libertà

10 Canzoni per sentirsi leggeri, anzi leggerissimi

Di Filippo Micalizzi

È probabile che un po’ per tutti l’ultimo anno sia stato davvero difficile. Certo, per alcuni lo è stato di più e per altri di meno, ma in mezzo al mare di eventi disastrosi una cosa è certa. L’aver rosicato tutti insieme ci ha unito più che mai, quasi al pari della vittoria agli europei di calcio.

Se siete un po’ giù, se volete scrollarvi di dosso questa pesantezza, se siete stati licenziati, bocciati ad un esame o se il vostro volo per vacanze estive è stato cancellato, allora siete capitati nel posto giusto, e spero che queste 10 canzoni che ho scelto possano farvi sentire, anche se per poco, più leggeri.

PS: ovviamente una semplice canzone non può risolvere ogni problema, se pensate di star male o se avete bisogno di un vero aiuto, affidatevi a chi ha giuste competenze, può davvero aiutare.

 

Cigarette Daydreams – Cage The Elephant

Cominciamo con i Cage The Elephant e la loro Cigarette Daydreams. Gruppo Indie Rock statunitense formatosi dal 2005, fin dagli esordi in cima alle classifiche e tutt’ora una delle band più apprezzate.

Cygarette Daydream ci racconta una storia d’amore, che fin dall’inizio lascia intendere stia arrivando alla sua fine. Il modo in cui viene raccontata però, sembra voler trasmettere un senso di pace e tranquillità, che attraverso il suono dolce di una chitarra acustica riesce a trasportarci in un altro luogo, lontano da ogni pensiero negativo, lontano da ogni problema.

You wanna find peace of mind

Looking for the answer”

Mystery of Love – Sufjan Stevens

Brano contenuto all’interno della colonna sonora scritta appositamente per il film “Call Me By Your Name”, candidata agli oscar 2018 come miglior canzone.

Praticamente osannata dal 100% di chi l’ha mai ascoltata, riesce ad essere fragile, malinconica, profonda e dannatamente potente. Sufjan Stevens ha un dono, riuscire a prendere un preciso stato d’animo, un preciso sentimento e tradurlo in arpeggi maledettamente belli e parole che restano incastonate per sempre nella memoria.

Oh, to see without my eyes

The first time that you kissed me”

Un fiore per coltello – L’officina Della Camomilla

La spensieratezza di essere giovani, il potersi permettere di prendere le cose come vengono senza pensarci più di tanto e la fame incolmabile di esperienze da poter collezionare. Questo per me è Un fiore per coltello, la prima canzone della band che abbia mai ascoltato e sicuramente quella che più mi è rimasta impressa.

Consiglio solo di staccare il cervello, buttarsi nel letto con un paio di cuffie, chiudere gli occhi e godersi 4 minuti di pura leggerezza.

Di profilo sembri Monica Vitti”

Coprifuoco – Vasco Brondi – Le luci della centrale elettrica

L’impatto culturale lasciato da Brondi agli inizi del ventennio è impressionante. Considerato da sempre un punto di riferimento generazionale, possiamo dire con sicurezza che se la scena Underground indipendente ha saputo sollevarsi negli anni e raggiunto gli odierni traguardi, è soprattutto merito suo e di un’altra manciata di artisti.

Nel 2017 esce “Terra”. Quarto album pubblicato sotto il nome dell’ormai terminato progetto “Le luci della centrale elettrica”. Al suo interno vi si trova Coprifuoco, un brano dal testo struggente, che attraverso il protagonista ci narra un’ormai decadente e malandato pianeta. Il tutto è accompagnato da una dolce melodia che mantiene l’ascoltatore in un fragile equilibrio per tutta la durata della canzone.

Arriverà la pace inaspettata e benedetta”

Myth – Beach House

I Beach House sono una di quelle band in cui ho riscontrato molti alti e bassi durante tutta la loro carriera, ed è per questo che mi ritrovo sempre combattuto nell’esprimere un parere nei loro confronti. Ma Per fortuna, i loro alti sono così altri da poter essere tranquillamente inseriti nello skyline di Manhattan. Ne è un esempio Myth, brano d’apertura del loro quarto album “Bloom”.

Myth è ipnotizzante, calma, calibrata perfettamente nella musica. Se la si ascolta e ci si concentra abbastanza sembra quasi di riuscire a percepire il battito cardiaco diminuire sempre di più, fino a stabilizzarsi, e diventare un tutt’uno con la melodia.

I sintetizzatori utilizzati danno alla canzone un tocco Vintage unico, che nella mia testa riesce a trasportarmi al mare, disteso sulla sabbia rovente. Disteso per non sentire addosso la leggera brezza fresca, tipica del dopo tramonto, la stessa che ti fa venire la pelle d’oca.

help me to name it, help me to name it”

Seggiovia sull’oceano – Lo Stato Sociale

Un brano che mi fa volare alto fin dall’inizio. Con un crescendo musicale che ricorda tantissimo il rumore delle onde che si infrangono e il vociare dei gabbiani. Un brano che porta la realtà su un altro piano, trascendentale. Che riesce a farti visualizzare nella mente, paesaggi mai esistiti, ma che per qualche motivo tu riesci a vedere con chiarezza, come ad esempio, citando direttamente il titolo, “una seggiovia sull’oceano”.

Lodo, che da voce a questo brano, dichiara tutto il suo amore racchiudendolo in un unico concetto: “Se quel che esiste già non basta a dimostrarti il mio amore, lo farò con qualcosa che supera la realtà.”

Se avessi tempo

Ti regalerei i miei denti

Per lasciarti comporre i miei sorrisi

Migliori”

Angeles – Eliott Smith

Di gran lunga la canzone che preferisco nell’intera discografia dell’artista.

Per chi non lo conoscesse, Eliott Smith è il cantautore dalla voce più rassicurante e dolce che ci sia. Purtroppo, scomparso alla giovane età di 34 anni in circostanze che ad oggi sembrano non del tutto risolte. La sua tipica malinconia e la morte prematura lo hanno reso una delle ultime vere leggende dell’alternative rock.

Angeles è uno dei pezzi più profondi e famosi dell’artista. Vi sono presenti due livelli di lettura, uno è di natura più critica nei confronti del mondo discografico, con cui di fatto l’artista si scaglia. Punta il dito contro le varie Major, colossi pronti a prosciugare qualunque artista fino all’ultima goccia di sangue. Mentre il secondo livello di lettura, quello più profondo, è di tipo sentimentale. La parola “Angeles”, infatti, in questo caso ha due valenze, la prima, che si riferisce a Los Angeles, la città dei sogni e l’altra al nome della persona amata.

So glad to meet you, Angeles”

New Slang – The Shins

Non so se ci avete fatto caso, ma finora, le canzoni elencate hanno tutte due principi in fondamentali. Testi pesanti e arrangiamenti leggeri. Questo dualismo mi ha sempre affascinato, e la prossima canzone ovviamente, non è di certo da meno.

New Slang è il singolo d’esordio degli Shins. Un brano Folk Rock, studiato nei minimi dettagli nella sua costruzione musicale ma che all’ascolto risulta molto semplice e d’impatto. Che dire, a me ha fatto sempre bene all’anima, nei momenti in cui mi sentivo a terra, riusciva a sbrogliare ogni pensiero incasinato facendomi sentire sempre più leggero.

I’m looking in on the good life

I might be doomed never to find.”

Ladies and gentlemen we are floating in the space – Spiritualized

Forse tra le presenti, la canzone più leggera di tutte. Difficile da individuare tra i generi, viaggia, o per meglio dire fluttua, nella sua stessa ambiguità. Ed è questo che la rende perfetta così com’è.

So, please, put your sweet hand in mine

And float in space and drift in time

All the time until I die

We’ll float in space, just you and I”

Young Folks – Peter Bjorn and John

Uno dei motivi più famosi degli ultimi anni, immediatamente riconoscibile da chiunque.

Un brano che ti ronza in testa per ore e ore, cantato con una voce biascicante che da l’impressione di volersi spegnere da un momento all’altro.

Se volete un consiglio a me piace ascoltarla durante la corsa, nel momento in cui sento le gambe arrendersi. Riesce ad eliminare ogni sforzo fisico e rendermi leggero leggero.

And we don’t care about their own faults

Talkin’ ‘bout our own style

All we care ‘bout is talking

Talking only me and you”