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Lorenz Frame: “Scrivere è meglio della psicanalisi” | Intervista

Se digiti su Google “Lorentz Frames” esce roba di fisica, relatività, spazio e tempo. Il duo milanese, diventato nel tempo una band, porta il nome di Lorenz Frame, un po’ perché fa figo associarsi alla scienza da nerd, un po’ per Lorenzo e Francesco, padri fondatori del gruppo. Nomi a parte, ciò che rende davvero unici i Lorenz è il fatto che siano funk di un funk tutto proiettato nel futuro. Inguaribili romantici con i piedi ben piantati nel terreno del rock, collaborano con Yazee e il loro ultimo singolo si chiama “Cuori di fragola”, che ci ricorda quanto sia bello essere degli umani imperfetti.

Intervistando i Lorenz Frame

Ciao! Come mai “Lorenz Frame”?

All’inizio i Lorenz Frame erano solo Lorenzo e Francesco con i loro rispettivi nick name, poi abbiamo scoperto da Google che i “Lorentz Frames” erano dei concetti fisici sulla relatività del tempo e dello spazio. Ci sembrava figo. Con il passare dei mesi siamo diventati una vera e propria band aggiungendo Vittorio, Giacomo ed Ema al progetto. Nel momento della scelta del nome, abbiamo deciso di conservare questo. Suonava bene.

Che caratteristiche ha un “cuore di fragola”?

La purezza, la sincerità e la spensieratezza. E’ un’anima senza timore di mostrare le proprie fragilità e debolezze. Siamo esseri umani e in quanto tali siamo perfettamente imperfetti e non dobbiamo averne paura, anzi, è questo che ci rende unici.

Nel brano si percepisce l’assenza di filtri, il mettere tutto sul tavolo. È così che vivete i rapporti, tra di voi e non solo?

È iniziata come una lettera senza destinatario. Un modo per tirar fuori diversi pensieri che erano riemersi dai fondali dell’anima in un momento di difficoltà. Un esercizio di ascolto con il proprio subconscio. Viviamo in un mondo dove sembra non ci sia più distinzione tra realtà e finzione. Sarebbe bello mostrarsi davvero per quello che si è, senza indossare innumerevoli maschere a seconda della situazione. Tra di noi cerchiamo sempre di seguire questa strada e di essere sinceri e trasparenti, per quanto imperfetti e peccatori come tutti.

Com’è iniziata la collaborazione con Yazee?

Avevamo delle canzoni e volevamo essere aiutati da un producer che avesse un suono moderno e conoscesse il funk. Un amico della band, membro degli Ubes Connection, dopo aver sentito una nostra bozza, me lo consigliò subito. Lo chiamai. Gli mandai la bozza e ci incontrammo in studio. A Yazee dobbiamo tanto. Eravamo arrivati da lui pieni di idee strane, di bozze avveniristiche. Forse persino troppo. Lui anzichè prenderci per pazzi, ci ha permesso di incanalare i nostri diversi stili in un unico sound, che ora sentiamo nostro. Per il momento vogliamo continuare a crescere con lui. Noi scriviamo sempre le canzoni per conto nostro e poi le livelliamo insieme. Penso si sia creata la giusta chimica, la giusta motivazione e voglia di fare.

Cosa pensate vi renda più unici nel panorama italiano di oggi?

Il sound Funk. La sincerità, la spensieratezza e l’ambizione di voler guardare avanti senza dimenticarsi del passato.

Come nasce un testo all’interno della vostra band?

Dipende. Può nascere da una frase letta in un libro o sentita in un film, oppure da momenti di vita vissuti. Altre volte dalla voglia di far uscire qualcosa che si ha dentro perché è il miglior modo di liberarsene. Scrivere penso sia la miglior seduta psicologica, oltretutto a prezzo gratuito.

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