Giorgio Gabe

Veetti: “Gli addii non si possono gestire” | Intervista

Nel nuovo progetto di Veetti, “Nel caso non dovessimo rivederci,” si percepisce una sensazioni di straniamento dovuta agli addii, tema che si ritrova nelle tre canzoni già pubblicate oltre che nel brano ” Rigel” inedito, uscito insieme al disco.

In questi ultimi anni, siamo rimasti chiusi in dei lockdown non solo legislativi, ma soprattutto emotivi, dovendo imparare a convivere con una sensazione di distanza, che  in certi casi abbiamo sfogato  direttamente anche su noi stessi.

Veetti ha costruito un estetica propria e ben riconoscibile, sia dal punto musicale unendo indie, alt pop e ballate elettronico, sia da quello visivo grazie alla collaborazione con il fotografo e videomaker, Giorgio Gabe, artista che vanta già importanti progetti nella scena alternativa italiana.

 

INTERVISTANDO VEETTI

È presuntuoso dire che la nostra felicità dipende solo da noi stessi, non considerando tutti i possibili legami che costruiamo e distruggiamo durante la nostra vita?

Non so se il termine presuntuoso sia quello adatto. Penso che debba essere valutata la credibilità nel momento in cui ciò si attesta. La felicità è un concetto troppo soggettivo. Non credo però che dipenda solo ed esclusivamente da noi.

La frase “Nel caso non dovessimo rivederci” in realtà nasconde la speranza di rincontrarsi?

Si. È un bigliettino da visita, ma anche una condivisione di ricordi. Infatti sulla copertina dell’EP sono riportate le coordinate di quattro luoghi differenti, ognuno associato ad una persona, una storia ed un periodo della mia vita diverso.

PH: Giorgio Gabe

Ascoltando “Pantaloni Bucati” mi viene da pensare che le grandi città come Milano abbiano sempre meno tempo da dedicare al romanticismo?

Milano è stata una grande sfida per me, specialmente venendo da un posto calmo. La vita delle grandi città è bella e dinamica, ma molto spesso a lungo termine ci rendiamo conto che molte delle cose che facciamo sono dei semplici palliativi. Il romanticismo ha bisogno di più spazio e tempo.

Mettersi a nudo con qualcuno, mostrando le proprie cicatrici, è un atto di coraggio?

A mio parere è il più grande atto di coraggio che si possa compiere. Le cicatrici, come in “Rigel”, rappresentano tutte le debolezze del nostro vissuto. Mostrale al/alla propri* partner o alle persone che si amano di più è un incentivo ad amare senza filtri, senza paura. 

PH: Giorgio Gabe

Ma come si gestisce un addio?

Una cosa che ho imparato fino ad adesso è che gli addii non si imparano mai a gestire del tutto. Ogni volta pensiamo di esser pronti in base alle esperienze passate, ci prepariamo mentalmente per non subire il contraccolpo di un addio, ma la verità è che non esiste rimedio per gestirlo.

“Vetri di lacrime” è una barriera metaforica tra quello che vediamo e quello che pensiamo?

“Vetri di lacrime” è uno specchio frammentato. È un filtro tra due persone legate, in cui entrambe possono rispecchiarsi trovando un ricordo per ogni frammento che rimanda ad emozioni e sensazioni diverse.

Hai imparato a convivere con la malinconia?

La malinconia è un sentimento che mi appartiene molto, a volte ho malinconia per eventi ancora non accaduti. Ho imparato a conviverci, ma non è sempre facile perché potrebbe bloccarti nel passato o ancora peggio , come detto precedentemente, nel futuro.

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