PH: Eugenia Vari
I Franky & the Lightworkers sono un quartetto tradizionale pop/rock composto da: Frank Aghedu (voce e chitarra), Luca Franco (basso), Luca Stazi (chitarra) e Mattia Sibilia (batteria) che da poco ha pubblicato in modo indipendente l’EP dal titolo “E.T.”
I 4 brani del disco affrontano i contrasti tra le persone, la ricerca profonda dell’esistenza, la forza salvifica dell’amicizia e il rifugiarsi nei ricordi dell’infanzia e dell’amore. Queste tematiche abbracciano la figura del “lightworker”, cioè colui che attraverso l’analisi delle questioni personali può riuscire a comprendere la realtà dietro le cose.
Senza dubbio durante la vita ci si può imbattere in situazioni oscure, ma spesso dimentichiamo che dentro di noi esistono le giuste risposte per riuscire a trovare una speranza, pronta a illuminare il nostro cammino sulla Terra.
Sicuramente ci lega un rapporto d’amicizia, ma anche professionale.
Frank, Mattia e Luca Franco hanno iniziato il percorso musicale assieme dal 2009 circa.
Luca Stazi, invece, ha conosciuto prima Mattia nel 2017, presso una scuola di musica, dove entrambi insegnano i loro rispettivi strumenti (chitarra e batteria).
Collaboriamo anche in altri progetti musicali e didattici.
“E.T” non nasce come concept album, però c’è sicuramente un filo conduttore che lega i quattro pezzi: una ricerca profonda per tentare di vedere più chiaramente chi siamo, chi ci circonda, cosa c’è al di là di ogni cosa, per trovare quelle chiavi che ci permettono di affrontare al meglio gli avvenimenti della vita.
Pensiamo sia una componente del crescere. Scoprire ed accettare anche ciò che (almeno all’inizio) non ci piace di noi, è fondamentale.
Alieni e umani possono collaborare affinché ad un certo punto non si vedano più diversi ma parte di uno stesso universo. Alieno è anche colui che è differente dal comune, per questo la ricchezza della diversità ricavata da chi l’accetta e la coglie è un tassello in più per osservare da varie prospettive la realtà circostante.
Probabilmente la risposta è molto personale. Secondo noi cercando di guardare la vita in maniera aperta e meno stereotipata possibile.
Anche in questo caso non è semplice rispondere. Forse l’amore che uccide è un finto amore schiavo delle nostre aspettative egoistiche, verso qualcuno o qualcosa.
Il golfo degli aranci è un luogo che mescola ricordi d’infanzia e sogno. Frank è di origini sarde e ha voluto descrivere la sensazione d’incanto che si prova, avvicinandosi alle coste dell’isola. Ma è soprattutto un luogo di arrivo, dove ci si lascia alle spalle la tempesta per approdare in una sorta di paradiso, dove c’è qualcuno che ti ama ad aspettarti.
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