Torinese degli anni 70′, Piergiorgio Tedesco è un cantautore che ama le sfide. Il 6 ottobre su tutti i digital store è uscito il suo album dal titolo Wrestling con il quale mette in scena l’aggressività con cui viviamo ogni tipologia di rapporto umano: sia faccia a faccia che sul mondo virtuale dei Social.
Si occupa, inoltre, di comunicazione, pubblicità, web marketing e di altre oscenità come lui stesso sostiene. È tra i fondatori della compagnia musico-teatrale “+ttosto che stare a casa” e autore, anche, dell’album Con le dovute eccezioni e di vari singoli tra cui Cella di excel che ha vinto il Premio per la Giustizia e la Pace Sociale del Centro Studi Cultura e Società nel 2016.
Quando ero un ragazzino Bennato cantava che “la chitarra era una spada”: sicuramente sono rimasto affascinato da quel genere di figura e sono ancora aggrappato a quell’idea.
Non sono un virtuoso dello strumento, ma riesco ad accompagnarmi mentre canto. La chitarra per me è il mezzo con cui rielaboro la realtà e combatto le mie piccole battaglie con il mondo.
Ne sono immerso fino al collo: sia umanamente che professionalmente. I Social sono, ormai, parte integrante della quotidianità e non una cosa a parte. Sicuramente hanno contribuito a sdoganare gli imbecilli che hanno lo stesso pubblico di un Premio Nobel o forse più, come sosteneva Umberto Eco. La cosa peggiore è che contribuiscono al clima generale di aggressività in cui viviamo. Ricordiamoci, anche, che sono lo strumento con cui manteniamo rapporti con persone che ci sono care e che magari avremmo completamente perso di vista.
Assolutamente no: l’idea non mi sfiora. Anzi, è molto bello confrontarsi, parlare o suonare con loro. Se mi si chiedesse di certa musica come per esempio la Trap è chiaro che sia un genere che non mi appartiene, anche se pure il punk alla fine dei ’70 veniva considerato un “rumore”. Nel tempo la musica si è contaminata con altri generi e sono usciti grandi artisti. Credo che più o meno accadrà lo stesso!
Cerco di volermi bene, anche se da bravo artista ho i miei tormenti e i miei conflitti e di tenere con me stesso un rapporto più dialettico.
Il Wrestling di cui parlo nella canzone e nel resto dell’album è la metafora della spettacolarizzazione dell’aggressività nei rapporti umani (non solo sui social). Viviamo perennemente sul filo di una crisi di nervi e non solo.
Francamente non lo so. Credo che nella quotidianità stessa esista qualcosa che vada oltre le apparenze ed oltre ciò che è immediatamente percepibile. Qualcosa che ci spinge a fare le cose, ad affrontare con spirito le sfide, ci fa riconoscere tra simili e ci fa innamorare, ci rende amici e complici. In questo senso il brano Ci deve essere qualcosa nell’album è l’anti-Wrestling.
Il silenzio è importantissimo, dovrebbe esistere secondo me un vero e proprio diritto al silenzio. Soffro quando anche in luoghi come la montagna, il mare o il lago, che dovrebbero essere consacrati al silenzio, ti sparano la musica nelle orecchie.
Ma il silenzio di cui parlo nella seconda traccia dell’album è qualcosa di diverso: è il silenzio che uccide, che non lascia le cose come erano prima. Una canzone, tra l’altro, che ho scritto in mezzora durante il primo weekend di lockdown.
Non saprei: io dormirei volentieri almeno un paio di ore in più tutte le mattine! Scherzi a parte, vincono la curiosità, il piacere (a volte) di stare con gli altri ed anche un certo senso del dovere e le persone a cui voglio bene, poi, più di ogni altra cosa.
E chi non vorrebbe una vita da bomber in cui le cose ti riescono facilmente, hai energia infinita, non senti la fatica, riconosci i grandi amori a prima vista e seduci le persone con un semplice gesto? Io forse ne conosco uno di tipi così, ma per quanto mi riguarda però mi sento molto più simile a Fantozzi!
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