“Se due persone sono fatte l’una per l’altra finiranno per ritrovarsi, a dispetto della distanza, del tempo e persino delle circostanze” diceva Nora Ephron.
Il tema della distanza è stato affrontato molto negli ultimi anni, soprattutto dal momento che ci siamo trovati a dover gestire diversi tipi di distanza, dovuti alla pandemia. Distanza sociale, coppie e famiglie costrette a rimanere lontane per un tempo che è sembrato non finire mai.
La mancanza del contatto fisico, un abbraccio o una carezza negati e bramati più che mai. Situazioni momentanee per alcuni ma che per altri sono la normalità anche da prima.
La distanza è declinabile in tante, troppe varianti e spesso ci si sente lontani anche nella stessa stanza e lì forse non c’è via d’uscita.
Di questo abbiamo parlato con Peter White, che nel suo ultimo singolo “Dall’altra parte del mondo” parla, con il cuore in mano, di distanze e di mancanze, in un modo sincero e senza costruzioni.
Ciao! “Dall’altra parte del mondo” nasce a Milano, nello studio del produttore Jeremy Buxton (Simone Borrelli).
Ricordo che pioveva a dirotto: sono arrivato in studio bagnato e con solo un accenno di strofa, convinto del fatto che avremmo concluso poco e niente siccome era la prima volta che lavoravamo insieme. Poi però è avvenuta la “magia”: io mi sono messo alla chitarra e Simone (Jeremy) al pianoforte (in quel momento ho scoperto che lo suona davvero bene).
Nel giro di tre giorni il brano era praticamente chiuso e l’ho ascoltato in cuffia mentre tornavo a Roma.
Il tema della distanza è sicuramente centrale nella canzone, in particolare mi ha affascinato il fatto che non conta se a dividere due persone sono solo pochi metri o migliaia di chilometri: importa solo il fatto di non essere insieme in quel preciso momento.
Forse non sono la persona giusta a cui chiedere consigli del genere, ma ci provo lo stesso: per una relazione, in generale, serve equilibrio.
È tutto un gioco di passaggio tra gli estremi: ascoltare, parlare, lasciare spazio ed essere presenti. Se non ci si perde tra queste sfumature, si vince.
La gelosia è fondamentale: è la dimostrazione della passione e va sempre vissuta.
Però attenzione: serve solo in piccole dosi, un po’ come l’acqua per le piante grasse. Se si superano i limiti, rovina tutto e diventa opprimente.
È uno stato d’animo e può essere utile in alcuni frammenti di una canzone, ma di certo non ci si può scrivere un disco intero.
Diciamo che la gelosia è un po’ come una stella cadente: bella perché passa solo ogni tanto e brucia il cielo con la sua impulsività.
Se ne vedessimo cento ogni notte per noi diventerebbe banale e niente di più.
Credo un po’ come tutti: a momenti alterni. Mi ha dato degli spunti nuovi per alcuni versi, per altri ho sofferto scoprendo dei lati di solitudine che prima non conoscevo così a fondo.
Assolutamente sì: forse è la distanza peggiore che ci sia. Va però sottolineato che il tema della distanza è estremamente soggettivo e cambia da persona a persona.
La voglia di fare musica nuova. Mi viene spontaneo dare una
risposta affine agli sportivi, che durante le interviste affermano di affrontare il futuro partita per partita: io farò lo stesso, canzone dopo canzone.
Ne do tre anche se ce ne sarebbero molte di più:
Compagni di viaggio (Francesco De Gregori)
All my loving (The Beatles)
Rose rosse (Massimo Ranieri).
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