Capitano Merletti: “La fragilità è energia positiva” | Intervista

Capitano Merletti fa la magia di parlare di temi angoscianti come le fragilità della vita, con leggerezza, trasportando l’ascoltatore in un viaggio mistico che si muove tra ricordi, sentimenti e speranze.

“Ho sperimentato molto, ho cercato di non usare le prime intuizioni facili ma di andare oltre, alla ricerca di qualcosa di nuovo e personale. In parte ci sono riuscito. Ho fatto e disfatto finché non ero soddisfatto. In un certo senso è qualcosa che va nella direzione contraria di quello che ci si aspetterebbe da un album, è lungo, richiede tempo per essere digerito. Ci sono un sacco di canzoni! 

L’abbiamo diviso in due, una prima parte esce adesso e la seconda in autunno”.

Forse aspettare risposte dalla vita è un attesa inutile, meglio lasciarsi trascinare nel viaggio, liberarsi da ogni pregiudizio, vedere che succede. La musica diventa così uno strumento per liberarsi verso un’altra dimensione, curare le ferite e fare un autoanalisi per provare a capire in che mondo viviamo.

“Medusa, Volume 1”, fluttua nell’universo musicale, accedendo la luce sul viaggio metafisico e interstellare di Capitano Merletti.

INTERVISTANDO CAPITANO MERLETTI

Verso quali orizzonti naviga Capitano Merletti?

Di solito vicino o verso il mare, con una macchina mezza scassata senza condizionatore, i finestrini abbassati, Neil Young o Sea Change di Beck dentro il lettore Cd, scalzo, la sabbia tra le dita dei piedi.

Pensi che ci sia una relazione tra i tuoi bisogni e quelli del mondo?

Mi viene subito in mente “What the World Needs Now Is Love” di Burt Bacharach, uno dei miei maestri assoluti della musica. Lo cantavano anche i Beatles, che sia proprio vero? Forse è un po’ scontato e mieloso però è un ingrediente fondamentale per la vita, in tutte le sue diverse forme e manifestazioni; è una energia primordiale, come il fuoco e l’acqua. Un elemento potentissimo che scatena cambiamenti inaspettati in noi, una grande forza.

“You, my home” è una dichiarazione d’amore. A volte basta essere con le persone giuste e tutto ha senso?

È una canzone che ho scritto quando mio figlio era piccolo e lo portavo in giro, tra parchetti, boschi, mare. Eravamo due zingari. Quando hai un maschio piccolo devi sempre essere in movimento come con un cane, sempre all’aria aperta. Mi ha fatto vedere il mondo con i suoi occhi, mi ha cambiato. I bambini sono dei poeti. Una persona può diventare la tua casa. Questo è il senso di “You, My Home”.

Se l’uomo trovasse il coraggio di accettare la fragilità avrebbe più forza?

Certamente, hai colto perfettamente quello che penso. Molte persone attorno a noi sono ossessionate dal voler dimostrare di essere qualcuno, di essere importanti, migliori, gente che conta. Non si rendono conto che sono schiavi della loro stessa idea. La mia bambina più piccola mi ha detto una cosa folgorante proprio qualche giorno fa in merito a questo, mi ha detto che le cose più difficili da dire sono “scusa ho sbagliato” e “ti voglio bene”. Sono parole che mostrano il nostro lato debole eppure richiedono una forza incredibile per essere dette con sincerità. Non bisognerebbe aver paura dei sentimenti. 

Citando una strofa di “Little Sun (Me and the Alien)” cosa succederebbe se potessimo cambiare la nostra follia mortale con la grandezza dello spazio?

Potremmo forse vedere che siamo parte di qualcosa di immensamente più grande della nostra storia e società, istituzioni e religioni? Potremmo forse capire insieme che siamo dentro a una follia collettiva che insegue false verità e falsi bisogni? Forse riusciremo a vedere che viviamo all’interno di un paradiso terrestre che stiamo distruggendo, con tutta la nostra follia e stupidità?

Cosa capisci ascoltando “The Bird’s Song”?

“The Birds’s Song” parla della morte.

Questa canzone mi è venuta in mente in un attimo, mentre guardavo uno stormo di uccelli che volava via, ho pensato alla loro completa indifferenza nei confronti della mia morte. Ho pensato che se fossi morto, disteso sul ciglio di una strada, probabilmente comincerebbero a mangiarmi le carni. Quegli uccelli, quegli stessi uccelli così poetici nel loro volar via ordinati verso l’orizzonte. Mi ricorda che siamo conchiglie e ossa, seccate dalla magnificenza del sole.

Abbiamo il vizio di considerare l’amore come un qualcosa di materiale, lasciando da parte una concezione eterea?

Tutti noi sperimentiamo vari tipi di amore, quello carnale, quello spirituale, quello per i figli, quello per i nostri animali domestici, quello per le piante, quello per il denaro. Ognuno ha il suo amore più importante che lo guida, forse bisogna scegliere quello che fa stare più bene noi e quelli che a nostra volta amiamo. Che bel casino!

Ascoltando il disco ho provato una sensazione di leggerezza. Te l’eri immaginata così o l’hai interpretato diversamente?

Mi fa piacere che alla fine nel disco si respiri un senso di leggerezza, ho sempre paura di essere troppo serio e profondo, mi piace l’idea che la musica possa in qualche modo guarire e alleviare il peso della vita. Se ci sono riuscito il mio scopo è raggiunto, è una cosa che faccio soprattutto per me ma se riesce ad arrivare anche agli altri vuol dire che c’è qualcosa che funziona, la magia è raggiunta.

Quale risposta vorresti avere dalla vita?

Dobbiamo farci le domande giuste perché sono quelle che stimolano la crescita personale, se ci aspettiamo risposte dalla vita potremmo rimanere delusi, come dice Dylan, “The answer is blowin’ in the wind”…

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