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Elle (recensione): il thriller psicologico alla sua massima espressione

Elle è un film diretto da Paul Verhoeven, cineasta olandese molto apprezzato dalla critica internazionale;  RoboCop, Atto di forza, Basic Instinct e Starship Troopers sono solo alcuni dei lavori che lo hanno reso celebre a Hollywood e quindi nel mondo.

Michèle è una donna di successo. Dirige il team creativo di una società che sviluppa giochi a sfondo horror/soft-porn/manga. Divorziata, madre e amica e vittima. Il padre di Michèle è il mostro del paese. Ha ucciso 22 persone in un raptus di follia infanticida che gli è valso l’odio secolare dell’opinione pubblica che non risparmia critiche e insulti neanche nei confronti dei familiari dell’orco.

Michèle è infatti accusata dai mass media di aver coadiuvato il padre nel making of della strage a causa di una sua foto, utilizzata dalla stampa nazionale, che la ritraeva in un posa spettrale e tetra davanti la porta di casa al tempo dei misfatti. Michèle all’epoca era soltanto una dodicenne, tuttavia, negli sviluppi della trama di Elle, non c’è mai una smentita netta che faccia chiarezza sulla vicenda.

Il fragile equilibrio del personaggio interpretato da Isabelle Huppert, si rompe, o comunque si sbriciola nuovamente quando un pomeriggio viene stuprata nel salotto di casa da un uomo in tuta da jogging e passamontagna che la soggioga con violenza e che la possiede. Michèle è ovviamente scossa, ma ricorda con piacere le emozioni che quello strano episodio le ha regalato. Chi si cela dietro il passamontagna dell’aggressore? Sarete voi a scoprirlo…. Nel frattempo la vita continua tra tradimenti, vendette caustiche per mariti poco attenti, una madre affetta da sindrome da toy boy e un figlio ultratrentenne che non si è ancora deciso a crescere.

Michèle è l’Ecce Femina dei ruoli femminili

Mi prendo tutte le responsabilità di ciò che sto per dire…Michèle, magistralmente interpretata da Isabelle Huppert, è forse il personaggio femminile più completo e complesso della cinematografia di questi anni ’10. Fragile e determinata, sensibile e pericolosamente vendicativa, sadica, cinica, compassionevole, ironica e passionale; Isabelle Huppert, interprete principale, è l’Ecce Femina dei ruoli femminili, il prototipo di attrice che ogni regista vorrebbe avere. Un’artista capace di interpretare diversi stati emozionali, spesso in netto contrasto tra loro, in modo sublime, senza mai peccare di manierismo.

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Salvatore Giannavola

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