BLACKSTAR di David Bowie(review): il testamento musicale del Duca al mondo

David Bowie se n’è andato ma prima di raggiungere le sue amate stelle ci consegnato un ultimo gioiello: Blackstar, il suo venticinquesimo album.

Ascoltandolo, canzone dopo canzone, si scorge un mosaico che trasforma questo disco in un vero e proprio un concept album.

Partendo da “Balckstar”, la prima traccia, si denota un suono che ha poco a che fare con il rock. Le atmosfere sono spettrali, surreali, oscure. Anche il timbro di voce è diverso, ondulante, come se Bowie fosse preso da qualche esorcismo. Sono dieci minuti toccanti, mistici, a tratti terrificanti. Canta “Sono una stella nera” , con richiami a simbologie inquietanti.

La seconda traccia, “Lazarus”, incentrata sulla figura biblica del morto che risorge, è forse la più eloquente del disco. Nel videoclip Bowie è in un letto, bendato, ha l’aria sofferente.

“ Like up here , I’m in heaven”. “Guardate qui, sono in paradiso”.

Un presagio, un chiaro riferimento alla propria malattia. Anche qui le atmosfere sono ambigue , lugubri. Il sottofondo di  sassofono e trombe sembra quasi da marcia funebre.

Successivamente ci si imbatte  in due  tracce già edite da Bowie :  “Sue (Or in a Season of Crime)” e “Tis a Pity She Was a Whore”.

Anche in “Girl loves me” non si placa l’inquietudine, mentre un po’ di chitarra la si trova in “Dollar Days”, forse la canzone più “melodica” dell’album.

Conclude l’album “I Can’t Give Everything Away”, altra traccia – presagio.

“ Vedere di più e provare di meno. Dire di no, volendo dire sì. Per me è sempre stato così. È questo l’unico messaggio che mando.”

Mi ci è voluto un ascolto minuzioso, attento e paziente per addentrarmi in “Blackstar”. L’ho trovato un album difficile, ostico e allo stesso tempo meraviglioso.

Entrandovi  inizialmente ci si sente spiazzati come di fronte ad un affresco enorme, pieno di figure e significati a tratti incomprensibili.

Poi , quando si comincia a disfare lentamente la tela,  si trova finalmente il senso di quest’opera : un atto d’amore verso l’arte nel senso più vero del termine, il testamento musicale di uno dei mostri sacri della musica contemporanea.

Di Leonardo Scapin

ALBUM COMPLETO (Ascolto gratuito su Spotify)

Salvatore Giannavola

View Comments

  • Una lotta contro la morte e ha vinto lui, essere divino e immortale come tutti i grandi geni della storia

Recent Posts

New Indie Italia Music Week #254

"(Vivo) Senza riprendere fiato, tutto in un tiro Anche se in mezzo al traffico facciamo…

4 giorni ago

New Indie Italia Music Week #253

"You're no one, going nowhere We're all nothing in the end We're weightless, floating endlessly…

2 settimane ago

Piergiorgio Corallo: ” Il cambiamento porta sviluppo” | Intervista

Sperimentare è un atto folle e necessario utile ad affermare il proprio senso di autodeterminazione.…

2 settimane ago

Tommaso Giusti: “Uto è il mio autoritratto” | Intervista

Ci sono momenti dove la vita impone il tempo di una certa riflessione. Si pensa…

2 settimane ago

“Se questo è crescere”: i Flowers for Boys e la forza gentile della complessità | Intervista

I Flowers for Boys, una delle realtà più interessanti della nuova scena indipendente, ci guidano…

2 settimane ago

Sara Baroni – crescere, cambiare, raccontarsi | Intervista

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con la giovanissima Sara Baroni per parlare del suo nuovo EP…

2 settimane ago