non ci resta che pronunciare ad alta voce quelle due paroline. I Cugini ci suggeriscono infatti di inserire una “Lettera 22” all’interno del nostro alfabeto composto da 21, e sarà proprio attraverso questa ventiduesima lettera che, forse, troveremo finalmente il momento giusto per parlare e dichiarare al mondo il nostro amore. In ogni caso, sono tre giorni che cantiamo a ripetizione “non lasciarmi solo, non lasciarmi qui”, perciò è con sicurezza che dichiariamo i Cugini di Campagna come una delle più grandi sorprese del Festival.

(Margherita Ciandrini)

I Cugini di Campagna: 9

 

IL BENE NEL MALE

Madame di nuovo sbaraglia tutti e si riconferma una degli artisti da “top 3” del Festival, con la sua “Il bene nel male”, attraverso un beat che accompagna ogni parola graffiante, ci racconta di un amore contorto ed ingarbugliato: quello tra una puttana ed un suo cliente. Un brano struggente gridato dal punto di vista di una donna ferita, che si è aperta mostrando la sua anima e trasferendo tutto il suo bene dentro una persona che ha risposto con tutto il male possibile, andando ad azzerare tutti quei sentimenti che esistono ma sono troppo difficili da affrontare. A volte l’amore non basta, sono tante le variabili di cui tener conto, ma se sono più importanti del sentimento, allora quest’ultimo non è mai davvero esistito, quando si arriva addirittura a maledire l’esistenza di una persona, che ci spaventa perché fa uscire la parte più vulnerabile di noi stessi, si arriva ad un punto in cui non si riesce più a ricevere il bene e si rimane con il male. Madame, con i suoi outfit monocromo, riesce a convincerci, se non al primo ascolto, sicuramente al secondo e non possiamo che dare un giudizio positivo.

(Margherita Ciandrini)

Madame: 8,5

 

L’ADDIO

“L’addio non è una possibilità” cantano i Coma Cose sul palco ed è quello che tutti noi abbiamo pensato alla notizia della loro crisi sentimentale. Ma per fortuna l’hanno risolta e addirittura annunciano il matrimonio nella settimana santa sanremese.

Il pezzo è forte, ma ancora più forte è l’intensità con cui Fausto e Francesca cantano, si guardano e trasmettono tutti i loro sentimenti. Bellissimo poi il riferimento alla loro precedente “Fiamme negli occhi” sia nel testo che nell’esibizione diversa quanto complementare da quella di Sanremo 2021. Lì cantavano guardandosi dritti negli occhi, qui partono dandosi le spalle. Quello che non è cambiato è il loro amore e quanto abbiamo apprezzato il pezzo. Speriamo nella classifica finale.

(Sara Pederzoli)

Coma Cose: 9

 

Cause perse

Ingiustamente sul fondo della classifica, Sethu (accompagnato alla chitarra dal fratello gemello Jiz) meriterebbe sicuramente un trattamento diverso. La sua “Cause perse” è una rivincita per tutti quelli che si sono sentiti appellare così, come l’artista stesso. Parla di rivalsa nonostante i numerosi fallimenti.

La “quota punk” di Sanremo, nonostante non si incasella in nessun genere particolare, Sethu ci porta a conoscere se stesso e il suo gemello, con tutto il loro percorso. Possiamo dire, e augurarci, che questo sia solo l’inizio.

(Sara Pederzoli)

Sethu: 7,5

 

Egoista

Promossa da Sanremo Giovani, Shari porta sul palco dell’Ariston “Egoista”, un brano che tra gli altri ha la firma di niente meno che Salmo. Nonostante ciò e nonostante la voce molto bella della giovane artista, il pezzo non convince e non è indimenticabile. Sicuramente in questa canzone è racchiuso tutto il mondo musicale di Shari e la sua voce riesce a modularsi passando dal soul al pop con influenze urban, ma senza riuscire pienamente a lasciare un segno.

Buono comunque il testo, che racconta di quanto a volte nella vita si corra il rischio di essere egoisti in amore pur di non restare soli. Da tenere d’occhio.

(Sara Pederzoli)

Shari: 6,5

 

Sali

Anna Oxa è un’artista incredibile, nel bene ma anche tanto nel dubbio, perché le sue performance sono una cosa strana e niente è dato per scontato. Lei è vestita da sciamana e tutto fa pensare che questo sia il personaggio che vuole veicolare: dagli sguardi agli acuti strozzati in gola.

Ma Anna Oxa porta in gara il brano “Sali”, dopo 12 anni di assenza dall’Ariston, periodo in cui ha voluto creare un personaggio scomodo e circondato da scandali per le prese di posizione. “Sali” è una canzone scritta in modo onirico, molto apocalittico, dove l’umanità è preda di falsità e incertezze, un mondo che vive in un peccato, da cui redimersi, ascendere al cielo, è il canto dell’anima, che vuole evadere dal corpo (forse il corpo sociale) e vivere felicemente. Quasi un manifesto di alcune sue idee, che però, proprio per questo fanno un po’ storcere il naso.

(Lorenzo Ottanelli)

Anna Oxa: 6,5

 

Stupido

Will è per la prima volta all’Ariston e la prima sera è un po’ impacciato, ma alla seconda performance prende il via e fa sentire forte la sua voce. Il brano racconta in modo semplice le difficoltà di parlare con la persona che ci piace, quando siamo colti dall’emozione. È un amore adolescenziale che si fa vivo e ha bisogno di essere esternato, rappresentato, mostrato. Perché non possiamo essere più stupidi di quando siamo innamorati: dalle cose stupide che si fanno quando si sta insieme alle stupidaggini per corteggiare.
La canzone al Festival funziona grazie a un arrangiamento ben strutturato per l’Orchestra. Anche se non si muove troppo, la sua è un’esibizione carina, capace di mostrarci le sue capacità, e lo fa anche verso chi ancora non lo conosce.

(Lorenzo Ottanelli)

Will: 7

 

Mare di guai

La prima sera ha una giacca rossa oversize, ma senza cappello, per dare ragione al Fanta Sanremo. Poi torna mercoledì, con il cappello che la contraddistingue e vestita con un blazer beige, che ormai è il suo outfit ufficiale del Festival. Canta un brano d’amore per una ragazza, scritto insieme a Calcutta e Dardust, e lo fa con la solita delicatezza che la qualifica.

Ariete è ormai una certezza e lo sappiamo. Arriva sul palco dell’Ariston e non delude, mentre la scrittura degli autori impreziosisce il brano, sia dal punto di vista dell’arrangiamento e della composizione al piano (così come insegna Dario Faini), sia per il testo vero e proprio, dalla firma di uno dei più grandi cantautori di oggi. Un brano d’amore che è la dimostrazione che la paura più grande è l’incertezza della passione, di cui, però, non si può fare a meno.

(Lorenzo Ottanelli)

Ariete: 8

 

Supereroi

Da quante lacrime sono scese, Mr. Rain si è confermato davvero il “signore della pioggia”. Si può dire, però, che con un coro di bambini si vince facile? Perché in fin dei conti “Supereroi” è un pezzo canonico, con un testo intenso, della migliore tradizione pop-hip-hop, ma niente di più. L’arrangiamento classico non aiuta a movimentare l’esibizione, alzi la mano chi al “Camminerò” di inizio ritornello non ha pensato alla hit ecclesiastica (forse l’effetto oratorio dei cori? Mah). Il tremore nella voce di Mr. Rain dà però quella sensazione di autenticità che le parole meritano, per una canzone che celebra l’eccezionalità di ogni anima.

(Alessandro Ghidini)

Mr. Rain: 7

 

Duemilaminuti

Mara Sattei smentisce chi la considerava un prodotto dell’ennesimo carosello estivo di casa Fedez. A Sanremo porta un pezzo romantico passivo-aggressivo che non ha niente della “Dolce Vita” a cui le nostre orecchie si sono abbonate nei mesi scorsi: ben altro è il peso specifico di “Duemilaminuti”. Le strofe ricordano l’Ultimo di “Pianeti”, con un’espressività vocale che però è vicina a Bianca Atzei, mentre i ritornelli sono i polmoni del brano: gli danno respiro, con ritmi meno serrati e voli in falsetto che planano sulle note degli archi dando loro il giusto tempo di alzarsi e ripiegare. Che dire, la canzone dà non una, non due, ma duemila volte la conferma che Mara Sattei sa cantare, cosa non scontata se si partecipa a Sanremo (ironia della sorte per il festival della canzone italiana).

(Alessandro Ghidini)

Mara Sattei: 8

 

Vivo

Fino al ritornello, cara Levante, mi avevi convinto. Prima il synth, poi la strofa con la giusta combinazione ritmica, e un prechorus che alza i toni fino alla “liberazione” che ti fa pregustare chissà quale primizia di ritornello. E invece “Vivo” è più efficace dove meno te l’aspetti. Nelle piccole trovate del testo, come quel “ho il destino stanco, forse ho corso tanto”, o nella forza delle dichiarazioni di libertà e autodeterminazione sparse qua a là a dimostrare che ancora si può cantare di cose importanti. L’ego non dà fastidio se ci dà l’impressione di essere sincero. Invece “vivo un sogno erotico, la goia del mio corpo è un atto magico” puzza di artefatto, dell’ennesima tirata perbenista che tra monologhi e ospitate Sanremo non si fa mai mancare. Poco male, Levante ha tanta energia e carisma che qualche pizzicatina al suo narcisismo gliela si perdona.

(Alessandro Ghidini)

Levante: 8

 

Made in Italy

La canzone delle polemiche tra sesso italiano e perversione in realtà è la versione spaghetti e tricolore di “Tu vuoi fare l’americano” racconta il tabù che molti hanno anziani soprattutto, riguardo a cosa fanno le persone sotto le lenzuola.

Rosa vuole provocare, ma forse tanto fumo e poco arrosto, contando che molti gridavano allo scandalo ancor prima di vedere l’artista sul palco.

Probabilmente nel 2023, la libertà fa ancora paura a qualcuno e invece che provare ad instaurare un dialogo costruttivo in maniera coerente e pacata, molto meglio buttarla in caciara, alzare il polverone, lamentandosi con tutti del niente. Ma alla fine è normale, siamo Made in Italy.

(Nicolò Granone)

Rosa Chemical: 7

 

Splash

Il lavoro nobilita l’uomo, il capitalismo distrugge ogni sentimento. “Preferisco il rumore delle metro affollate a quello del mare”, meglio produrre che godersi l’azzurro del cielo.

Le pressioni sociali stravolgono la percezione della realtà, Colapesce e Dimartino si tuffano dentro un argomento spinoso con Splash.

La melodia da tormentone non è quella da musica leggerissima, e il testo sembra il manifesto di una generazione che non vuole più accettare il compromesso, stanca di rimanere ferma a subire in silenzio.

Le aspettative creano incomprensioni, meglio perdersi nella natura sconfinata godendosi i colori della natura, senza pensare ossessivamente a come sarà il nostro domani. (Spoiler, niente di rassicurante se continuiamo a seguire il paradigma soldi = felicità)

(Nicolò Granone)

Colapesce, Dimartino: 8,5

 

TANGO

Tananai torna sul palco dell’Ariston a distanza di un anno con una ballad che non scioglie il cuore, lo prende a pugni. Lo avevamo lasciato giovane, col capello spettinato a cantarci del “Sesso occasionale” e a festeggiare l’ultimo posto in classifica. Lo ritroviamo, in un tempo brevissimo, con una maturità artistica del tutto differente e una canzone che, nella semplicità del suo testo, riesce a trascinarti sotto le bombe, raccontandoci di un “amore tra le palazzine a fuoco”. Una scelta rischiosa, dato il tema trattato, ma che non è sembrata forzata neanche per un secondo.
Il tempo normalizza tutte le cose, specialmente quelle brutte, se ormai ti sei abituato a guardarle e a sentirle; se non capitano sulla tua di testa. Con “Tango” (e con il suo video musicale) Tananai ti costringe a tornare a guardare, sfruttando un linguaggio che tutti conosciamo bene: quello dell’amore.

(Benedetta Fedel)

Tananai: 9

 

Non mi va

Con un ingresso dirompente da Sanremo Giovani, i Colla Zio hanno dimostrato il loro valore dalla prima serata del Festival con un brano d’impatto dalle reminiscenze “backstreetboysiane”.
“Non mi va” è una sincera dichiarazione d’intenti scritta su un arrangiamento ritmato che non fa stare fermi gli ascoltatori. Credo infatti sia scientificamente impossibile non battere le mani sul ritornello, cantando “e resta qui un’altra notte con me”.
Con i Colla Zio è sempre tutta una festa, è sempre tutto molto potente, motivo per cui “Non mi va” è stata un’ottima scelta per presentarsi a chi ancora non li conosceva. Bravi!

(Benedetta Fedel)

Colla Zio: 8

 

Polvere

Olly è stato tra gli artisti che più hanno sorpreso in questo Sanremo 2023. Ad un primo ascolto “Polvere” potrebbe sembrare l’ennesimo pezzo pop che gira semplicemente come deve girare. Nonostante l’atmosfera allegra suggerita dalla musica, infatti, “Polvere” ha un significato veramente molto più profondo. Questo ossimoro è stato voluto dall’artista, proprio perché nel brano si accorge che in realtà lui, con la sua polvere, sta bene. Olly ci vuole suggerire di non scordare che sono anche le nostre difficoltà ed insicurezze a renderci quello che siamo: scatole fragili. Ed è bello così.

Il pezzo è carino, l’arrangiamento è interessante.
Può funzionare.

(Benedetta Fedel)

Olly: 7