”L’ultimo a morire” è un grido di Speranza per chi si sente escluso

Sembra di essere catapultati nella trama de ”L’odio”, film del ’95 in cui Vincent Cassel viveva in un mondo senza giustizia contemplato dalla criminalità, ma col senno di poi il display del cellulare ci ricorda che abbiamo cliccato sulla riproduzione del nuovo disco di Speranza.

L’ultimo a morire” è questo il titolo che Speranza ha dato al suo primo album, pubblicato il 16 ottobre, che ha una tracklist di ben 13 tracce con dei featuring pazzeschi come quello con Tedua o Massimo Pericolo. Ad anticiparlo sono state le uscite dei singoli Fendt Caravan e IRIS nello stesso mese.

Facciamo, però, un passo indietro e cerchiamo di comprendere meglio chi sia davvero Speranz57, ovvero l’artista che settimana scorsa ha colpito nel bersaglio della scena del rap italiano come una mina vagante.

Il suo vero nome è Ugo Scicolone ed è di origini italo-francesi; nasce in Italia nel 1986 e, dopo essere cresciuto in un rione nei pressi di Strasburgo, a ventidue anni ritorna nel suo paese natale e si trasferisce a Caserta. Da qui emerge una caratteristica presente nei suoi testi, ovvero un certo multilinguismo che rende il suo rap una comunicazione che verte in varie direzioni. Infatti, la sua parlata è un perfetto mix tra l’italiano, il francese, il napoletano e il dialetto zingaro.

Quest’ultimo deriva da un’influenza della musica gitana sopraggiunta negli anni grazie anche alla frequentazione di amici appartenenti alla comunità sinti che, secondo lui, viene spesso stereotipata e marginalizzata. Per questo motivo ha avuto l’urgente necessità di creare un featuring con Rocco Gitano, artista per eccellenza del genere musicale rom, all’interno del nuovo disco per aprire una finestra sulla realtà rumena italiana.

Speranza racconta il nuovo disco L'ultimo a morire: Con la musica cerco il  riscatto, non la gloria

Speranza ha cominciato ad avere un approccio musicale cantando in francese poiché si sa che la Francia è da sempre il paese che, a causa delle sue banlieues che hanno creato un margine rispetto al resto della città, ha permesso senza troppi problemi di diffondere temi di forte impatto collettivo; nel 2012, infatti, urlava a squarciagola ‘C’est la guerre‘ con parole che suonavano come grida di un riscatto sociale e personale. Successivamente, a partire dal 2016 inizia a vivere la prima fase della sua carriera dove si fa chiamare Ugo de la Napoli ed è in quel momento che le sonorità dei suoi brani subiscono una particolare influenza della musica gitana. Ne sono un esempio ‘Made in Italy‘ o ‘Zingarella‘.

A partire dall’anno seguente vengono pubblicati svariati suoi singoli come ”Sparalo!”, remixato più tardi da Crookers, ”Spall a sott” che tratta un progetto suddiviso in quattro brani oppure ”Manfredi”, rilasciato nel 2019, in cui afferma la sua natura con un breve ritornello emblematico della sua figura: ‘‘Vestito come Manfredi/ nervoso come Manfredi/ d’onore come Manfredi/ zingaro come Manfredi” in cui fa riferimento al personaggio di un boss mafioso presentato in Suburra.

Perché Speranza è l'artista più interessante e complesso del momento

Ci sorge naturale, però, chiederci cosa si celi dietro a un animo così inquieto e rivoluzionario. Infatti, se con i giornalisti durante le interviste ci si trova di fronte un ragazzo timido e con umiltà da vendere, sul palco la faccenda si fa totalmente diversa e i timori lasciano spazio ad una maggior fiducia in sé. Inoltre, nei testi i temi affrontati vengono espressi perfettamente dal suo timbro di voce che può essere considerato addirittura duro o brutale nelle modalità in cui comunica coi suoi ascoltatori. Sicuramente, una delle volontà della sua musica è quella di raccontare la violenza da lui vissuta sin da giovane in una maniera del tutto personalizzata, ma senza tralasciare un gran senso di spontaneità che fa di lui indubbiamente uno dei pochi rapper credibili agli occhi dell’attuale scena rap.

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In effetti, il mix di culture di cui si discuteva all’inizio pare lo abbia arricchito così tanto al punto da sapere sempre cosa dire in maniera disinvolta e a prescindere dalla complessità del beat su cui registra. Per Speranza le parole non finiscono mai e vengono gridate in un modo quasi compulsivo-nervoso.

Lo ha manifestato soprattutto con la comparsa del suo primo disco dal titolo ”L’ultimo a morire”, firmato con l’etichetta discografica di Sugar Music. Questo album è stato scritto in Francia vista l’importanza della realtà rionale che lui stesso cita spesso come una fonte d’ispirazione per i suoi testi ed è la chiara dimostrazione che esiste ancora chi, nonostante la fama e i soldi, è riuscito a mantenere vivo il principio dell’umiltà all’interno della sua vita personale e professionale. Speranza afferma che con questo nome ha voluto rappresentare gli ultimi della classe a cui dedica sempre un pensiero speciale, poiché lui stesso ne è stato parte. E riflettendoci si arriva a svelare il voluto gioco di parole che ci porta a rivelare un concetto essenziale che lega il nome dell’artista a quello del suo album, ossia La speranza è l’ultima a morire.